– di Corrado Speziale –
La Variante di salvaguardia ambientale è all’esame del Consiglio comunale in una fase in cui in città si incrociano giudizi, prese di posizione e forti polemiche circa la legittimità della segretezza o della riservatezza degli atti. In tanti chiedono pubblicità, trasparenza e partecipazione, “stella polare” di questa Amministrazione. L’assessore De Cola sdrammatizza sul metodo, pubblicando uno schema semplificato delle procedure, equiparando l’iter al “Gioco dell’oca”. Ma qui si rischia che il gioco si trasformi in “Monopoli”. Si sta dibattendo molto sul metodo, e poco sul merito di questo strumento urbanistico che potrebbe nascondere in sé ambiguità e insidie: l’atto da cui prende spunto la Variante è una delibera del 2012, Giunta Buzzanca, che prevede il salvataggio e il trasferimento delle volumetrie dalle colline in dissesto ad altre zone della città tranquille e sicure, che ne fanno aumentare il valore immobiliare. La segretezza delle procedure appare paradossale in questi termini, considerato che i proprietari dei terreni da tempo e fino all’approvazione del Consiglio possono iscrivere e negoziare i loro diritti edificatori dentro un apposito registro: che senso ha, dunque, “impedire al privato di modificare lo stato della situazione conoscendo anticipatamente gli obiettivi che l’atto da approvare si pone”, se da tempo ci sono già “privati” iscritti su quel registro e altri se ne potrebbero aggiungere? Visto che il “privato” sarebbe già a conoscenza del declassamento del proprio terreno, a chi e a cosa serve la segretezza? Intanto su Facebook arriva la riposta di De Cola agli architetti Fera e Lazzari che avevano duramente criticato la “Salvacolline”: “Che la variante trasferisca volumi è palesemente falso!”
Batti e ribatti, attacchi e reazioni, atti “blindati” su pareri legittimi, ma che aprono a varie interpretazioni dettate dalle circostanze. Un breve passo indietro. L’Amministrazione Accorinti, il 14 febbraio, alla vigilia della famosa “notte della sfiducia” poi respinta dal Consiglio comunale, ritenendone concluso l’iter autorizzativo, approva in Giunta la Variante di salvaguardia ambientale al PRG, la cosiddetta “Salvacolline”. Il 22 febbraio con la proposta di deliberazione n. 18 del 22.2.2017 l’atto approda in Consiglio: è l’ora che l’apposita Commissione la esamini prima che vada in aula per il voto, cosicché la delibera si intenda adottata. Da quel momento partirebbe il conto alla rovescia sui tempi previsti dalla L.R. 71/78 sulla pubblicazione per le osservazioni e da lì scatterebbero i vincoli di salvaguardia. Ma il 24 febbraio la Segretaria comunale “blinda” le sedute sull’esame della Variante. Il richiamo è alla circolare n. 1/2015 del dirigente ARTA Salvatore Giglione: in sostanza, sostiene tra l’altro la circolare, che “rendere pubblici gli elaborati tecnici potrebbe vanificare l’efficacia delle misure di salvaguardia…”. In città si apre un acceso dibattito, poiché tale assunto confligge, tra l’altro, con il D.l.vo 33/3013 in materia di trasparenza e accessibilità alle informazioni sui procedimenti amministrativi. Così i capigruppo consiliari chiedono chiarimenti al dipartimento Urbanistica dell’ARTA, che arrivano l’8 marzo e che il segretario Le Donne fa propri. Questa la ratio: “(…) impedire al privato di modificare lo stato della situazione conoscendo anticipatamente gli obiettivi che l’atto da approvare si pone…”. Tutto questo, contrasta con la trasparenza e la partecipazione, “stella polare” di questa Amministrazione. Così, in vari modi e a vario titolo intervengono organi professionali, come ingegneri e architetti, singoli professionisti, urbanisti, opinionisti. Restano silenti, tuttavia, alcune categorie, tra cui gli imprenditori edili. Segretezza o pubblicità, riservatezza o condivisione, esclusività o inclusività, fatto sta che appare paradossale porre solo adesso al “privato“ impedimenti di sorta, contestualmente alla possibilità, esistente da anni, di recuperare e sfruttare i propri diritti edificatori abbattuti con la Variante, in base alla delibera 74/C del 25.10.2012, firmata assessore Corvaja e sindaco Buzzanca. L’atto prevede l’istituzione del registro dei volumi in cui iscrivere le proprie potenziali cubature per poi trasferirle nelle ex aree Zir e Zis (adesso oggetto del PIAU, tra la Stazione e Gazzi) e altrove, purché regolamentate nel nuovo PRG. Il registro esaurirà le iscrizioni al momento dell’adozione della delibera in Consiglio comunale.
In questo caso, 80 o 100 mila metri cubi, come sostengono rispettivamente l’assessore De Cola e l’esperto per la redazione del PRG, l’urbanista prof. Gasparrini – già sentito in Commissione – i proprietari li avrebbero già depositati in quel registro, in attesa di trasferirli. Quanto alle norme sulla segretezza degli atti della Variante è logico che esse si riferiscano ai casi ordinari di adozione di strumenti urbanistici. Appare improbabile che in questo caso abbiano lo stessa efficacia. Così, in città è esploso il dibattito più che altro sul metodo con cui si sta gestendo la fase approvativa della Variante, più che sul merito di questo strumento urbanistico che potrebbe nascondere in sé ambiguità e insidie. A molti non sono chiari alcuni passaggi. Tra costoro, l’Ordine degli Ingegneri, il quale, in una nota del 10 marzo scrive: “I volumi, per chi lo richiedesse, potranno essere sfruttati in parte (anche se tale passaggio non è chiaro) solo a seguito della redazione del nuovo PRG (da fare) o con altri strumenti esecutivi (PIAU?) mettendoli in una banca del volume (già esistente) per poi farle atterrare in altre zone della città”. E sulla Variante l’Ordine precisa: “…sfugge come saranno trattate le zone in cui i vincoli sono decaduti ormai da molti anni, e se tale variante li propone o meno con le eventuali conseguenze di risarcimento che si potrebbero profilare da parte dei privati”. Poi si chiede: “Come si pensa ad adottare una Variante parziale (che forse parziale non è) senza avere in fase avanzata la redazione del nuovo PRG cui è strettamente legato?”
Sulla prima, alla conferenza stampa del post “sfiducia” l’assessore De Cola era stato chiaro: “Il registro costituisce un meccanismo di compensazione assolutamente corretto. La banca dei volumi ne accetta il 50 per cento, l’altra metà viene comunque versata. Questi volumi potranno essere riutilizzati in altre zone della città”. In particolare: “Una parte andrà nel PIAU, un’altra dovrà andare nel redigendo PRG. La scelta spetta a chi programma”. Dunque all’Amministrazione comunale. E’ una scelta politica. Ma oltre al nuovo al PRG, c’è la possibilità che quei volumi, al momento esigui rispetto ai 2.800.000 dello strumento vigente, ma non per questo poco significativi e oltretutto destinati ad aumentare, possano atterrare anche nel Piano particolareggiato Mortelle – Tono, in corso di redazione. Una cosa è certa: il trasferimento delle volumetrie dalle colline in dissesto ad altre zone della città tranquille e sicure, ne fanno aumentare il valore immobiliare. A molti “addetti ai lavori” questa Variante dà il senso di uno strumento di pianificazione di tipo “oligarchico”. Ma per quella che doveva essere la prima Amministrazione comunale di Messina a programmare strumenti urbanistici a “volume zero”, questa non è l’unica piega: nel PRG vigente sono da tempo scaduti i vincoli preordinati all’esproprio delle aree a servizi e a certe zone può essere assegnata una nuova destinazione urbanistica, con la stessa possibilità edificatoria delle aree limitrofe.
Avantieri l’assessore De Cola ha alleggerito le tensioni in atto sulla Variante, pubblicando uno schema semplificato delle procedure, equiparando l’iter al “Gioco dell’oca”. Ma qui si rischia che il gioco si trasformi in “Monopoli”.
Intanto su Facebook è arrivata la riposta dell’assessore, a quanto asserito dagli architetti Giuseppe Fera, docente di Urbanistica e Giovanni Lazzari, presidente dell’Ordine degli architetti. I due erano stati particolarmente critici sulla Variante. Scrive De Cola: “Sono sinceramente contento che il prof. Fera e l’architetto Lazzari continuino ad intervenire sul tema della Variante parziale di tutela ambientale del PRG. Ciò conferma che il nostro sforzo di comunicare a tutti quanto stia accadendo sortisce dei frutti. Mi spiace al contempo constatare che si continui a contribuire con argomenti lontani dalla realtà. Asserire, ad esempio, che la variante trasferisca volumi è palesemente falso! Mi dispiace anche che a seguito della presentazione pubblica del primo ottobre 2014, nel corso della quale vennero già illustrate le modalità di sviluppo della variante, gli uffici comunali non ricevettero alcun commento. Per chiarezza – prosegue de Cola – riprendendo la metafora del gioco dell’oca proposta dalla Gazzetta del Sud di ieri, al momento non ci resta che semplicemente tirare i dadi e andare avanti alla prossima casella. L’ostruzionismo e il blocco dei contenuti della variante alla cittadinanza non è utile a nessuno, segue solo i disegni miopi di pochi e appare come il risultato di un campagna elettorale mal condotta”.
Com’è dato constatare, il dibattito continua. E non si risparmiano i “colpi bassi”.
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