MISTRETTA – Gruppo internazionale di botanici in visita al lago “Urio Quattrocchi”
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MISTRETTA – Gruppo internazionale di botanici in visita al lago “Urio Quattrocchi”

lago_quattrocchidi Alberto Visalli – 
I ricercatori svizzeri hanno effettuato delle ricerche per lo studio dei pollini “fossili” rinvenuti nei fondali degli specchi d’acqua.
Il lago “Urio Quattrocchi”, importante area naturalistica nel territorio di Mistretta, è stato la meta di una interessante escursione scientifica, effettuata da un gruppo internazionale di 50 botanici.
L’escursione è stata una delle giornate dell’International Moor Excursion, appuntamento annuale degli studiosi di paleobotanica alla XXXIV edizione, che quest’ anno si è svolta in Sicilia, dal 12 al 19 settembre, in diverse aree umide dell’isola. L’atteso meeting su questa peculiare materia, che studia la vegetazione del passato, quest’anno è stato organizzato dal gruppo di Paleoecologia del Dipartimento di Biologia Vegetale dell’Università di Berna, durante il quale i ricercatori svizzeri hanno effettuato delle ricerche per lo studio dei pollini “fossili” rinvenuti nei fondali degli specchi d’acqua.
I granuli di polline che raggiungono le aree umide, ad esempio (gli abeti, i faggi, il frumento, l’orzo, ecc.), possono trovare nei fondali delle condizioni particolarmente favorevoli di conservazione e li essere “custoditi” anche per diverse migliaia di anni.
Due le fasi di ricerca. La fase sul campo, effettuata tramite dei carotaggi, sono stati prelevati dei campioni di fondale; la fase di laboratorio, svolta presso l’Università di Berna, dove i sedimenti raccolti sono stati analizzati accuratamente al microscopio, strato per strato, alla ricerca dei pollini che vi si trovavano “mischiati”.
Questa ricerca ha consentito di risalire alle singole specie vegetali di appartenenza, quindi alla flora presente nei diversi periodi nell’area presa in esame.
A rendere singolare i risultati dello studio il ritrovamento, nel fondale del lago Urio Quattrocchi, di pollini di Abies nebrodensis, una specie di abete oggi “endemismo puntiforme” che vive in tutto il mondo soltanto in un’area circoscritta del Parco delle Madonie, ma che un tempo, quindi, era presente anche nel territorio del Parco dei Nebrodi.
“I fondali dei laghi, per noi botanici, sono come degli “archivi” che ci consentono di conoscere la vegetazione che è stata presente in un’area nei periodi passati – spiega il prof. Willy Tinner, del gruppo dei Paleo ecologi di Berna, organizzatore, insieme a Camilla Calò ed Elisa Vescovi, di queste giornate di studio”.
A guidare il gruppo internazionale di studiosi, insieme agli svizzeri, anche il prof. Tommaso La Mantia del Dipartimento di Scienze Arboree dell’Università di Palermo ed il Botanico Salvo Pasta.
A fare gli onori di casa, Antonio Spinnato zoologo del Parco dei Nebrodi, il quale ha guidato le attività di ricerca svolte sul campo. “Nel Parco abbiamo diverse aree umide di notevole pregio naturalistico – ha detto il Commissario Straordinario dell’Ente Parco Antonino Ferro – sapere che hanno un’importanza anche come “archivi” delle flore del passato, ci motiva ulteriormente nella nostra azione della loro tutela”.

23 Settembre 2010

Autore:

admin


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