Nagoya (Giappone)– Il responso è davvero amaro: l’ital–volley rosa resta fuori dalla zona medaglie dopo il harakiri contro una volitiva e mai doma nazionale cubana, che dopo un mondiale sottotono trova una grinta e una ferrea determinazione degne della squadra che ha dominato in lungo e in largo negli anni novanta. La nazionale brasiliana (una delle tre squadre già qualificate) scesa in campo quattro ore prima delle azzurre, ci aveva offerto un meraviglioso assist, superando la nazionale statunitense per tre set a uno e poter centrare una semifinale che sarebbe restata nella storia dei Mondiali, esattamente come la nostra incompletezza di fondo.
Il brillante avvio della seconda fase con tre successi in altrettante partite ci avevano consentito di rientrare dal portone principale, ma siamo scivolati, inesorabilmente, sul più bello in una “buccia di banana” . Una squadra, quella azzurra, capace di battere chiunque come ha dimostrato con l’Olanda e poi soprattutto con gli Usa ma anche di perdere con qualcuno se non con tutti, se non funziona tutto alla perfezione. Perfezione che in gruppo dove sono venute a mancare (rispetto al recentissimo passato) Tay Aguero, Jenny Barazza e Martina Guiggi, più i ritardi accumulati da Paola Cardullo e Francesca Piccinini, nonchè i problemi organizzativi che hanno stravolto i programmi stagionali, stavolta è andata a farsi benedire.
Simona Gioli e compagne pagano, infatti, con moneta sonante queste imperfezioni a catena, capaci di produrre passaggi a vuoto letali, come quelli della prima fase con la Rep. Ceca e il terzo set perso a sette punti col Brasile, hanno maledettamente pesato contro Cuba come macigni sulle spalle delle nostre meravigliose ragazze, che interrompono bruscamente la splendida rincorsa e la serie di 14 successi di fila a Nagoya, dal 2006 ad oggi. Perchè giocare contro un’ottima Cuba sapendo di dover lasciare pochissimi punti, appena 55 nel caso di un franco successo col più classico dei punteggi 3–0 secco, non era facile per nessuno. Ma l’impresa è stata li ha portata di mano: Francesca Piccinini e compagne, il sogno e il miracolo, l’hanno accarezzato sul serio e cullato per circa cinquanta minuti. Un primo set da applausi, con le cubane lasciate a 16, poi l’incartamento progressivo figlio anche di una crescita esponenziale del livello di gioco delle cubane, cui l’Italia non saputo/potuto replicare ma anzi ha generato qualche errore di troppo che ha tolto altre certezze, anche psicologiche. Non è un caso che una volta arrivate a 23–20 e poi sul 24–22 non siano state capaci di sfruttare un doppio set ball che sarebbe valso il doppio vantaggio e forse chissà, un altro orizzonte, un’altra possibilità. Invece lì se n’è andato un altro pezzo di tranquillità delle ragazze che vedevano Cuba fare punti e loro costrette ad ingrandire la dimensione del miracolo necessario per entrare nelle semifinali. Senza voler buttare la croce addosso a qualcuno ad Antonella Del Core è mancato l’istint–killer con quattro errori palesi (una invasione, due muri e una palla uscita fuori per pochissimi centimetri): non esente da colpe nemmeno la nostra capitana che poteva cercare qualche altra soluzione (Valentina Arrighetti al centro, Serena Ortolani da posto due, o Francesca Piccinini da seconda linea).
Nonostante il gioco non sia mai fluito, primo set a parte, come avrebbe dovuto, l’Italia ha trovato energie, determinazione e carattere per risalire un’altra volta e portarsi in vantaggio ma lasciando troppi punti alle caraibiche che intanto ci martoriavano con la gigantesca prestazione dell’opposta Carcares, che ha messo sul taraflex 35 punti (13 nel tie break! 9 da prima linea e 4 da seconda), e con il muro che il nostro attacco trovava sempre schierato.
Nel quarto, il quindicesimo punto della nazionale di Rodriguez, ripone in maniera definitiva il sogno nel cassetto per Simona Gioli e compagne di centrare l’accesso alla final –four.
L’incisività al servizio è davvero modesta consentendo alle cubane di ricevere senza particolari affanni, consentendo alla regista Cleger di poter disporre a suo piacimento delle “bocche da fuoco” Giel e Sanchez, 36 punti in due (16 per la prima e 20 per la seconda), mentre il nostro muro non trova le misure e i riferimenti, a differenza di quello caraibico che ci fa molto male, soprattutto a Francesca Piccinini. Cuba fa gara di testa anche di due tre–punti di vantaggio fino al 17–20, con la Carcaces devastante per potenza e precisione da ogni zona del campo: due errori di Palacios e Giel unito ad un fast di Simona Gioli ci riportano sul 23 pari, ma veniamo puniti dall’ennesima schiacciata della Carcaces e un ace non irresistibile della Sanchez con la palla che una Antonella Del Core valuta erroneamente fuori.
Il lunghissimo tie –break perso dopo non aver saputo sfruttare quattro–match ball è lo specchio della partita che poteva regalarci un pezzo di Paradiso e invece ora alimenta solo amarezze e altrettanti rimpianti.
Nelle file azzurre, ottima la prestazione di Serena Ortolani capace di mantenere un alto livello di gioco e rendimento, nonostante la giornata difficile della squadra; molto positiva la prestazione delle due centrali Simona Gioli e Valentina Arrighetti, di Francesca Piccinini, che ha incassato un paio di muri di troppo e per il nostro libero Paola Cardullo.
Per via del quoziente punti chiudiamo la classifica della seconda fase al quarto posto e giocheremo domani mattina, con inizio alle ore 10.00, la semifinale dal quinto all’ottavo posto contro la Serbia.
Massimo Barbolini è abbastanza sereno nonostante abbia anche lui ingoiato un rospo davvero molto amaro: “Abbiamo perso contro una squadra molto forte come Cuba che ha giocato una buonissima partita, in attacco, in difesa ed a muro. Dobbiamo dare merito alla squadra che ci siamo trovati davanti. Noi abbiamo iniziato benissimo, nel primo set tutto ha funzionato al meglio –ha proseguito il 46enne tecnico modenese –poi le cose si sono complicate quando abbiamo dovuto confrontarci punto a punto. La squadra ha continuato a giocare per vincere anche quando ha visto svanire la possibilità di entrare nelle prime quattro, ha continuato a lottare sino in fondo e lo dimostra il quinto set che si è concluso sul 24–22. Noi vogliamo continuare ad onorare la partecipazione a questo mondiale, –conclude Barbolini –anche nella prossima fase pur se siamo rimasti fuori dalla corsa alle medaglie”.
Italia– Cuba 2–3
Parziali: 25–16/ 24–26/ 25–21/ 23–25/ 22–24/
Italia: Lo Bianco (cap.) 2, Ortolani 24, Gioli 18, Arrighetti 14, Del Core 12, Piccinini 23, Cardullo (libero, 61% ric. pos., 43% prf.); Bosetti 3, Crisanti, Rondon, Barcellini n.e, Di Iulio n.e. Allenatore: Massimo Barbolini 7
Cuba: Cleger 6, Carcaces 35, Silie 8, Palacios 8, Giel 16, Sanchez 20, Arredondo (libero, 68% ric. pos., 58% prf.), Salas, Santos 2, Lescay n.e., Cstaneda n.e., Silva Franco n.e. Allenatore: Rodriguez 8
Arbitri: Rodriguez (Spagna) 6,5 e Karampetsos (Grecia) 6.
Note– Spettatori: 1000; Italia: 9 aces (3 Arrighetti e Bosetti, 2 Gioli, 1 Del Core), 2 errori in battuta; muri vincenti 10 (5 Ortolani, 2 Piccinini e Gioli, 1 Arrighetti), punti realizzati 96; errori: 18, 63% ric. pos. (39% prf.), 48% attacco. Cuba: 4 aces (2 Sanchez e Cleger); 9 errori in battuta; muri vincenti 17 (7 Giel, 5 Sanchez, 3 Carcaces, 2 Silie), punti realizzati 95; errori: 25 errori, 45% attacco, 60% ric. pos. (37% prf.). Durata set: 21’/ 27’/ 23’/ 26’/22’/ Totale: 119 minuti
SECONDA FASE– Pool E (Tokyo)– 6 novembre: Perù–Russia 0–3, Polonia–Corea del Sud 3–2, Serbia–Turchia 0–3, Giappone–Cina 1–3; 7 novembre: Perù–Corea del Sud 1–3, Polonia–Russia 0–3, Serbia–Cina 3–1, Giappone–Turchia 3–1; 9 novembre: Perù–Turchia 0–3 (15–25/ 18–25/ 20–25), Polonia–Cina 0–3 (21–25/ 23–25/ 18–25), Serbia–Russia 0–3 (19–25/ 8–25/ 12–25), Giappone–Corea del Sud 3–0 (25–22/ 25–17/ 25–19).
10 novembre: Perù–Cina 0–3 (17–25/ 22–25/ 21–25), Polonia–Turchia 3–1 (25–23/ 24–26/ 27–25/ 25–22), Serbia–Corea del Sud 3–0 (25–17/ 25–22/ 25–16), Giappone–Russia 1–3 (21–25/ 14–25/ 25–23/ 15–13). Classifica: Russia 14, Giappone 10, Serbia 8, Turchia (quoziente punti 1.026) , Polonia (q.p. 1.013) , Cina (q.p. 0.989), Corea del Sud (q.p. 0.948) 6, Perù 0.
Pool F (Nagoya)– 6 novembre: Brasile–Thailandia 3–0, Olanda–Cuba 3–1, Rep. Ceca–Stati Uniti 0–3, Italia–Germania 3–1 (22–25/ 32–30/ 25–8/ 25–15). 7 novembre: Brasile–Cuba 3–1, Olanda–Thailandia 1–3, Rep. Ceca–Germania 0–3, Italia–Stati Uniti 3–1 (25–16/ 24–26/ 27–25/ 27–25). 9 novembre: Brasile–Germania 3–0 (25–16/ 25–13/ 25–21), Olanda–Stati Uniti 0–3 (17–25/ 22–25/ 18–25), Italia–Thailandia 3–0 (25–13 25–12 25–19), Rep. Ceca–Cuba 1–3 (22–25/ 30–28/ 22–25/ 23–25).
10 novembre: Brasile–Stati Uniti 3–1 (25–19/ 24–26/ 25–19/ 25–23), Olanda–Germania 1–3 (12–25/ 14–25/ 25–19/ 25–27), Rep. Ceca–Thailandia 1–3 (25–16/18–25/ 20–25/ 23–25), Italia–Cuba 2–3 (25–16/ 24–26/ 25–21/ 23–25/ 22–24). Classifica: Brasile 14, Stati Uniti 10, Germania (quoziente punti 1.082), Italia (q.p. 1.062) 8, Cuba 6, Olanda (q.p. 0.965), Thailandia (q.p. 0.815) 4, Rep. Ceca 2.
Semifinali 1–4 posto: Russia-Stati Uniti; Brasile–Giappone.
Semifinali 5–8 posto: Serbia–Italia; Germania–Turchia.
Semifinali 9–12 posto: Polonia–Olanda; Cuba–Cina.