Dal Palazzo
MESSINA – Terza giornata della festa di S.E.L.: Ponte sullo Stretto o difesa del territorio? fotogallery
– di Corrado Speziale –
Il quesito posto dagli esponenti della sinistra ecologista messinese, tema del dibattito di ieri pomeriggio a Villa Mazzini, è sicuramente di quelli che non contemplano mezzi termini, e neppure risposte scontate o retoriche. Piuttosto, occorreva fornire delucidazioni, schiarire qualche ombra e fare il punto di una situazione che, ad un anno dalla tragedia di Giampilieri e Scaletta Zanclea, necessita di essere analizzata ed appuntata.
Non a caso, tra gli ospiti, ad assolvere a questo ruolo e sostenere la discussione, è stato chiamato Gaetano Sciacca, ingegnere capo del Genio civile, dirigente della pubblica amministrazione che le risposte è abituato a darle, sia nell’ambito dei propri compiti d’ufficio, che nei diretti rapporti con l’utenza e la popolazione. Assieme al dirigente del palazzo di via Saffi, si sono confrontati sull’argomento Alberto Ziparo, ingegnere – urbanista dell’Università di Firenze e Gino Sturniolo, uno degli esponenti più rappresentativi della rete NoPonte. I lavori della tavola rotonda, durata oltre due ore, svoltasi dinnanzi ad un numeroso pubblico che ha gremito il tendone principale della festa, sono stati moderati da Daniele Ialacqua, coordinatore del locale circolo di S.E.L..
Quindi, “Ponte sullo Stretto o difesa del territorio?” Già il quesito di per sé, raccogliendo anni di studi, ricerche, osservazioni, proteste e quant’altro, parla chiaro su quanto siano incompatibili le due cose, anche alla luce di aspetti di natura economica legati agli stanziamenti per il progetto della mega opera, a fronte di un territorio martoriato dai dissesti e dall’incuria, le cui criticità sono ormai drammaticamente note a tutti.
Nella sua introduzione, Ialacqua, pone l’attenzione su quanto è accaduto quella drammatica notte del 1° ottobre nella zona sud di Messina, ripercorrendo ed analizzando l’operato degli addetti locali e nazionali alla Protezione civile, ed al cattivo funzionamento del loro sistema di intervento, in particolare su ritardi, incomprensioni e le inadeguatezze nella gestione dell’allerta meteo. Ed attacca, in tal senso, il mancato funzionamento del Piano di protezione civile, precedentemente sfoggiato dall’Amministrazione comunale. Inoltre, l’esponente cittadino di S.E.L., spostando l’argomento sul tema caldo della selvaggia urbanizzazione cittadina, non risparmia condanne nei confronti del Piano regolatore, definendolo “la madre di tutti gli abusivismi legalizzati”. Sull’argomento, l’Ingegnere Sciacca, il cui operato in difesa del territorio è da tempo oggetto di attacchi e polemiche da parte di organi professionali, imprese ed amministratori pubblici, con la consueta enfasi che lo contraddistingue, afferma: ”Non è più possibile continuare ad aggredire le colline in un territorio che è stato fin troppo saccheggiato da ciò che definisco abusivismo ambientale. In un modo scellerato si è continuato a perpetrare un’aggressione al territorio cittadino senza tener conto delle sue criticità e debolezze, fattori che invece possono diventare fonti di ricchezza in caso di iniziative volte alla messa in sicurezza delle colline”. E l’argomento apre quindi il punto sugli interventi intrapresi dal Genio civile nelle zone alluvionate: “Abbiamo nove interventi tutti già appaltati ed eseguiti all’80 per cento, e quindi siamo sufficientemente soddisfatti del lavoro che è stato svolto. Ad agosto ci sono stati autorizzati altri otto progetti, anch’essi già appaltati, per cui il totale ammonta a ben diciassette cantieri aperti”. Sono numeri importanti quelli esposti da Sciacca, tant’è che l’argomento si sposta sul ritorno economico alla città ed ai territori colpiti: ”Attraverso questi interventi di messa in sicurezza che possiamo definire opere invisibili, si dà lavoro alle maestranze locali, restituendo ricchezza e tranquillità alla gente. Facendo un conto sulle maestranze impiegate nei cantieri, ci sono impegnate circa 250 unità”. E conclude coniando, ottimisticamente, una frase ad effetto: “Si parla sempre di P.I.L., prodotto interno lordo, quando nel caso specifico possiamo parlare di P.I.F., ossia, prodotto interno di felicità, riuscendo a capire ciò che la gente vuole attraverso interventi che, seppur minimali, contribuiscono a creare quel rapporto con le comunità che hanno subito quelle tragedie, e che trovano la Pubblica amministrazione a loro disposizione”.
Gino Sturniolo, dopo aver considerato l’importanza dell’incidenza del personale locale impegnato nei lavori post–alluvione, rispetto all’improponibile confronto con tutto ciò che riguarda il Ponte sullo Stretto, impronta il proprio intervento sulla correttezza e la legalità: “Intorno alle politiche legate all’emergenza ed ai disastri, si nascondono da una parte le “cricche”, le stesse che delle grandi opere, e dall’altro, l’attacco alla democrazia”. L’esponente della rete NoPonte va giù deciso spiegando come si arrivi a tutto ciò: “Si tratta di modalità molto simili, preparate per tempo. Nel 2001 vengono varate due leggi fondamentali, che sono la legge obiettivo e quella della riforma della Protezione civile, che istituisce il meccanismo delle ordinanze commissariali. Queste due leggi hanno come modalità fondamentali un sistema di verticalizzazione delle scelte ed il superamento di ogni controllo democratico, tant’è che da allora comuni, province ed altre istituzioni locali, nell’ambito di certe decisioni, non contano più nulla”. A questo punto porta l’esempio di quanto stia diventando complessa la situazione dei due condomini di Torre Faro, prossimi ad “ospitare” le trivelle nelle loro legittime aree private, sulla scorta soltanto di un’autorizzazione rilasciata dalla Società Stretto di Messina all’impresa general contractor, aggiudicataria del progetto e della realizzazione della mega opera. Proseguendo poi in materia di trasparenza e risparmio nei costi per la Pubblica amministrazione, Sturniolo afferma: “Noi siamo propugnatori delle iniziative e delle gestioni pubbliche, per cui ci va bene che i lavori nelle zone alluvionate li faccia il Genio civile”.
E sulle leggi in questione si allinea Alberto Ziparo, che dopo la sua prevista dissertazione sulle problematiche dei territori in rapporto alla loro capacità di subire gli eventi naturali, dove afferma che: “rileggere i territori è diventata una ragione della nostra vita”, la mette sul piano politico, riferendosi ad una risposta che il mondo della sinistra ecologista attende da Nichi Vendola: “ Andate a riferire a Nichi di cambiare queste regole”.
Nella parte finale del convegno, interviene anche Beniamino Ginatempo, coordinatore della “Rete rifiuti zero”, il quale afferma con rammarico: “La sicurezza non è un valore. Il valore è il profitto”. E ritornando su un tema che gli sta da tempo a cuore, indica le proprie priorità: “Con i fondi destinati alla progettazione esecutiva del Ponte sullo Stretto, si sarebbero potuti mettere in sicurezza gli edifici scolastici italiani”.
Alcuni cittadini hanno voluto, da parte loro, prendere la parola in questo consesso popolare, manifestando il proprio punto di vista sulla situazione messinese del momento, alla presenza dei protagonisti del dibattito, centrando la principale finalità della festa in corso a Villa Mazzini: soddisfare le istanze della cittadinanza attraverso un libero e partecipato confronto democratico.
Quindi, “Ponte sullo Stretto o difesa del territorio?” Già il quesito di per sé, raccogliendo anni di studi, ricerche, osservazioni, proteste e quant’altro, parla chiaro su quanto siano incompatibili le due cose, anche alla luce di aspetti di natura economica legati agli stanziamenti per il progetto della mega opera, a fronte di un territorio martoriato dai dissesti e dall’incuria, le cui criticità sono ormai drammaticamente note a tutti.
Nella sua introduzione, Ialacqua, pone l’attenzione su quanto è accaduto quella drammatica notte del 1° ottobre nella zona sud di Messina, ripercorrendo ed analizzando l’operato degli addetti locali e nazionali alla Protezione civile, ed al cattivo funzionamento del loro sistema di intervento, in particolare su ritardi, incomprensioni e le inadeguatezze nella gestione dell’allerta meteo. Ed attacca, in tal senso, il mancato funzionamento del Piano di protezione civile, precedentemente sfoggiato dall’Amministrazione comunale. Inoltre, l’esponente cittadino di S.E.L., spostando l’argomento sul tema caldo della selvaggia urbanizzazione cittadina, non risparmia condanne nei confronti del Piano regolatore, definendolo “la madre di tutti gli abusivismi legalizzati”. Sull’argomento, l’Ingegnere Sciacca, il cui operato in difesa del territorio è da tempo oggetto di attacchi e polemiche da parte di organi professionali, imprese ed amministratori pubblici, con la consueta enfasi che lo contraddistingue, afferma: ”Non è più possibile continuare ad aggredire le colline in un territorio che è stato fin troppo saccheggiato da ciò che definisco abusivismo ambientale. In un modo scellerato si è continuato a perpetrare un’aggressione al territorio cittadino senza tener conto delle sue criticità e debolezze, fattori che invece possono diventare fonti di ricchezza in caso di iniziative volte alla messa in sicurezza delle colline”. E l’argomento apre quindi il punto sugli interventi intrapresi dal Genio civile nelle zone alluvionate: “Abbiamo nove interventi tutti già appaltati ed eseguiti all’80 per cento, e quindi siamo sufficientemente soddisfatti del lavoro che è stato svolto. Ad agosto ci sono stati autorizzati altri otto progetti, anch’essi già appaltati, per cui il totale ammonta a ben diciassette cantieri aperti”. Sono numeri importanti quelli esposti da Sciacca, tant’è che l’argomento si sposta sul ritorno economico alla città ed ai territori colpiti: ”Attraverso questi interventi di messa in sicurezza che possiamo definire opere invisibili, si dà lavoro alle maestranze locali, restituendo ricchezza e tranquillità alla gente. Facendo un conto sulle maestranze impiegate nei cantieri, ci sono impegnate circa 250 unità”. E conclude coniando, ottimisticamente, una frase ad effetto: “Si parla sempre di P.I.L., prodotto interno lordo, quando nel caso specifico possiamo parlare di P.I.F., ossia, prodotto interno di felicità, riuscendo a capire ciò che la gente vuole attraverso interventi che, seppur minimali, contribuiscono a creare quel rapporto con le comunità che hanno subito quelle tragedie, e che trovano la Pubblica amministrazione a loro disposizione”.
Gino Sturniolo, dopo aver considerato l’importanza dell’incidenza del personale locale impegnato nei lavori post–alluvione, rispetto all’improponibile confronto con tutto ciò che riguarda il Ponte sullo Stretto, impronta il proprio intervento sulla correttezza e la legalità: “Intorno alle politiche legate all’emergenza ed ai disastri, si nascondono da una parte le “cricche”, le stesse che delle grandi opere, e dall’altro, l’attacco alla democrazia”. L’esponente della rete NoPonte va giù deciso spiegando come si arrivi a tutto ciò: “Si tratta di modalità molto simili, preparate per tempo. Nel 2001 vengono varate due leggi fondamentali, che sono la legge obiettivo e quella della riforma della Protezione civile, che istituisce il meccanismo delle ordinanze commissariali. Queste due leggi hanno come modalità fondamentali un sistema di verticalizzazione delle scelte ed il superamento di ogni controllo democratico, tant’è che da allora comuni, province ed altre istituzioni locali, nell’ambito di certe decisioni, non contano più nulla”. A questo punto porta l’esempio di quanto stia diventando complessa la situazione dei due condomini di Torre Faro, prossimi ad “ospitare” le trivelle nelle loro legittime aree private, sulla scorta soltanto di un’autorizzazione rilasciata dalla Società Stretto di Messina all’impresa general contractor, aggiudicataria del progetto e della realizzazione della mega opera. Proseguendo poi in materia di trasparenza e risparmio nei costi per la Pubblica amministrazione, Sturniolo afferma: “Noi siamo propugnatori delle iniziative e delle gestioni pubbliche, per cui ci va bene che i lavori nelle zone alluvionate li faccia il Genio civile”.
E sulle leggi in questione si allinea Alberto Ziparo, che dopo la sua prevista dissertazione sulle problematiche dei territori in rapporto alla loro capacità di subire gli eventi naturali, dove afferma che: “rileggere i territori è diventata una ragione della nostra vita”, la mette sul piano politico, riferendosi ad una risposta che il mondo della sinistra ecologista attende da Nichi Vendola: “ Andate a riferire a Nichi di cambiare queste regole”.
Nella parte finale del convegno, interviene anche Beniamino Ginatempo, coordinatore della “Rete rifiuti zero”, il quale afferma con rammarico: “La sicurezza non è un valore. Il valore è il profitto”. E ritornando su un tema che gli sta da tempo a cuore, indica le proprie priorità: “Con i fondi destinati alla progettazione esecutiva del Ponte sullo Stretto, si sarebbero potuti mettere in sicurezza gli edifici scolastici italiani”.
Alcuni cittadini hanno voluto, da parte loro, prendere la parola in questo consesso popolare, manifestando il proprio punto di vista sulla situazione messinese del momento, alla presenza dei protagonisti del dibattito, centrando la principale finalità della festa in corso a Villa Mazzini: soddisfare le istanze della cittadinanza attraverso un libero e partecipato confronto democratico.
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