L’omaggio di una città, di un mondo, alla Storia di Almerigo Grilz, fotografo, giornalista, morto da “reporter” in guerra, troppo spesso dimenticato.
Raccontare una vita senza togliere nulla e, semmai, aggiungendo più pagine possibili.
A partire proprio da quelle sconosciute.
È il percorso scelto dall’associazione Spazio InAttuale nella mostra I mondi di Almerigo che viene inaugurata, martedì 11 aprile alle 18, nella sala Veruda di palazzo Costanzi in piazza Piccola 2, con il contributo del Comune di Trieste.
Una sorta di viaggio dall’11 aprile 1953 al 19 maggio 1987 per raccontare la storia di Almerigo Grilz, che diventa uno spaccato non solo di Trieste ma di un’intera epoca. Sono 34 anni on the road vissuti fra sogni giovanili, il mito del viaggio, la politica iniziata da ragazzo e lasciata per un’altra passione, quella del giornalismo.
La mostra propone una sessantina di pannelli, a colori e in bianco e nero, realizzati con fotografie, quadri, disegni, fumetti e scritti ricavati da una documentazione archivistica ricca e ben conservata dallo stesso protagonista, che non ha fatto in tempo a vivere l’era del digitale. Se ne è andato troppo presto, con la cinepresa in mano in terra d’Africa filmando a Caia in Mozambico una delle tante, troppe guerre che insanguinano ancora oggi quello sfortunato Continente.
Una passione per riprendere, fotografare e scrivere non comune quella dell’inviato di guerra: Almerigo Grilz è stato il primo free lance italiano caduto in uno scenario di guerra dopo il secondo conflitto mondiale, un tributo di sangue per l’informazione, fra giornalisti e cineoperatori uccisi durante lo svolgimento del proprio lavoro, che ha visto purtroppo Trieste pagare un prezzo altissimo. Viene ricordato da una strada a lui intitolata nel rione di Barcola e il suo nome è presente, sempre a Trieste, anche nell’atrio del palazzo in corso Italia 13 che ospita la sede triestina dell’Ordine dei giornalisti e dell’Assostampa. E poi compare sul monumento eretto in Normandia a Bayeur, prima città francese a essere liberata il giorno dopo il D-Day, che Reporters sans frontières ha voluto dedicare a tutti i reporter uccisi nel mondo dal 1944.
Almerigo Grilz era affascinato dal mondo del giornalismo fin da bambino, come dimostrano i suoi primi reportage negli anni Sessanta raccolti nelle piazze durante i moti a difesa dei Cantieri San Marco, che lo portò a fondare poi il Centro Nazionale Audiovisivi di Trieste, sposando quel mestiere e scegliendo, a metà degli anni Ottanta di lasciare la politica.
Una militanza a destra negli anni Settanta, durante una stagione dura e controversa ma anche affascinante, che lo aveva anche portato a sedere sui banchi del Consiglio comunale di Trieste dopo l’elezione nelle liste nel Movimento Sociale Italiano.
Una carica che aveva lasciato, dimettendosi, per svolgere a tempo pieno la professione di giornalista. Lavoro che lo teneva lontano dalla città anche dieci mesi all’anno. Una passione per il viaggio, in realtà, inseguita fin da ragazzo girando l’Europa in auto-stop. È proprio questa voglia di varcare i confini, per poi raccontare al ritorno le proprie esperienze, a essere ampiamente documentata nelle fotografie proposte, assieme a una valanga di disegni, fumetti, ritratti e quadri in china che gli valsero da ragazzo anche un premio internazionale e vede poi anche alcune tavole da lui disegnate conservate negli archivi dei Musei civici del Comune di Trieste.
Un tratto inconfondibile e originale come inconfondibili sono gli scatti della Trieste immortalata negli anni Settanta e quelli in prima linea durante i conflitti nel mondo dall’Afghanistan all’Eritrea, dal Libano alla Cambogia, dalle Filippine alla Nigeria fino a quell’ultimo viaggio fatale in Mozambico.
Ecco che la mostra I mondi di Almerigo, che resterà aperta ogni giorno fino a giovedì 11 maggio con orario 10-13 e 17-20, vuole proprio raccontare il personaggio senza nascondere nulla o soffermarsi unicamente su una parte della sua esistenza, ma abbracciando la sua breve ma intensa vita nel complesso.
Non potranno mancare gli scatti di reporter di guerra realizzati negli anni Ottanta, che lo portarono a fondare l’Albratoss Press Agency, in qualità di giornalista stimato a livello internazionale e collaboratore di testate, con foto e articoli, quali Il Secolo d’Italia, Il Candido, Il Messaggero, L’Avvenire, L’Europeo, Famiglia Cristiana, Panorama, Il Sabato, Rivista Italiana Difesa, Gazzetta Ticinese, Sunday Time, Jane’s Defence Weekly, L’Express nonché i documenti filmati realizzati e trasmessi da Rai, Ndr, Antenne 2, Cbs.
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