Uno scatto che si aggiunge alla serie dei “mossi” che l’artista fotografo siciliano sta portando avanti.
Sino ad ora i suoi “mossi” era stati ambientati su spiagge affollate al punto di definirsi “mossi dal mare”, questa volta ci regalo uno scatto dove si è “mossi dalla fede”.
Sarà una nuova serie?
E comunque anche questo nuovo episodio artistico si lega in un unico fil rouge, al progetto “cura ut valeas” che l’ha portao a fotograre la gente che si affollava allo scoglio di Brolo, alle “formiche” di Capo d’Orlando, quindi alla “Pietra” di Patti, poi a Tusa e sotto la Madonnina di Messina.
Un progetto artistico del fotografo siciliano che racconta la società moderna nel rapportarsi in un momento di socializzazione, e mette alla prova la propria identità sociale nell’aggregarsi attorno al simbolo sia della natura, di nuove urbanizzazioni, o sociali e religiosi.
Simboli o presunti tali, che fanno da collante aggregante per le anime della comunità, come punto di partenza per una migliore prospettiva dei rapporti sociali.
Ed i Babbaluti diventano l’ultimo “tassello di un disegno artistico”, simbolo di un territorio e della sua “appartenenza”.
“L’opera – ha detto Lorenzo Cassarà – è stata e vuole essere ancora il risultato di un momento, frazioni delle nostra esistenza, che ci mette in contatto con l’altro essere, ritrovandosi un una condizione armonica primordiale. L’uomo legato alla sua terra”.
Studio:
lorenzo cassarà
via carlo alberto dalla chiesa, 4
98070 rocca di caprileone
messina/italy
phone: +390941950476
mobile: +393275983294
e-mail: info@lorenzocassara.com
social:
Lorenzo Cassarà, nato in Sicilia nel 1973, qui vive e lavora. Si occupa di reportage sociali, ha posto in essere un progetto mirato all’individuazione dell’identità sociale, lo scopo, quello di indagare il legame tra uomo e terra, il grado d’appartenenza alla geografia natale, quanto quest’ultima possa rappresentare fisicamente e sociologicamente il singolo nelle sue dinamiche di relazione.
L’evento fotografato
I BABBALUTI – DEVOZIONE E PENITENZA PER IL SANTISSIMO CROCIFISSO DI ARACOELI. LE FOTO.
I BABBALUTI escono dall’antica “chiesa del Crasile”, dove si sono cambiati d’abito, indossando i sai che vengono restituiti dopo la cerimonia: in tal modo questi sai sono stati indossati più e più volte, per decenni, sempre quelli, forse indossati dai loro stessi padri od addirittura nonni.
I “Babbaluti” non sono solo uomini…ma in mezzo a loro ci sono anche delle donne…(per devozione, per chiedere una grazia, o per ringraziare chi la grazia l’ha ricevuta). A volte essi indossano guanti per non farsi riconoscere.
Intanto il Crocifisso è stato portato nella piazza antistante la chiesa dell’Ara Coeli…
…I Babbaluti son giunti alla chiesa, ma prima di recarsi alla vara, a coppie devono prima inginocchiarsi e baciare in terra all’inizio della scala d’accesso di una porta secondaria della chiesa, detta Porta Fausa (Porta Falsa), quindi uscire dalla porta principale della chiesa dopo il necessario rito di “pentimento e rinascita”, e così giungere davanti alla vara per poi inginocchiarsi davanti ad essa.
…qui il Sacerdote pronuncia la sua predica…in un profondo religioso silenzio…aiutato da un microfono (disturbato solo dalle decine di “click”…provenienti dai numerosissimi fotografi).
Il parroco, terminata la sua orazione…da il via alla processione, coi Babbaluti che caricano sulle loro spalle il pesante fercolo… si procede per le vie del paese.
…si rientra in chiesa…la processione così termina, col Crocifisso che viene posto nella navata principale dell’Ara Coeli, ed inseparabile il quadro dell’Addolorata ai suoi piedi…con i fedeli che sopraggiungono in massa per un altro saluto ancora….
foto e testi di Pino Grasso.
Pubblicato su Scomunicando il
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