Sono dati sconfortanti quelli illustrati questa mattina dall’assessore alle Finanze, Giuseppe Midili, nel corso della conferenza stampa sulla situazione dei tributi del Comune di Milazzo. Ai lavori ha partecipato anche il sindaco Carmelo Pino.
L’assessore Midili, dopo aver premesso che l’impegno finalizzato a garantire l’equità fiscale a Milazzo era stato assunto in campagna elettorale, ha spiegato che “subito dopo l’insediamento, l’Amministrazione con un atto di indirizzo ha chiesto agli uffici tributi il massimo impegno a realizzare un progetto per individuare gli evasori e riorganizzare una banca dati tributaria contenente tutti i soggetti che devono pagare le tasse, così come prevede la legge. Abbiamo attenzionato il tributo della Tarsu, che dal 2010 il Comune di Milazzo ha iniziato a riscuotere in maniera diretta (in precedenza tale tariffa si pagava all’Ato), anche in quell’ottica di assicurare il pagamento dei servizi del comparto ambientale, alla luce anche delle continue situazioni di emergenza e per saldare debiti pregressi per circa 700 mila euro. Purtroppo dalle prime verifiche – ha detto Midili – abbiamo verificato che la situazione era più grave di quella che si pensava. Da qui l’avvio di un monitoraggio che nella prima fase ha riguardato gli esercizi commerciali (negozi di ogni genere) e altre attività di servizio, nonché il terziario. L’analisi, effettuata attraverso controlli incrociati tra ufficio tributi, ufficio sviluppo economico ed altri dipartimenti, ha portato alla scoperta che a Milazzo su 664 attività commerciali solo 329 sono soggetti a tassazione. Gli altri risultano sconosciuti, molti dei quali non solo alla Tarsu ma anche ad altri tributi. Ma tale aspetto è in fase di approfondimento”. Sulle cause della totale evasione, l’assessore ha spiegato che in alcuni casi gli interessati non erano a conoscenza della legge che prevede l’autodenuncia all’inizio di ogni attività, mentre in qualche altro circostanza “purtroppo sono stati attuati meccanismi non eccessivamente chiari che hanno consentito all’interessato di evitare di pagare”. In entrambi i casi comunque – ha proseguito l’amministratore – stiamo provvedendo ad inviare inizialmente degli avvisi di accertamento con adesione per consentire di regolarizzare la situazione entro 30 giorni pagando solo un quarto della sanzione. In caso contrario scatterà la cartella esattoriale. Purtroppo debbo anche constatare che alcuni di questi soggetti evasori, titolari di attività commerciali, anziché pagare e autodenunciarsi, hanno presentato ricorso al presidente della Regione contestando la tariffa”. Per quel che concerne le utenze abitative, l’assessore ha spiegato che è iniziato il controllo, con l’analisi a campione di tre strade cittadine e i riscontri sono quelli di un’evasione che oscilla tra il 18 ed il 20 per cento. “Ci sono poi – ha concluso Midili – le attività considerate di servizio (studi medici e professionali in genere), circa 300 in città, e anche qui l’evasione si aggira sul 50 per cento. La Tarsu è poi dovuta anche per quelle attività del terziario (porticcioli turistici, area balneazione) che pur operando negli specchi d’acqua demaniale, producono rifiuti.” Snocciolando altri numeri, l’assessore ha poi riferito che rispetto al 2009, quando a incassare le bollette era l’Ato, il Comune ha aumentato di circa 50 per cento l’importo riscosso dai cittadini relativo alla Tarsu e che solo nell’anno in corso le autodenunce dei cittadini sono state di 390 a fronte delle 30 annuali del passato. Il sindaco Pino da parte sua ha condiviso l’azione del suo assessore ribadendo che “la rinascita del Comune passa attraverso la riorganizzazione del fisco locale. Una scelta coraggiosa, magari impopolare, ma obbligata per assicurare quella gestione dei servizi che la comunità si attende”.
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