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Messina – “Trafficu ppi nenti”: in scena l’omaggio al “messinese” W. Shakespeare. Fotogallery

di Corrado Speziale

Delle possibili origini messinesi di William Shakespeare se ne parla già da un po’ di tempo, tant’è che la trasmissione televisiva “Voyager”, condotta da Roberto Giacobbo vi ha dedicato ben due puntate. Ma se la “contesa” origine del grande drammaturgo, vede anche coinvolte altre città e regioni europee, al di là delle numerose analisi e congetture formulate sul caso dai biografi, una cosa è certa: questo fine settimana, grazie al genio creativo di Annibale Pavone e Angelo Campolo, Shakespeare parlerà messinese.

Ieri mattina, nel corso di una conferenza stampa tenuta nella Sala Giunta di Palazzo dei Leoni, sede della Provincia regionale, i due artisti, assieme all’intero cast, composto da otto giovani “promesse” del teatro messinese, hanno presentato l’opera teatrale “Trafficu ppi nenti”, libero omaggio a “Molto rumore per nulla” di Shakespeare, opera ambientata proprio a Messina.
Alla conferenza sono intervenuti Nanni Ricevuto e Nino Previti, rispettivamente Presidente e Consigliere della Provincia regionale, Ente che sostiene l’evento, e Giuseppe Ministeri, Presidente dell’Associazione culturale “Daf” che ne ha curato la produzione esecutiva, mentre dell’organizzazione generale si sono fatte carico anche le Associazioni culturali “Bios” e “Viaggio inverso”.
La rappresentazione, della durata di un’ora circa, sarà in scena alla Sala Laudamo di Messina, a partire da stasera, solo su invito, e proseguirà, con regolare vendita dei biglietti ai botteghini, sabato 9 e domenica 10.
Ad ispirare l’originale trasposizione teatrale in dialetto messinese, autentica “chicca”, in chiave brillante, del teatro shakespeariano, sta dunque tutto ciò che si è detto e ricercato sulla biografia del poeta e drammaturgo, considerando varie ipotesi che documentano l’origine messinese dello stesso.
In un articolo del “Times” dell’8 aprile 2000 è comparsa la tesi del prof. Martino Juvara, secondo cui Shakespeare sarebbe nato proprio nella città peloritana sotto il nome di Michelangelo Florio. Questi, di religione calvinista, sarebbe fuggito via dalla “sua” Messina, verso Londra, poiché ricercato dalla Santa Inquisizione. A suffragare l’ipotesi di tali origini vi è anche un originale sillogismo costruito sul cognome della madre: “Crollalanza”, dal quale ne deriva “Scrolla la lancia”, che tradotto in inglese diventa “Shake the speare” e da qui “Shakespeare”.
In virtù di ciò, alla vigilia dell’evento, non v’è dubbio che curiosità e ricerca dovute alle incertezze sull’identità di Shakespeare, compresa, ovviamente, la sua “messinesità”, e le suggestioni che il caso determina, alimentino il misterioso parco di emozioni che la commedia senz’altro riserverà, riconducendosi alla realtà locale.  
E sono proprio questi dubbi sulle origini del drammaturgo che ne fanno dello stesso un personaggio universale, “di tutti”, come sostengono Pavone e Campolo: “Egli è dell’uomo, con tutte le sue domande senza risposta sulla vita e sulla morte, e per questo, come i tragici greci ed alcuni autori del ‘900, va oltre i regionalismi ed i confini”. “L’iniziativa,- ha detto Annibale Pavone in conferenza – è frutto di un lavoro fatto col cuore, scaturito dall’impegno profuso nel corso di un laboratorio formato tempo addietro senza uno scopo preciso, se non quello di collaborare e confrontarci tra artisti messinesi, ed una volta che si è presentata una simile opportunità abbiamo dato seguito a questa esperienza. Purtroppo, non è stato però possibile coinvolgere tutti”. Emerge tanto spirito identitario nella dichiarazione dell’artista, il quale accenna simpaticamente ad una battuta finale dell’opera: “Non sacciu si Shakespeare era o non era i Missina, ma sacciu chi sugnu i Missina e chi sta cosa a ficimu cu cori. Ed è proprio questa la sintesi di ciò che è stato quest’ultimo mese di lavoro. L’opera è per noi un grande, forte, gioioso ed al tempo stesso rigoroso gioco di teatro, una macchina corale che ci fa dire che a Messina ci siamo e operiamo”.
Giuseppe Ministeri, interpellato sulla scelta della Sala Laudamo, considerata la capienza limitata della stessa in virtù della valenza dell’iniziativa, afferma: “In questa prima fase della messa in scena i costi elevati ed il carico calendario del teatro Vittorio Emanuele hanno reso impossibile che la rappresentazione potesse avvenire in quest’ultimo, ma siamo agli inizi, e se lo spettacolo riscuoterà il successo sperato, non ci faremo sfuggire l’occasione di riproporlo a platee più ampie. Non a caso – prosegue l’organizzatore – verranno ad assistere al debutto i direttori artistici del Teatro Stabile di Catania e del Biondo di Palermo”.
Ci credono fortemente anche i rappresentanti dell’Amministrazione Provinciale: “Potremmo costituire a Messina un laboratorio tutto shakespeariano” dice Ricevuto; “Chiederemo finalmente agli inglesi di aprirci la biblioteca del drammaturgo e fare così un sopralluogo”, rincalza a tal proposito Previti, primo convinto sostenitore della “messinesità” di Shakespeare, che in precedenza aveva con fierezza addirittura accostato al più celebre dei “figli” messinesi, ovvero Antonello.
Mentre, quindi, i cittadini di Messina aspettano che si avveri il sogno che l’autore di “Molto rumore per nulla” possa essere nato in riva allo Stretto, su “Trafficu ppi nenti”, riduzione teatrale in dialetto messinese dell’opera shakespeariana, nata dall’idea di Angelo Campolo, che ne ha scritto il testo, e di Annibale Pavone, con il quale lo stesso ne cura la regia, può quindi aprirsi il sipario. Spazio, dunque, sul palco della “Laudamo”, per una nutrita schiera, loro sì, di messinesi autentici: Livio Bisignano, Angela Cundrò, Simona Fiordaliso, Fabio La Rosa, Federico Pandolfino, Alessandro Scarcella, Giada Vadalà ed Ivana Zimbaro. L’allestimento scenico è a cura di Giulia Drogo, assistente alla regia è Nunzia Lo Presti.

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