Attualita

MUSICA – Anto Paga: “Ho bisogno di continui stimoli ed ecco perché cerco di circondarmi di persone determinate e che sanno bene cosa vogliono”

Intervista realizzata da Giulia Quaranta Provenzano

Oggi la nostra libera collaboratrice Giulia Quaranta Provenzano ci propone un ulteriore focus d’approfondimento sul cantante. È possibile visionare il profilo Instagram di Antonio Pagano, in arte Anto Paga (classe 1995), cliccando su https://instagram.com/antopagaofficial?igshid=MzRlODBiNWFlZA==        

Ciao! Antonio Pagano all’anagrafe, il tuo nome d’arte è invece Anto Paga… ebbene, come mai hai scelto questa abbreviazione (che – personalmente – mi porta immediatamente al campo semantico del verbo pagare, piuttosto che a quello del politeismo e di un approccio alla fede di tipo strumentale com’è proprio della religione pagana) per presentarti al pubblico? “Ciao Giulia! Dietro al mio nome d’arte si nasconde ben poco, volevo semplicemente essere riconosciuto appunto con un nome molto personale… nome che era mio desiderio che si legasse forte alla mia persona e che non fosse qualcosa di sentito e risentito (come invece sono tanti pseudonimi), tant’è che infatti di Anto Paga ce n’è solo uno e – questa persona – sono io”.

Se dovessi raffigurare metaforicamente con un colore rispettivamente ciascuno dei periodi più significativi della tua vita sinora, quale tinta assoceresti a ognuno di questi momenti emblematici? “Sicuramente assocerei il rosso a ciascuna delle fasi più significative della mia vita, perché ho vissuto periodi di amore folle così come periodi estremamente disastrosi e proprio il rosso mi ricorda e mi riporta appunto sia all’amore acceso che alla malinconia pura …Questo è anche il motivo per cui è il mio colore in assoluto preferito”.

Tue sono le parole: “(…) Fin da piccolo, ho sofferto molto a causa dei miei gusti e pensieri diversi rispetto ai miei coetanei… mentre tutti pensavano al calcio, a fumare, ad uscire, io pensavo a ballare (ho fatto ballo per dieci anni) e a scrivere testi così da crearmi un mio mondo. Ad oggi, ho scelto la farfalla come mio il simbolo perché essa rappresenta un essere vivente che riesce a trasformare la sua vita e a rinascere nella sua forma più bella”. A quali pensieri alludi e, soprattutto, ritieni che effettivamente il ballo sia da sempre una sorta di “rituale sociale” in cui sono messi in atto schemi e regole, oppure emozioni, e che la danza di coppia esprima simbolicamente la tensione del desiderio ma altresì una “recita” che muta con l’evoluzione della società e dei costumi [clicca qui https://www.riza.it/psicologia/coppia-e-amore/4060/ballo-rituale-d-amore.html]? “Ho sempre avuto una mentalità totalmente diversa dai miei coetanei, praticamente in tutto… partendo dallo sport, che mi ha allontanato dal far parte di un gruppetto, sino ad arrivare alla musica che ho sempre coltivato così tanto da spendere tutto ciò che avevo pur di affermarmi. Questo difatti mi ha portato a fare una vacanza su sette con gli amici, a non avere soldi per le serate o per uscire e tante altre cose. Ho scelto la mia passione su tutto e lo rifarei altre mille volte. Non sono mai stato un grande ballerino – lo ammetto – però ballare mi dava una sensazione di unicità perché, al mio paese, non vi era alcuno che lo facesse e io non potevo e non volevo essere come gli altri. Forse, analizzandomi, ho sempre amato la mia solitudine in quanto <<meglio vivere una solitudine vera, piuttosto che avere accanto una falsa compagnia>>”.

So – dacché me lo hai detto tu stesso – che hai letto tantissimi libri di psicologia e motivazionali, i quali ti hanno aiutato molto a od ottenere ciò che desideravi ma che è comunque stato difficile e soprattutto faticoso. Hai poi aggiunto che: “La resilienza e l’audacia sono le fonti principali che permettono di arrivare alla libertà. Io, troppe volte, vedo amore anche in persone e in situazioni nelle quali amore non c’è e questo perché forse sono troppo buono… o forse sono troppo ingenuo. Ascoltando i miei brani si può capire quante volte mi sono fatto male, perciò probabilmente ancora non so come si riconosce l’amore appunto”. Hai piacere di condividere con noi alcuni titoli di tali tue suddette letture e inoltre ti chiedo da quale tipo di persone e situazioni ti senti istintivamente e immediatamente attratto, mentre poi si rivelano inadatte a come sei tu e a quello che cerchi in una relazione più a lungo termine. “Amo due tipi di letture… i libri sulla psicologia in termini di studio del proprio cervello e della sua funzionalità e i libri motivazionali, che mi hanno aiutato molto ad arrivare dove sono ora. I volumi sulla PNL, programmazione neolinguistica, anche mi hanno aiutato tantissimo nella comunicazione e nella gestione di varie situazioni sociali e difatti li consiglio caldamente. Un classico che poi consiglio di leggere è “Think and Grow Rich”, di Napoleon Hill (il quale dichiarò che <<Ciò che la mente può concepire e credere, può realizzarlo>>). Mi sento attratto dalle persone che sanno cosa vogliono e che sono determinate. In amore non mi sono mai fermato alla bellezza estetica, mi sono sempre innamorato di come queste persone erano fatte interiormente. Anche a livello di amicizia, ad oggi, riesco ad avere un rapporto molto più sincero e reale con chi ogni giorno lotta per qualcosa (non importa cosa) ma che si combatta per qualche obiettivo e che si sia un individuo deciso e risoluto è essenziale. Se invece una persona è negativa, sempre annoiata, svogliata e procrastinatrice la allontano”. 

Citandoti nuovamente, hai affermato che: “L’immagine, oggigiorno, conta tanto quanto la musica e in alcuni casi anche di più di quest’ultima. Oggi siamo abituati ad avere sempre davanti agli occhi stereotipi di persone che, a tanti di noi, mettono ansia perché viviamo con il peso che ogni cosa che facciamo debba essere perfetta a trecentosessanta gradi – e ciò sia che si tratti d’immagine appunto, di musica, di comunicazione, di promozione, di contatti. Quando ho iniziato ad affacciarmi nel mondo musicale, invece, non funzionava così… ma, purtroppo, sarà sempre peggio”. Qual è, dunque, l’immagine di presunta perfezione che oggi ti sembra che sia maggiormente in voga e – secondo te – per quale motivo una simile immagine la si identifica e ritiene di “successo”? E, dal canto tuo, quale impressione pensi di trasmettere alle persone che ti ascoltano e quale idea di te presumi che si facciano coloro i quali ti guardano superficialmente e invece chi ti osserva più in profondità e attentamente? “In Italia, ad oggi, l’immagine di successo è sicuramente rappresentata da Sfera Ebbasta perché – nell’immaginario comune – appare come l’inarrivabile e sottolinea la sua unicità in tutto ciò che fa… e penso che sia proprio questo ciò che significa avere successo, ossia quando si riesce ad essere unici appunto in quello che si fa. Non a caso, attualmente, tutte le persone che hanno un successo DURATURO è perché hanno qualcosa di unico. Sono convinto che tutti noi abbiamo un nostro lato unico e inimitabile, però per alcuni è più facile mostrarlo e per altri meno. Io faccio parte di quelli che fanno più fatica ad esporsi, ma ci sto lavorando. Non so che idea si fanno di me le persone, forse sui social ho l’aria da stron** e da menoso e tuttavia sono certo che arriverò a dimostrare qual è mia vera persona-lità”.  

Qual è il tuo punto di vista sull’evidenza che, nella nostra odierna epoca, si sta assistendo sempre più a un proliferare di aspiranti “influencer”? Attualmente mi pare poi che si sia, un po’ diffusamente, innescata una smania talvolta esasperata di apparire e rendere pubblico quello che una volta era gelosamente custodito nel privato e come privato ma espressività e seduzione, per quello che ti riguarda, di cosa sono sinonimi e in quali imprescindibilità le identifichi? L’intrattenimento e lo spettacolo su cosa, alla luce delle tue soggettive preferenze, ti piace che verta? “La maggior parte di ciò che vediamo sui social è qualcosa di costruito… tuttavia coloro i quali non conoscono la dietrologia che vige in tale mondo, non sanno cosa è falso e cosa no e quindi ogni giorno si fanno bombardare da immagini visive di persone che apparentemente sono ricche senza fare alcunché, sono belle senza fatica e sono sempre determinate e positive. Io però conosco molto bene la dietrologia di questo mondo e posso assicurare che la maggior parte degli “influencer” sono persone con pochi spicci in banca, che molto probabilmente vivono in un appartamento insieme ad altri due coinquilini e senza pranzi e cene offerte nemmeno uscirebbero di casa. Non entro in ulteriori dettagli, ma tutto ciò per dire che in Italia i veri “influencer” si contano sulle dita  della mano (i più sono copie di copie, che si credono onnipotenti e ciò senza alcuna ragione). Fosse per me cancellerei ogni social e simili, persino WhatsApp, in quanto sono un amante degli Anni ‘80 ovvero di quando alcune cose erano per pochi e le si poteva solo immaginare (anche se effettivamente sono anni che non ho mai vissuti nemmeno lontanamente ed eppure le so, codeste cose, essendomi informato)”.

Hai dichiarato che pensi che la tua peculiarità artistica, la tua caratteristica più apprezzata da collaboratori e ascoltatori, sia il tuo esprimere e il tuo cantare la malinconia e l’amore malinconico in ogni sua forma. Vorrei pertanto domandarti tale tuo <<stato d’animo di vaga tristezza, spesso alimentato dall’indugio rassegnato o addirittura compiaciuto, nell’ambito di sentimenti d’inquietudine o delusione>> in quali frangenti e contesti e ore del giorno emerge più prepotentemente. È o non è inoltre, codesto umore, quel qualcosa che ti fa essere romantico e in quale forma esterni – con un’eventuale compagna – il tuo romanticismo? “La mia malinconia non ha orari e situazioni… mi capita di provarla da solo in casa, come mi capita persino parimenti mentre sto facendo un aperitivo. Mi rendo conto anch’io, spesso, di essere estremamente strano. Alcune volte, mentre sono con il mio gruppo amici, mi succede appunto di bloccarmi e sentirmi triste e con il bisogno di andarmene per stare da solo. Ho necessità di continui stimoli ed ecco perché cerco di circondarmi di persone determinate e che sanno bene cosa vogliono – ma soprattutto mi piace l’inaspettato, perché mi carica. Quando inizio ad annoiarmi, invece, è la fine”.    

Il saggio intitolato “L’età secolare”, di Charles Taylor è una mia facoltativa lettura universitaria che mi è balenata subito alla mente quando hai spiegato che: “Non credo in nessuna religione e, anzi, sono del parere che proprio le religioni siano nate solo per dare un cosiddetto contentino all’uomo che si continuava a martoriare sull’esistenza di divinità etc. …e che poi si è lasciato prendere troppo la mano, abusandone e arrivando unicamente a fare guerre e a portare avanti lotte. Il vero male è quindi proprio la religione e sono sicuro che se le persone studiassero un po’ di più, anziché fermarsi all’ascolto di ciò a cui gli altri obbligano fin da piccoli, ci sarebbe meno odio e ci sarebbero meno guerre e più libertà di pensiero (…)”. La regressione all’infinito del cosiddetto Principio Primo è qualcosa su cui ti sei mai interrogato? E una tale operazione logica di regresso appunto che rimanda a termini sempre ulteriori e cioè a universali sempre maggiori, senza che si possa giungere a una conclusione definita, ti ha forse spinto a quale approccio e stile di vita sia in ambito privato che professionalmente parlando? “Questo mio sopracitato pensiero, che ho sempre avuto fin da piccolo e che poi ho ulteriormente elaborato leggendo e informandomi, influisce molto sul mio stile di vita. Ad oggi mi alzo presto la mattina e vado a letto tardi ogni giorno, cercando di arrivare a realizzare tanti obiettivi stabiliti in precedenza …e quando piano piano ci arrivo, oppure arrivo ad altro che però è ancora meglio di ciò che mi aspettavo, allora entra in gioco il mio credo. Io penso che se si desidera vivere bene, la prima cosa da fare è ripulire il cervello dalla negatività e da ciò che non si vuole ché tutto parte da lì”.    

Non hai fatto segreto che: “Per quanto riguarda il destino, penso che sia necessario fare molta attenzione. Se difatti ci lasciamo trasportare troppo dalla gente che ci circonda e dall’ambiente in cui viviamo, volenti o nolenti, il risultato è che finiamo per farne parte. Se tuttavia il presente in cui siamo non è ciò a cui aspiriamo come singoli individui, l’unico modo di cambiare la propria sorte è fare le valigie e andare via”. La tua non medesima sintonizzazione e netta e radicale diversità rispetto al “qui e ora” in cui sei stato catapultato alla nascita, in base a quella che è la tua esperienza personale, cosa ha comportato e quali (e per quale motivo) sono state le tue decisioni più complicate da intraprendere e le scelte più difficili da attuare? “Sono nato e cresciuto nella paura di qualsiasi cosa e purtroppo, quando hai tante credenze limitanti che derivano appunto dalla paura, non ti aspetta una vita semplice. Io ringrazio il mio maestro di canto e pianoforte, ché mi ha illuminato sulla conoscenza di alcuni libri sopra citati – in quanto, imparando a conoscere il mio cervello, ho capito il motivo per cui non riuscivo ad arrivare ai miei obiettivi. Ho dovuto combattere proprio la paura e tutte le credenze che avevo e che mi portavo dentro …ma, prima di farlo, ho studiato e successivamente ho scritto su un foglio tutto quello che avrei fatto da lì ai due anni successivi. Mi sono appuntato i soldi che dovevo mettere da parte, i contatti che avrei dovuto avere, le scelte musicali che avrei adottato e cosa dovevo fare per arrivare a quel tipo di scelta. Poi, nel giorno X, mi sono licenziato dalla fabbrica in cui lavoravo e ho iniziato a frequentare posti che potevano aiutarmi ad avere i contatti, tali contatti li ho trovati, ho puntato tutto sul mio singolo “Vorrei dirti” [clicca qui https://youtu.be/MunXqvs-Ml8] e il resto è storia (anche di ciò, un giorno, vorrei scrivere un racconto dettagliato perché dà grande motivazione)”.    

LE COSE CHE HO IMPARATO NELLA VITA, di Paolo Coelho [clicca qui https://youtu.be/j1H05WnWOQ] è un monologo che ho dovuto affrontare in un mio stage attoriale, nel quale è stato mio insegnante il cosentino attore professionista Giuseppe Morrone. Da questa mia esperienza è conseguita la mia combattuta convinzione – dopo aver ascoltato la recitata https://youtu.be/3eNFJdFKH0U (trovata lasciando andare in modo random YouTube) – che davvero, come scrisse Alda Merini ed è stato riproposto pure dal sopracitato scrittore brasiliano, le persone vengono nella nostra vita per una ragione… tu di che avviso sei, lo credi o no? “Lo credo, ne sono assolutamente convinto. Sì, ogni persona che conosciamo è lì per una ragione, potrebbe essere per distruggerci e farci rinascere oppure per accompagnarci in un qual certo percorso – la cosa sicura è che ognuna di loro ha una ragione per essere al nostro fianco”.        

Infine mi hai già anticipato in altra sede che quest’estate farai uscire un singolo estivo, un po’ fuori dai tuoi schemi, ma che speri che possa piacere ai tuoi ascoltatori. Per il resto, ti prenderai tutti i mesi estivi per scrivere e poi tornare a settembre con qualcosa di nuovo e fresco. Sperando di non risultare inopportuna e apparire sfrontata ti chiedo se puoi “spoilerarci” qualcosina in più su codesto tuo inedito che uscirà presto e se prenderesti in considerazione la possibilità di collaborare con me alla scrittura dei tuoi più prossimi brani  (io, tuttavia, non canto ma soltanto sono una paroliera). “Posso sicuramente dirti che il mio prossimo è un brano estivo molto movimentato, tuttavia che non toglierà naturalezza al mio romanticismo malinconico – per il resto, sarà una sorpresa per tutti. Sono molto difficile nei gusti di scrittura, ma con molto piacere si può sempre provare a collaborare… non si sa mai, nella vita, che cosa può accadere”.  

Redazione Scomunicando.it

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