“Variae Historiae Fragmenta II”. Questo il titolo dell’ultimo nato dalla penna di Michele Manfredi Gigliotti, edito dalla “Agemina edizioni” di Firenze, che va ad arricchire la già copiosa produzione libraria dell’avvocato cassazionista santagatese.
“Storie varie”, ma non troppo, che, come antiche danze, danno anima all’interiorità dell’autore.
Passi felpati tra “meridiani e paralleli” di vita che intrecciano, intersecandosi, anche il passato della nostra Terra che nulla ha da invidiare, come ben traspare dalla narrazione, a realtà ritenute più blasonate.
Correva l’anno 1118
Correva l’anno 1118 in quel di Gerusalemme… Par di vederli i Templari, figli di un “Tempio” che ancora aleggia tra la Mahone Bay e Rennes le Chateau. “
Ninco Nanco deve morire” – canta Bennato e deve farlo pure il suo Alter Ego non solo ad Avigliano ma pure a Brolo, Fantina e Alcara Li Fusi per ricordare, quasi ce ne fosse bisogno, che le immagini storiche si equivalgono anche se le prospettive i tempi e le latitudini sono diverse e che tutto cambia proprio per nulla cambiare come sembrano confermare le “schegge impazzite” di Alcara.
Non chiamatela giustizia se non è univoca (centodieci capi d’imputazione contro i Templari senza appello e solo in Francia, non consente certo di farlo) e se non è in grado di entrare nei pori del tessuto sociale o se il suo parlare ai posteri si perde “nelle nebbie”. Piuttosto identificatela come la Dea bendata del poeta e giurista Sebastian Brant. “Mi votu e mi rivotu suspirannu… Carcere ca me teniti carceratu…”; il dolore non muore mai, dalle sofferenze del Principe Seqnenrica Te alle segrete della prigione Galliega di Sant’Agata di Militello, che per l’occasione seppe tanto di Fortezza, la cui “Fenestrelle”, idealmente vicina alla Val Chisone, fece allora tremare i polsi tanto all’impaziente Commissione Speciale del Distretto di Patti quanto poi,(con i dovuti distinguo) agli Ufficiali italiani sull’Isonzo.
Era l’anno 1943
Era l’anno 1943 quando Salvatore De Riu pensò, non bene, che l’operazione Brolo Beach, per restare in loco, avesse portato un nuovo clima. “
Tutto fu inutile – scrive Manfredi – Gigliotti, perché le cose, mutatis mutandis, rimasero esattamente come prima.”
Ma chi è l’autore?
“Scrittore per vivere, avvocato per sopravvivere” ama definirsi?
Ma è veramente cosi? Anche. Maestro mi sento di aggiungere.
Mèntore che sviscera con “raffinata arte investigativa” la dinamicità della conoscenza dosando, grazie all’ampia citazione delle fonti, continenza e informazione storica. Il linguaggio, abilmente amalgamato tra la raffinata ricerca del vocabolo e la “volgarizzazione” tanto necessaria al giornalistica ,anziché appesantire, stimola.
“Se senti di avere un mondo nel cuore e riesci ad esprimerlo con le parole”- perdonerà De Andrè al suo cantar la forzatura – perché Gigliotti, la cui verve narrativa sa di “Maieutica Forense”, questa interiorità riesce ad esprimerla benissimo sia che essa aleggi, per Tindari, dalle pergamene del Gran Conte Ruggero sia che si collochi, due mari più in la, nell’area Geografica della Laconia o, seguendo Arte e Cappa, nel Rosone Nord di Notre-Dame.
Come gli intagli anche le pietre, seppur enigmatiche, a saperle levigare, parlano e non solo a Castel del Monte. Seppur immobili emanano Messaggi per chi, terminale del vissuto e capace di cogliere il corso del tempo e il mutare dei luoghi, li interroga. In copertina si legge: “Variae Historiae Fragmenta II” . Scorre l’ultima delle 476 pagine ed ecco che, prima piano, poi sempre più forte un invisibile “Meridiano rosso” avvolge il cuore del lettore e ne accende la mente.
Il Meridiano rosso della Storia. Così mi pregio di definir Licenza . L’Autore: Michele Manfredi Gigliotti, nato a Nocera Terinese in Calabria, si è trasferito Giovanissimo in Sicilia. Laureato in Giurisprudenza all’Università di Messina è stato allievo dell’avvocato Pietro Pisani ed attualmente esercita la professione di avvocato penalista cassazionista . Gigliotti però non ha mai tralasciato lo studio delle lettere della storia e dell’archeologia.
Quest’ultima lo ha premiato “omaggiandolo” della scoperta del sito delle città scomparse magno-greche Terina e Temesa alle quali ha dedicato due volumi. all’inizio degli anni 90 ha fatto parte dell’equipe di archeologi che ha portato alla luce la necropoli etrusca delle “Scalette”.
Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: “Croce del Sud”, “Pane Nero”(adottato in molte scuole della Calabria), “Un caso Insoluto”,”Dakau”, “Gli animali non ridono”, “Il principe e il contadino”.
Enzo Caputo
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