di Chiara Celona
La moda etica in mostra a Milano, con un pizzico di Sicilia.
Ora che si sono spente le luci sul grande palcoscenico della settimana della moda, Milano si apre ad iniziative che mostrano un volto diverso del fashion, un volto indipendente, alternativo e soprattutto responsabile.
“So critical so fashion” è l’iniziativa, organizzata da Terre di mezzo eventi, Isola della Moda e AG22, che per 6 giorni ha visto come protagoniste piccole imprese e giovani stilisti che utilizzano nel loro lavoro quotidiano tecniche e prodotti che rispettano l’ambiente e la dignità del lavoro umano.
Dal 27 settembre al 2 di ottobre, l’evento ha chiamato a raccolta stilisti provenienti da tutta Italia, uniti dal comune progetto di portare avanti valori come l’artigianalità, l’attenzione ai processi produttivi meno inquinanti e a condizioni lavorative eque.
“So critical so fashion” è stato aperto dalla sfilata “Dressed up: a critical fashion show”, durante la quale 13 stilisti indipendenti hanno avuto l’occasione di mostrare le nuove collezioni primavera/estate. In passerella, per fare qualche esempio, abiti realizzati con Milkofil, un prodotto tessile innovativo, derivato dalle proteine del latte (collezione “Mi vesto di latte” – Laboratorio Isola) o un’intera linea, “Unique” di CAIRA Design, che nasce da un lotto di camicie da uomo vintage anni ’70, decostruite e ricomposte per dar vita a pezzi femminili.
Sabato mattina, girando fra gli stand degli espositori, si incontra tanta gente giovane, sorridente, con voglia di raccontare il proprio lavoro e la storia che li ha portati lì. Tante le idee innovative e gli spunti interessanti.
MIEKO (www.mieko.it) utilizza ad esempio i vecchi fumetti, le pagine gialle o le mappe della città per creare in modo artigianale accessori originali e divertenti.
RicicLabò (www.riciclabo.jimdo.com) espone creazioni nate dal riassemblaggio di materiale tessile “vintage”, pezzi unici o in edizione limitata.
Mi lascio attrarre dalle tinte delicate ed armoniche di sciarpe e plaid di Campeche (www.mycampeche.it), un’azienda di Como che realizza i propri capi con filato tinto di colori naturali di origine vegetale, certificati GOTS (Global Organic Textile Standard).
Oltre che ecologici, i loro capi sono ideati e prodotti totalmente in Italia, nel raggio di pochi chilometri, e mantengono davvero tutta l’eleganza del “Made in Italy”.
Mi fermo infine a chiacchierare con Alice di Mitzica (www.mitzica.it), l’angolino di Sicilia che questo evento mi ha riservato.
Mitzica nasce a Palermo nel 2004 (li potete trovare in via Maqueda 227) e si afferma con linee tipiche del dress design e con grafiche sarcastiche applicate sulle t-shirt. Alice mi racconta che oggi Mitzica integra tessuti di riciclo con altri pezzi che vengono invece acquistati, per soddisfare esigenze relative a taglie e quantità.
Avvalendosi della preziosa manodopera di artigiani dell’isola, il brand siciliano propone anche pezzi unici e linee di accessori divertenti, realizzate ad esempio utilizzando le camere d’aria delle ruote (“linea bike”) al posto della pelle, più altri pezzi realizzati con ottone e carta pesta.
Mi chiedo, e chiedo ad Alice, quale sia il riscontro di questi prodotti sul mercato e lei mi conferma che sono soprattutto i turisti ad essere incuriositi dalle loro creazioni.
La mia idea iniziale è confermata: si parla tanto, al giorno d’oggi, di consumo critico e di scelte sostenibili, si cerca di portare nel campo della moda, come in tanti altri ambiti, degli spunti di riflessione e dei segnali di cambiamento.
Non tutti sono pronti ad accogliere questo messaggio e a mettere da parte la diffidenza nei confronti del “vestire alternativo”.
Dal patinato mondo del fashion, però, qualche segnale inizia ad arrivare e, seppur si rimarrà ancora per lungo tempo lontani da un processo produttivo davvero sostenibile, eventi come “so critical so fashion” hanno davvero molto da insegnare.
Chiara Celona