Fino al 10 Luglio sarà possibile ammirare oltre 120 opere, tra dipinti e disegni, circa 50 fotografie d’epoca, e due film degli anni 30, grazie ai quali il visitatore conoscerà non solo l’artista, ma anche la donna Tamara de Lempicka.
La mostra, curata da Gioia Mori, storica dell’arte nota a livello internazionale per le sue ricerche sull’artista, mette anche in relazione Tamara De Lempicka con il proprio tempo, confrontando le sue opere con quelle dei suoi contemporanei, anch’essi in mostra al Vittoriano di Roma.
Lo spettatore potrà quindi ammirare le immagini e i dipinti che diventarono il vero e proprio manifesto degli anni ’20 e ’30, epoca che Tamara de Lempicka interpreta magistralmente imprimendo nelle tele anche la sua inusuale personalità.
Conosciuta come la baronessa pittrice, Tamara de Lempicka, nasce nel 1898 a Mosca da una donna polacca di origine francese e Boris Gurwik-Górski, agiato ebreo russo. L’educazione artistica e la sua formazione scolastica prendono avvio grazie alla nonna Clementine. Ma lo studio della pittura e dei suoi fondamenti avviene più tardi a Parigi, dove la giovane artista cominciò a frequentare l’Académie de la Grande Chaumiere e l’Académie Ranson. Dopo la sua prima mostra, avvenuta nel 1922 presso il Salon d’Automne, comincia a godere di una certa notorietà e, abbandonato il suo vero nome, Tamara Rosalia Gurwik-Górska, l’artista adottò quello che la rese famosa in tutto il mondo, Tamara de Lempicka.
Icona dello stile, donna stravagante e bisessuale dichiarata, Tamara de Lempicka era conosciuta sia per la sua arte che per la sua persona. Una vita fatta di spostamenti, che la portarono dalla Russia all’Europa e dal vecchio continente fino agli Stati Uniti, per terminare poi la sua vita in Messico.
E la mostra romana ripercorre e riscopre la vita di Tamara, seguendone sia la biografia che gli aneddoti ancora inediti della sua lunga vita. Protagonista sarà ovviamente anche l’arte e la cultura figurativa della pittrice: il visitatore sarà quindi testimone della babele di correnti che Tamara de Lempicka era solita rielaborare, arrivando alla sintesi rappresentata dal suo stile, unico e accattivante.
Perché Tamara è riuscita a inventare un nuovo linguaggio figurativo che veicola anche tutti quei nuovi ambiti di di cui si fanno portavoce i primi decenni del 1900: la fotografia di moda, la pubblicità e il mondo del cinema.
La mostra al Vittoriano di Roma, quindi, si caratterizza non solo come un’occasione unica per scoprire l’arte di una delle più grandi artiste del periodo Decò, ma anche un modo per entrare a fondo della biografia di Tamara de Lempicka scoprendone i rimandi nella sua bellissima arte.( sapere.it)
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