“nichilista, torinese e disoccupato perché dire cantautore fa subito festa dell’unità e dire rapper fa subito bimbominkia”
(dalla biografia dell’artista su antennamusicfactory.com/artista.php?a=williepeyote).
Che il Retronouveau, con i suoi palinsesti ricchi e dinamici, con la voglia e la capacità di “stare sempre sul pezzo”, abbia già dimostrato senza troppe difficoltà nel tempo di sapere corrispondere i gusti e le esigenze del pubblico non è di certo una novità.
Che Willie Peyote, con i suoi pezzi sapientemente studiati, taglienti, onesti e politicamente scorretti sappia dar voce, con originalità e senza mezzi termini alla realtà e costruire uno spettacolo dei nostri limiti, delle mode più imbarazzanti, delle contraddizioni e ipocrisie della nostra epoca è noto a chiunque “ne mastichi” di rap, indie e fun, se non anche di cantautorato underground italiano.
Non vi erano dubbi, quindi, che il Retro fosse il “tempio” ideale per ospitare venerdì 10 novembre “Sindrome di Tôret” (ottobre 2017), quarto e nuovissimo concept album di Guglielmo Bruno (in arte Willie), che già dall’accoglienza del pubblico e dall’indubbia qualità dei testi, sembra avere tutte le carte in regola per non essere secondo al suo predecessore “Educazione Sabauda” (2015), che già aveva portato il rapper da Torino alla notorietà nazionale, passando anche dalla sua presentazione al celebre “Che tempo che fa”, diretto da Fabio Fazio.
<<Non vorrei sconvolgere i tuoi piani
Ma questa casa sembra più accogliente se rimani
Mettiti comoda, se no a che cosa servono i divani?
Per litigare c’è tempo domani
Lei mi guarda negli occhi come se stesse cercando qualcosa di corsa
E sparge tutto sul tavolo come quando non trova le chiavi in borsa […]
E secondo me cerca qualcosa che neanche c’è
Trova qualcosa che neanche cerca
E lascia qualcosa di sé, qualche cosa di sé
E secondo me cerca qualcosa che neanche c’è
Lascia qualcosa che prima non c’era
E ruba qualcosa di me, qualche cosa di me>>
La pioggia non ha scoraggiato gli affezionatissimi frequentatori del locale di via Crocerossa, che già da apertura botteghino hanno iniziato ad affollare il club
notturno fino all’esaurimento dei posti disponibili.
Per chi è riuscito a non perdersi l’evento, il concerto di Willie si è dimostrato uno spettacolo di altissima qualità, nel quale l’artista piemontese ha permesso al pubblico di conoscere, anche ai neofiti del genere, la sempre rinnovata originalità dei testi, sempre ricchi di riferimenti, citazioni ed omaggi, l’anticonformismo degli attualissimi temi trattati e la leggera e scanzonata voglia di fare satira e denuncia senza però prendersi troppo sul serio.
<<Il mondo è un luna park
Funziona tutto se hai il gettone
La chiami libertà
Se ti lasciano scegliere la tua prigione
Reggo il caldo, ma non la pressione
Reggo l’alcol, ma non le persone […]
La mia house è un gran talk show, ma manca Floris
Cercavo il posticipo e i marcatori
Ma trovo solo esperti e professori
Prima gli slogan e dopo i cori
Censurando testi, vietando striscioni
Che in certi contesti va messa una soglia
Però quanto è libero quel giornale
Scrivere un titolo che è una menzogna
Il limite è l’etica o la vergogna?
La pubblica gogna, la condivisione
Giuria popolare schierata è un plotone
Poi “se l’è cercata” sa di esecuzione
Qui diventano icone da opinionisti, opinion leader
Opinioni volgari con frasi pulite>>
– “Metti che domani”
Accompagnato dalla sabauda orchestra precaria alla quale presta la voce, con la quale collabora tanto in fase di registrazione e live quanto alla stesura dei pezzi, la band ha accompagnato i fan, vecchi e nuovi, attraverso le principali tematiche del nuovo album, principalmente incentrato sulla libertà di parola e di espressione ai tempi dei social network e delle nuove forme di comunicazione, all’interno delle quali chiunque si sente non solo legittimato ad urlare il proprio pensiero da dietro la tastiera, ma anche ad avere la velleità di voler fare con ciò tendenza, in un contesto, quello dei social, su cui spopolano blogger e sedicenti guru.
<<Ma mi spiegate perché ogni cosa che fate
Quando vi schierate si trasforma in una gara a squadre
Basta un attimo, fine del dibattito fra due tifoserie
Che tanto le idee giuste son le mie
Tanti argomenti senza un’argomentazione
Amore senza precauzione
Fede senza imprecazione
Ma i cani son meglio delle persone
Che dicono che i cani son meglio delle persone>> –
“I Cani”
E fra un pezzo e l’altro non potevano di certo mancare i testi più celebri dei precedenti album, da “C’era una Vodka” a “Che bella giornata”, da “Io non sono razzista ma…” a “L’outfit giusto” gli amatissimi e attesissimi del pubblico più fedele, quello che conosce tutte le canzoni a memoria e che le canta, alza le braccia e gli accendini in un tripudio entusiasta di voci, danze, luci. Il bis atteso, le innumerevoli foto e il djset che conclude una serata di valore esclusivo all’interno della provincia di Messina, una serata sullo stile di quelle che ormai sappiamo di poterci aspettare dal Retronouveau.
<<tipo quel cingalese, con le rose, sotto la neve
ti vedo a tuo agio tipo sbirro in borghese
c’è un lavoro di merda e il tuo capo è cinese
c’è un lavoro di merda e il tuo capo è italiano
tanto ormai lo sappiamo è palese, tutto il mondo è paese
Parla di equità, ce ne fosse la metà
saremo già da un pezzo in fuga in mare aperto
e parla di onestà, ce ne fosse la metà
sareste già da un pezzo, prossimi all’arresto
chi dice io non sono un razzista ma,
è un razzista ma non lo sa>>
Chi torna a casa porta indubbiamente con sé un bagaglio prezioso: umorismo, cinismo, cura dei testi, blasfemia, autenticità, buona musica, Willie Peyote, il Willie che ci piace.
Luca Scaffidi Militone per scomunicando.it
ph Mauro Kuma da
facebook.com/retronouveauclub/
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