MESSINA & RISCHIO IDROGEOLOGICO – Alla Cittadella dell’Annunziata non si capisce un tubo…
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MESSINA & RISCHIO IDROGEOLOGICO – Alla Cittadella dell’Annunziata non si capisce un tubo…

Il torrente Ciccia, importante affluente dell’Annunziata, nel tratto coperto in cui attraversa la Cittadella universitaria, lungo oltre mezzo chilometro, viene convogliato in un “tubo” dal diametro di circa un metro che all’imbocco presenta una sezione addirittura dimezzata….

 

Il torrente Ciccia, importante affluente dell’Annunziata, nel tratto coperto in cui attraversa la Cittadella universitaria, lungo oltre mezzo chilometro, viene convogliato in un “tubo” dal diametro di circa un metro che all’imbocco presenta una sezione addirittura dimezzata

Nel tratto terminale della parte scoperta, la vasca di raccolta dei detriti alluvionali risulta stracolma e necessita di un urgente svuotamento.

Così, il torrente è di fatto ostruito, sbarrato. La situazione risulta oltremodo aggravata dalla condizione dei versanti collinari devastati dagli incendi dell’estate scorsa, dove, a causa di una frana, un’ingente quantità di materiale si è riversata su una sponda e sta scivolando nel torrente.

Cosicché, più fattori conducono all’ipotesi che una parte della Cittadella universitaria sia a rischio idrogeologico. I lavori di copertura del torrente, trasformato in strada, furono realizzati dall’Università intorno alla metà degli anni novanta, nell’ambito della costruzione della Cittadella. L’opera adesso necessita di un intervento di adeguamento e di messa in sicurezza.

 

Mai essere “profeti di sventura”, non se ne sente il bisogno. Ma rendendosi conto di certe realtà, dove non occorre neppure avere occhi esperti per rilevare anomalie e avvertire i rischi, non si può fare a meno di ricordare che Messina il 27 settembre 1998 e il primo ottobre 2009, subì ingenti perdite di vite umane a causa di alluvioni. Nel primo caso, in particolare, il destino di Nino, Maria e Angela Carità fu drammaticamente segnato dalla furia delle acque del torrente Ciaramita, affluente del torrente Annunziata, nel quale, poco più su, si immette anche il torrente Ciccia. Si tratta di “incroci” di acque posti nel raggio di qualche chilometro che con il trascorrere degli anni hanno visto ammassare, intorno e sopra di sé, “incroci” di strade, insediamenti cittadini, la Cittadella universitaria dell’Annunziata.

Questo è il punto.

Si dice da sempre: se vuoi sapere com’è il tempo a Messina, guarda il cielo sul monte Ciccia. Non sarà un semplice modo di dire. E’ lì che si addensano le nubi sospinte dal vento di maestrale che portano precipitazioni nella zona nord della città. Ed è da lì che trae origine il torrente, a quota 638 metri sul livello del mare. Il corso d’acqua è lungo circa un chilometro e mezzo, di cui circa un terzo coperti: si tratta della parte a valle, che attraversa la Cittadella universitaria per poi immettersi nell’Annunziata.

Fin qui, niente di strano. Ma c’è un particolare: il torrente, nell’ultimo lembo in cui è “visibile”, ossia all’attacco della copertura, misura dieci metri di larghezza ed è convogliato, per oltre mezzo chilometro, in una condotta che invece misura poco oltre un metro di diametro. E come se non bastasse, il tubo – perché di questo si tratta – all’imbocco, è stato ulteriormente ridotto della metà.

Proprio così. Le acque e i detriti raccolti da un corso d’acqua in un chilometro e ammassati in dieci metri di larghezza, dovrebbero essere smaltiti dentro una fessura che nel contesto in cui si trova è assimilabile alla cruna di un ago. Così, il torrente è di fatto ostruito, sbarrato. Impatta, agli occhi, il muraglione in gabbioni e pietre che taglia di traverso il corso d’acqua separandolo dalla strada, in prosecuzione verso valle, che sormonta il tubo. Questa, partendo dal cancello d’ingresso, al bivio con l’Annunziata, conduce al centro d’equitazione passando tra le facoltà di Lettere e Filosofia da un lato e Veterinaria dall’altro.

La situazione risulta oltremodo aggravata dalla condizione dei versanti collinari devastati dagli incendi dell’estate scorsa, che hanno distrutto aree con macchia mediterranea e alberi d’alto fusto che reggevano e fortificavano i pendii. In uno di questi, a causa di una frana, un’ingente quantità di materiale si è riversata su una sponda e sta scivolando nel torrente. Le conseguenze di tutto ciò sono già riscontrabili, ma i rischi maggiori si verificheranno in occasione delle prossime piogge, quando i detriti non tarderanno a scivolare irrimediabilmente a valle. Qui sta il ruolo della cosiddetta “vasca di calma”, posta nel tratto terminale del torrente, all’imbocco del tratto coperto.

Ma l’opera si presenta interamente colma di detriti e non offre più alcun margine di utilizzo. In più, qualche mano “esperta”, al fine di sopraelevare la vasca aumentandone la capienza, ha ulteriormente ristretto la sezione del tubo che di fatto non assolve più ad alcuna funzione idraulica. Così, il quadro è chiaro: più fattori conducono all’ipotesi che una parte della Cittadella universitaria sia a rischio idrogeologico.

In particolare, desta preoccupazione la situazione degli spazi esterni, strada compresa, che ricadono nella parte sud, in corrispondenza del torrente. Nonostante ciò, nessuna area del bacino del torrente Ciccia risulta inserita nel PAI – Piano per l’Assetto Idrogeologico, come zona a rischio, ivi compreso qualche tratto di versante interessato da cedimenti. Sarebbe proprio il caso che si provvedesse a degli aggiornamenti.

I lavori di copertura del torrente, per dimensioni e tipologia, alla luce dei disastri avvenuti a Messina, non trovano più la benché minima ragione, né legittimazione.

Questi furono realizzati dall’Università intorno alla metà degli anni novanta, nell’ambito della costruzione della “Cittadella”. E proprio all’Ateneo spetta l’obbligo di provvedere alla cura e alla manutenzione dell’opera: lo prevede, tra l’altro, l’art. 12 del Testo unico sulle opere idrauliche. Ma non basta, perché qui la situazione necessita di un intervento di adeguamento, in linea con gli aggiornamenti in materia di opere idrauliche dopo la tragedia di Giampilieri e di conseguente messa in sicurezza. Non c’è tempo da perdere.

 

Corrado Speziale

 

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14 Aprile 2018

Autore:

redazione


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