È questo lo slogan della grande assemblea, a cui hanno partecipato le sigle sindacali e le rappresentanze datoriali e dei lavoratori, organizzata per esprimere tutto il disagio del mondo del lavoro verso l’attuale situazione in tutto il messinese. L’evento si è svolto sabato mattina presso il salone delle bandiere del Comune di Messina ed ha visto la partecipazione di tutte quelle sigle, sindacali e di categorie, che si battono per il rilancio dell’economia nel nostro territorio. L’iniziativa vuole essere la logica conseguenza della grande manifestazione che si è tenuta a Palermo l’1 marzo scorso, quando 25mila giovani sono scesi in piazza per esprimere tutto il loro disagio verso un sistema che impedisce di creare sviluppo e quindi lavoro. Durante l’assemblea è stato più volte affrontata la problematica di un territorio (quello di Messina e provincia) ormai abbandonato al suo destino e che subirà più di ogni altra parte del nostro paese, proprio perché già fortemente penalizzato, gli aumenti ormai imminenti imposti dal Governo e che renderanno ancora più basso il tenore di vita di un territorio che non riesce a uscire da uno stato di coma profondo.
Il messaggio dei sindacati è stato chiaro “noi crediamo che in questa realtà – ha dichiarato il segretario provinciale della UIL Costantino Amato – ci siano forze sane che si debbano coalizzare affinchè si cambi rotta, perché è inaccettabile che i sindacati si debbano confrontare in continuazione con casse integrazione e mai con l’avvio di attività produttive”.
Il segretario generale della CGIL Lillo Oceano focalizza l’attenzione sull’idea errata di sviluppo che si ha avuto per la città di Messina e attacca duramente le istituzioni invitandole a farsi da parte qualora non fossero capaci a rivoleve i problemi “ormai da anni si crede che a Messina l’unica fonte di sviluppo fosse la cementificazione – ha dichiarato Oceano – questa prospettiva non solo si è rivelata errata ma anche dannosa per il territorio e la sua sicurezza. Se la politica e le istituzioni sono in grado di cambiare questa situazione allora avranno la nostra fiducia ma se non si riveleranno all’altezza si facciano da parte”.
Naturalmente ogni categoria ha le sue problematiche ben specifiche, ma che trovano una fonte comune nell’impossibilità di accedere al credito e nei lunghi ed estenuanti tempi burocratici per avviare un’azienda e creare lavoro; proprio su questi punti si sono focalizzate tutte le sigle di categoria, in particolar Giorgio Caprì presidente di Confapi “la politica deve assolutamente intervenire affinchè si snelliscano i tempi della burocrazia – ha dichiarato Caprì – inoltre l’altrop grande male è l’impossibilità di accedere al credito. Io non chiedo privilegi per nessuno, ma dubito che tutte le aziende che non hanno avuto aiuto finanziario erano tutte in una situazione drammatica”.
Il presidente di Confapi ha poi tirato le orecchie al mondo della politica istituzionale, visti i” numerosi fondi comunitari persi dal nostro territorio per mancanza di progetti”. L’assemblea è servita ad affrontare e sviscerare i problemi, ma anche per vagliare qualche via d’uscita fattibile, con la speranza che nella prossima “tavola rotonda” si parli di sviluppo e lavoro per un territorio che ormai da troppo tempo invoca aiuto.
Antonio Macauda