– di Claudia Lentini –
Quattro anni e non sentirli, suscita sempre grande curiosità ed inevitabile animosità, il gruppo facebookiano “Mi Sono Rotto Lo Stipendio” fondato dal mitico Marco Lionetti, vero uomo di sport, che non rinuncia alla causa della tutela dei diritti degli operatori dello sport nonostante tutto.
Dopo quattro anni d’attività, facciamo il punto su ‘Mi Sono Rotto Lo Stipendio’
“Esperienza positiva, in un ambito negativo. Ho conosciuto tantissime persone da ogni dove, ed ho capito che tutto il mondo è paese. – Diamo qualche numero, positivo e negativo – Il gruppo conta 970 iscritti, la metà dei quali ha avuto un qualche problema economico legato a società sportive. Ragionando su queste cifre, se la persona che denuncia fa parte di una squadra, il numero di casi va moltiplicato per 12, queste le potenziali questioni legali.
Casi risolti
“Quelli di atleti che avevano un contratto valido, con società ancora in essere. Per tutti gli altri casi il percorso giudiziario è più lungo e articolato. – Aspetti negativi da segnalare? – Il livello di omertà. In generale, gli atleti, gli allenatori sono reticenti alla denuncia, temendo di essere estromessi dal mercato e marchiati come rompiballe. Così facendo sono invece complici dei soggetti che truffano e facenno male solo a se stessi”.
Volley e contenziosi da nord a sud, differenze, peculiarità
“Tutto uguale, cambia solo l’accento. La vera distinzione da fare è tra persone per bene e lestofanti. Le persone per bene, se ad esempio salta lo sponsor, mettono mano al portafoglio, magari concordando una dilazione”.
Un aneddoto della serie: Senza Vergogna
“Mail, telefonate di minacce, qualcuno grazie a Dio non chiama più. Capita però anche che ti richiamino dopo le minacce, come se nulla fosse”.
Una storia difficile ma positiva
“Ci sono anche storie positive, società che nonostante i problemi si sono adoperate ed hanno risolto, magari col tempo, ristabilendo lo status quo pre-crisi. Gente amabilissima”
Non solo Volley, dai peggiori, pessimi settori giovanili
“Se in prima squadra non funzionano le cose, non possono funzionare neanche i settori giovanili. La prima squadra è il punto d’arrivo, il modello da seguire, spesso queste società si auto-lodano a torto – Va di moda far riferimento ai giovani, i presidenti ci tengono tanto, specie in relazioni a media e pubbliche amministrazioni. In realtà le società poco serie, oltre alla festa di Natale e Carnevale, danno veramente pochissimo ai potenziali atleti del futuro, men che mai in termini di esempio – Non a caso i ‘peggiori’ si dotano di pessimi allenatori (costano poco o niente), o peggio ancora, affidano i ragazzi a non allenatori. Prova ne sia l’assenza in prima squadra da titolari di prodotti del vivaio.
Campionati al via, primi ritiri e soliti furboni
“Se non hai la certezza economica meglio ritirarsi, è meno doloroso che in corso di campionato. Soliti furboni, quelli che fanno il passo più lungo della gamba consapevoli che alla fine dell’anno pagheranno il 50% del pattuito, magari con la complicità di tanti giocatori. – Un consiglio per giocatori e allenatori – Evitate squadre che vi fanno proposte sovradimensionate, cercate di essere umili nella contrattazione”.
VADEMECOM MI SONO ROTTO LO STIPENDIO: approcci assolutamente da evitare.
Se vi capitasse di sentirvi dire:
1 – fidati di me non c’è bisogno del contratto.
2 – qui da noi nessuno ha mai avuto un contratto, non sarai tu il primo, da noi vale una stretta di mano.
3 – fidati, chiedi in giro, qui da noi nessuno ha mai perso un euro.
“In queste fattispecie, per altro molto comuni, rifiutate qualunque offerta!”.
Chiudi tu quest’intervista
“Visto che dobbiamo ‘fidarci’ delle società, anche queste devono farlo con noi, il contratto tutela entrambe e parti. – Contratto si, contratto no, sono brave persone…pare male! – La verità è che chi non vuol redigere i contratti di certo nasconde qualcosa. Con i ripetuti controlli della Guardia di Finanza – frequentissimi da qualche tempo – avere un contratto è un buon modo per non incorrere in sanzioni”.
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