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MESSINA – “Se non ora quando?”, in mille a Piazza Cairoli per la dignità delle donne

di Corrado Speziale Ieri mattina, il tambureggiante frastuono provocato da un centinaio di giovani che chiedevano le dimensioni di Berlusconi attraverso la  percussione di arnesi da cucina, dinnanzi alla Prefettura, aveva richiamato l’attenzione dei messinesi sul grave momento che sta vivendo il Paese.

Oggi, come previsto, è proseguita nella città dello Stretto, così come nel resto dell’Italia ed in alcune città straniere, l’azione di protesta, nell’ambito dell’iniziativa “Se non ora quando” proposta da donne del mondo della cultura, del lavoro, della politica, dell’associazionismo, che ha registrato la massiccia presenza di tutti coloro che lottano in difesa della dignità femminile, di fronte agli ultimi fatti che testimoniano un decadimento della vita sociale, politica e culturale del nostro Paese.

Quasi un migliaio di persone, ovviamente in maggioranza donne, stamattina si sono concentrate a Piazza Cairoli, per gridare ad alta voce il proprio dissenso riguardo la preoccupante condizione della donna italiana, che in questo momento mostra alla  comunità internazionale un’immagine lesiva di sé, in virtù di atteggiamenti, fatti e circostanze che coinvolgono il Presidente del Consiglio.

Ultima fase, questa, di una deriva culturale che da anni investe l’Italia, mettendo a dura prova l’orgoglio, la determinazione, e la capacità di esigere rispetto, da parte di tutte quelle donne – per fortuna la stragrande maggioranza –  che in quel modello non si riconoscono e dal quale prendono le dovute distanze, difendendo la propria dignità, nell’ambito del proprio ruolo nella società.

Ecco, quindi, spiegato il motivo di chiedersi “Se non ora quando”, perché, come si suol dire, la misura è colma.

E’ questo il segnale che stamattina è stato lanciato da tutta la piazza, dove l’unico colore che appariva era il bianco delle sciarpe e dei palloncini, e nella quale tutti i presenti erano uniti da un unico intento, ossia quello di dire “basta” ad un Governo, al suo leader, ed a una classe politica colpevolmente complice, che quel modello lo ha proposto, sposato ed attuato.

A tal proposito, gli esempi, i modelli, mostrati, attraverso cartelli con foto e frasi, sono quelli di donne che hanno fatto la storia del nostro Paese, come Nilde Jotti, Maria Montessori, Lina Merlin, ed altre che, per fortuna, continuano a farla, come Rita Levi Montalcini e Margherita Hack.

Al microfono, predisposto su un banchetto, hanno preso la parola e coordinato i lavori le promotrici della manifestazione, tra cui Esmeralda Rizzo, la prof.ssa Enza Sofo, Sara Teresano, Francesca Borgia, Alessandra Alveario, la segretaria provinciale della Federazione Lavoratori della Conoscenza della CGIL Graziamaria Pistorino e la prof.ssa Antonella Cocchiara, particolarmente accreditata in quanto docente a Scienze Politiche e già promotrice e direttrice del corso “Donna e politica”. Non sono mancati, inoltre, i contributi di altre donne del mondo della cultura e della società civile, del mondo religioso, e di altre “semplici” cittadine.

Particolarmente atteso ed interessante è stato l’intervento di suor Elisa, che ha letto una nota della consorella suor Rita Giavetta, che denunciava omertosi silenzi e che finiva con parole simbolo di speranza, che incarnano il desiderio di tutti: “Respirare il profumo della dignità e della libertà”.

In mezzo a tante donne, soltanto due uomini sono stati “eletti”, a grande richiesta, a prendere la parola: gli attori Maurizio Marchetti e Luca Fiorino. Il primo, con la sua consueta maestria, ha letto un pezzo di Piero Calamandrei che parla degli alti valori della politica e che indica, in modo innegabile, la Costituzione come “Carta delle dignità dell’uomo e della donna”. Il secondo ha, invece, letto un passo tratto dal libro “Poesie d’amore” di E.E. Cummings.

Ma a parlare, oltre a chi è intervenuto al microfono, tra intermezzi musicali proposti da due giovani flautiste, erano i tanti cartelli appesi al collo o tenuti in mano dalle donne, significativi di un malessere che bisogna assolutamente lasciarsi alle spalle.

Al termine del sit-in, una bellissima catena umana si è sviluppata lungo la via Tommaso Cannizzaro, fino a giungere dinnanzi al Tribunale, luogo simbolo di libertà e giustizia e quindi di democrazia. Nella piazza antistante Palazzo Piacentini, il suggestivo cordone si è trasformato in un maxi girotondo che è andato via via concentrandosi a forma di spirale, regalando uno straordinario colpo d’occhio.

Oltre al luogo, significativo più di ogni altro del tema della giornata, in difesa del rispetto per le istituzioni, anche la colonna sonora scelta dai partecipanti allo speciale corteo ha fatto la sua  parte. E’ stato infatti “elevato” a inno “La libertà” di Giorgio Gaber, che ha fatto dignitosamente coppia con “Fratelli d’Italia” che oggi, più di ogni altra occasione, accomunava tutti, particolarmente laddove recita testualmente “L’Italia s’è desta”.

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