di Iryna Chumakova
Sono arrivate complessivamente al Ministero dell’Interno 294.744 domande, 180.408 per colf e 114.336 per badanti. Questo dato ormai è a conoscenza dell’opinione pubblica, più o meno soddisfatta o critica sulla vicenda della regolarizzazione e sulle scelte di questo governo.
Voglio riportarvi due vicende veramente accadutemi, vissute per telefono e successivamente in prima persona, nell’aiutare alcune mie connazionalià  (faccio parte di un’associazione ONLUS di solidarietà Sociale).
Alcune di queste sono piombate in situazioni paradossali o totalmente ostative, senza avere la possibilità o meglio il diritto di reagire. Ho scelto solo due fra le decine di colloqui telefonici sostenuti (i nomi sono per ovvii motivi sostituiti):
29 SETTEMBRE, sera
– Ciao, sono Anna, vorrei che mi aiutassi a capire: Il mio datore di lavoro mi ha detto che mi regolarizza entro la fine dell’anno. Sai c’è stata una proroga e il tutto sarà diluito in questi tre mesi successivi. Lui mi ha detto di stare tranquilla , penserà a tutto i primi giorni di dicembre.
– Ma cosa dici? Quale proroga… siamo ora negli ultimi giorni disponibili!!! Hai pagato il modello F24? Hai tempo solo fino domani , fammi parlare col tuo datore di lavoro.
– Mi ha detto che non vuole parlare con te, che mi stai traviando, e poi non ha alcuna intenzione di pagare le 500 euro (che ho già deciso di pagare io) ribattè Anna. Mi dice di non credere alle fandonie e che tutto sarà fatto a tempo debito, a dicembre.
– Stai attenta che non è così, vuole fregarti , in realtà non vuole regolarizzarti e sarai licenziata – dissi io – “ convincilo a muoversi ora, altrimenti perdi il tuo ultimo treno!!!
– Ma no …stai tranquilla perchè io servo a questa famiglia – ribattè Anna –
– Sei sicura che gli servi proprio tu?
1 OTTOBRE, sera
Stavolta la mia interlocutrice è una donna che conosco da un anno, Vera. Ella mi confessa la sua delusione e lo sconvolgimento profondo per ciò che gli è accaduto.
– Mi sono presentata, mi dice Vera fra le lacrime, presso il Patronato dove la figlia del mio datore di lavoro ha presentato la domanda per la mia regolarizzazione ed ho chiesto, come da prassi, la ricevuta della domanda fatta. La risposta che ho avuto mi ha lasciata allibita e mi ha messo in ansia: “ mi dispiace, mi disse il responsabile dell’ufficio ( tra l’altro egli è un personaggio abbastanza noto nell’ambito cittadino, proprio per il suo operato costante con gli immigrati), “ ma… ho lasciato la sua istanza in una carpetta che stata messa da parte, ed il nostro dipendente ha dimenticato di spedirla al Ministero dell’Interno, purtroppo non c’è più niente da fare… i termini sono scaduti. (Ma non ha specificato che anche i 500 euro sono scaduti e volati via con le speranze) .
La disperazione di Vera era inimmaginabile, ha vissuto per più di un anno in una situazione di clandestinità e precarietà , solo per mantenere un figlio malato nel proprio paese, ed adesso sperava di avere un riconoscimento ed una maggiore dignità lavorativa.
Mi sono subito premurata di interpellare ed interrogare sulla vicenda un altro esponente di spicco, nonchè rappresentante di un altro patronato; eccovi la risposta ricevuta:
– Sai, Iryna, queste sono cose che purtroppo abbiamo preventivato che sarebbero potute succedere, bisogna stare calmi ed essere cauti nel denunciarle, perchè non vi è nessuna prova a disposizione dell’utente per poter agire legalmente verso questo “distratto operatore” , (che sicuramente negherà l’accaduto e la responsabilità del fatto)…. io vi consiglio di aspettare (non so cosa) e magari sperare in una proroga o in un inserimento nei flussi stagionali.
Lascio a voi, lettori, il commento alla risposta, datami ed anche a qualche buon samaritano volontario il carico e l’onere di riferire queste “parole di conforto” alla nostra Vera.
Situazioni analoghe a queste, ma anche diverse per contenuto, ne sono capitate a migliaia ed in tutta Italia e ho tralasciato il vergognoso fenomeno di sciacallaggio da parte di alcuni “signori” che dietro a regali che hanno sfiorato anche i 5000 euro, si offrivano come pseudi e temporanei datori di lavoro.
Come sempre l’anello debole della vicenda è la persona che non può essere tutelata nei suoi diritti fondamentali, e qui lo stato Italiano non è intervenuto a garanzia dei suoi utenti, forse gli interessi erano altri?
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