Faceva, di professione il “contractor”, e cioè guardia armata a protezione di chi, per lavoro, doveva recarsi in una zona di guerra decisamente pericolosa come l’Iraq. Il 14 aprile del 2004 è stato ucciso. Aveva 36 anni. Nel 2006 a Carlo Azeglio Ciampi gli conferì la medaglia d’oro al valor civile alla memoria.
“Adesso ti faccio vedere come muore un italiano”
Lo ricordiamo senza giudizio o pre-giudizio, senza enfasi o rancori retrotativi ppost-ideologi. Gli riconosciamo il merito di, senz acerca la “bella morte” l’ha guardata negli occhi. La sua morte suscitò una forte emozione in tutto il mondo. Ripreso in video, le sue ultime immagini ci mostrano il giovane genovese con blue jeans e maglietta, le mani legate dietro la schiena, la testa coperta da uno straccio, inginocchiato davanti ad un fosso.
Lo ricordiamo con la dedica che gli fece Buffon: “Vorrei dedicare questa vittoria a due persone che mi hanno reso orgoglioso di fare questo lavoro e di essere italiano: a Piermario Morosini e Fabrizio Quattrocchi, che è sempre nel mio cuore” – nell’aprile del 2015 -sllevando polemiche e veleni.
Poco prima di essere ucciso, Quattrocchi si rivolge al suo assassino e gli dice, distintamente e con voce ferma: “Adesso ti faccio vedere come muore un italiano”.
Furono le sue ultime parole. Subito dopo due colpi di pistola lo colpirono alla testa e al torace ponendo fine alla sua esistenza.
I resti di Fabrizio Quattrocchi, dilaniati e mutilati, furono restituiti all’Italia solo il 21 maggio 2004. I funerali avvennero, in forma solenne, il 29 maggio nella cattedrale genovese di San Lorenzo.
Non ci interessano le beghe di un sindaco pavido come lo fu Pericu nè gli strepiti di male accolse, su proposta dell’allora ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, il 13 marzo 2006 il conferimento della medaglia d’oro al valor civile alla memoria.
Consegnandola ai famigliari, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ne lesse la motivazione: “Vittima di un brutale atto terroristico rivolto contro l’Italia, con eccezionale coraggio ed esemplare amor di Patria, affrontava la barbara esecuzione, tenendo alto il prestigio e l’onore del suo Paese, 14 aprile 2004 – Iraq”.
Nè l’ottusagine di che ancora lo definisce un mercenario, un soldato di ventura dei tempi moderni che era finito nel bel mezzo di un conflitto come quello Iraqeno, soltanto per soldi. Lui aveva fatto quella scelta e sapeva cosa rischiano i contractors, oltre alla truppe regolari, in uno scenario di guerra.
C’è da domandarsi, però, perché il ruolo di questi uomini non sia mai stato ben chiarito nel nostro Paese. La Radio Televisione della Svizzera Italiana (RTSI) il 14 maggio del 2004, durante il programma “Falò” ha mandato in onda un ampio servizio sulle guardie di sicurezza private operanti in Iraq. L’inchiesta era nata da un’idea della Televisione Svizzera Francese. Nel reportage, durato quasi 40 minuti, gli ultimi otto minuti sono dedicati alla Praesidium Corporation, la compagnia di sicurezza per cui lavorava Quattrocchi. Nel video si vede appunto il giovane genovese, armato di fucile automatico e pistola, mentre sorveglia la zona dove si sta svolgendo l’intervista. In altre inquadrature si vedono Quattrocchi e altri due mentre si allenano sparando col fucile in un’area desertica. Il servizio diceva chiaramente che la Praesidium non addestrava forze armate irachene, né era impegnata in combattimenti al fianco delle truppe americane. Veniva invece spiegato che la missione di Quattrocchi e colleghi consisteva nel proteggere persone e infrastrutture. Perché questo servizio televisivo non è mai stato trasmesso in Italia?
Non si meritava la fine che ha fatto e men che men gli insulti alla sua memoria.
Per lui una “canzone maledetta”, una ballata struggente, interpretata per anni da Pino Caruso. Testo di Pier Francesco Pingitore. Musica di Dimitri Gribanowski
Il mercenario di Lucera
Son morto nel Katanga
venivo da Lucera
avevo quarant’anni
e la camicia nera.
Di me la gente dice
ch’ero coi mercenari
soltanto per bottino
soltanto per denari
Ma ora che sono steso
guardate nel mio sacco
c’è solo una bottiglia
e un’oncia di tabacco
Invano cercherete
soldi nel tascapane
li ho spesi proprio tutti
insieme alle puttane
Viva la morte mia
viva la gioventù
Amavo un’entraîneuse
di razza congolese
però la persi ai dadi
con Jimmy, l’irlandese
Se rimanevo a casa
là nella mia Lucera
ora sarei arrivato
coi figli e la pancera
avrei la moglie grassa
le rate e la seicento
mutua, televisore,
salotto e doppio mento
Invece sono andato
in giro per il mondo
e adesso sto crepando
quaggiù nel basso Congo
Viva la morte mia
viva la gioventù
Salvai monache e frati
dal rogo del ribelle
ma l’ONU se ne frega,
se brucia la mia pelle
[Se la mia pelle brucia
è perché son mercenario
ma il papa se ne frega
e sgrana il suo rosario]
Addio amiche mie
dai fiori nei capelli
addio dolci compagne
trovate nei bordelli
Addio verdi colline
ormai scende la notte
i fuochi sono spenti
addio dolci mignotte
con le vostre guepières
ho fatto una bandiera
portatela agli amici
che invecchiano a Lucera
portatela agli amici
che invecchiano a Lucera
Viva la morte mia
viva la gioventù