Cultura

MOLICA & SHAKESPEARE – Il “Sogno” d’inizio estate, diventa, per un pugno di giovani Attori, un successo per scoprire l’Essenza del Teatro. Tutte le Foto!

“E così scopri che quel cassetto dei sogni esiste davvero”. A dirlo è Angelo Fausto Napoli, divenuto per un paio d’ore Teseo e Oberon, che attraversa il bosco incantato, soggiorna nel palazzo del Duca d’Atene, che hanno forme e colori del magico palcoscenico di Tindari. Ed è stato il sogno dei giovani che hanno composto e dato vita, anche quest’anno, alla scuola di teatro condotta da Stefano Molica e che domenica scorsa sono andati con il “saggio” finale che chiude l’anno del corso.

 

Recitare Shakespeare  non è facile.

E’ stata una scommessa fatta, giocata e vinta, grazie anche all’esperienza, al coraggio, alla professionalità e alla voglia di fare e di far fare teatro di Stefano Molica.

“Sogno di una notte di mezza estate” è forse il testo shakesperiano più proiettato verso l'”umano” – scrive in un suo post l’attore sant’agatese – …nel “sogno” – attraverso una meravigliosa architettura di eventi magici – vengono fuori tutti i connotati dell’essere umano … non ci sono santi o eroi che affrontano grandi ingiustizie perpetrate da malvagi figuri ma esseri capaci al contempo di slanci d’amore e grandi egoismi, uomini e donne (siano essi umani o fatati) ritratti con vizi e virtù…

C’è tutto l’umano nel “sogno” …forza e debolezza, bontà e cattiveria, amore e odio, remissione e ostinazione, prevaricazione e solidarietà, regola e anarchia, ragione e istinto, verità e menzogna, eterno e immediato, giorno e notte, luci e ombre, incoraggiamento e derisione, indulgenza e condanna… il tempo e lo spazio sfuggono ad ogni parametro, tutto accade in una notte … una notte da sogno nel bel mezzo di una estate nel dove e nel quando di ognuno di noi…

Ed è così.

Quanti di noi sono quei due personaggi interpretati da Angelo… l’uno l’alter ego dell’altro… perché ognuno di noi ha in sé un po’ di Oberon e un po’ di Teseo, imbrigliati dalle convenzioni e dal quotidiano…

Una bella lezione di vita e di teatro.

E poi la formazione anche di un gruppo umano, che per un anno intero si è divertito, sorriso, impegnato, dedicando tempo all’amore del recitare. Anche questa è magia!

Un gruppo condotto da Stefano Molica e Valentina Martino che con sacrificio e caparbietà, hanno reso possibile che il sogno di tanti “giovani attori” diventasse realtà.

E non è facile dar vita a quest’esperienza. Ci vuole professione, cuore… crederci.

A far parte della scuola di teatro “La Macchina dei Sogni 2016” c’erano: Angelo, Stefania, Milena, Anastasia, Josephine, Antonella, Gabriele, Manuel, Claudia, Antonella, Giada, Sonia, Valeria e Iris.

Stefano Molica, il regista, parlando di questo lavoro aveva evidenziato che aveva voluto centrare il percorso del corso adulti di quest’anno su William Shakespeare, in particolare scegliendo un  testo così ricco come Sogno di una notte di mezza estate, commemorando così i 400 anni dalla morte dell’autore.

Poi parlando dell’opera aveva evidenziato come “le quattro storie si intrecciano fra loro condizionandosi a vicenda. I personaggi sono speculari fra di loro, come di fronte ad uno specchio che spinge le caratteristiche personali di ognuno nel senso opposto.

Così Oberon, re delle fate, è l’opposto del duca Teseo, Titania, regina  del bosco, lo è di Ippolita, promessa sposa di Teseo.

Bosco e Palazzo rappresentano i due luoghi simbolo della storia: da un lato la libertà di linguaggio e di movimento, dall’altra il controllo del corpo, la metrica stringente.

A loro si uniscono quattro innamorati e quattro artigiani , i primi alla ricerca del vero amore, gli altri impegnati a improvvisarsi teatranti con imprevedibili esiti comici”.

Poi parlando del “suo”corso aveva sottolineato che per affrontare un testo così complesso, gli allievi hanno dovuto, innanzi tutto, studiare il linguaggio dei personaggi, un linguaggio poetico e sempre cangiante a seconda del contesto in cui essi si trovano: il palazzo del duca Teseo da un lato, il bosco governato da Oberon e  Titania dall’altro.

Inoltre, per ogni personaggio, gli attori hanno tradotto in movimento il carattere, i sentimenti e gli impulsi dei personaggi, attraverso un modo di camminare, di parlare, di gesticolare.

E poi parlando della location, davvero unica, dove si è svolta la manifestazione-saggio di domenica scorsa ha voluto puntualizzare che: “Muoversi e recitare in un teatro come quello di Tindari significa ampliare i gesti, dare maggiore forza ad ogni parola, saper gestire un palcoscenico anche fisicamente impegnativo.

Inoltre, i personaggi sono accompagnati da un coro, il quale simboleggia la complessità dei rapporti fra persone, la fatica e la sorpresa continua  con cui ci si avvicina e ci si affida all’altro”.


I testi del coro sono di poeti quali Baudelaire, Verlaine, Garcia Lorca, Borges, Pessoa, Salinas, Gregson che il regista ha affiancato a Shakespeare.

Il risultato drammaturgico vuole portare lo spettatore a riflettere sul linguaggio amoroso, sui rapporti d’amore e le loro infinite sfumature.

«È stato un lavoro impegnativo, ma siamo molto contenti del risultato raggiunto – afferma Stefano Molica – i ragazzi si sono lanciati in un mondo, quello di Shakespeare, meraviglioso e complicato. Ciò è stato possibile grazie al loro impegno, alla loro tenacia e al lavoro di squadra».

Si è chiuso così un altro anno accademico per La Macchina dei Sogni.

In scena:

 

Anastasia Alizzi

Sonia D’Amico

Claudia Di Pasquale

Stefania Distefano

Antonella Ingrassia

Giada Ingrassia

Milena Leprino

Valeria Martino

Antonella Mollica

Angelo Napoli

Gabriele Scaffidi Militone

Iris Scardino

Josephine Sciotto

Manuel Zeneli

 

Le foto:

 

Redazione Scomunicando.it

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