Intervista realizzata da Giulia Quaranta Provenzano
Oggi la nostra libera collaboratrice Giulia Quaranta Provenzano ci propone un focus d’approfondimento sul cantante della malinconia e dell’amore malinconico.
Ciao, mi fa molto piacere ritrovarti! Nella nostra prima chiacchierata mi hai detto di aver intrapreso il tuo percorso artistico, inizialmente, scrivendo poesie e pensieri all’interno di un tuo diario personale – così da dare sfogo alla tua solitudine e alla tua emarginazione, nonché alla tua urgenza d’emancipazione*. Ebbene, quale personalità supponi di avere sulla base dell’interazione rispettivamente del tuo temperamento e del tuo carattere e da cosa pensi che sia stata originata e dopo mossa la tua suddetta diversità d’approccio all’esistenza e di comportamento rispetto al più della gente [N.d.R. cfr. https://www.psicoterapiaromaest.it/temperamento-carattere-e-personalita/]? “Ciao Giulia! Grazie a te per l’interesse nei miei confronti. La formazione del mio lato caratteriale inizialmente è sicuramente dipesa dall’ambiente circostante e dal tipo di nucleo familiare che indirettamente mi ha introdotto ad alcune credenze limitanti, che con il tempo e con lo studio ho dovuto smussare. Questa mia personalità ha poi creato delle ramificazioni verso altre più inconsce, ramificazioni ulteriori che comprendono il mio lato malinconico ma anche quello determinato e audace. Tutte le ora dette ramificazioni sono appunto nate con il tempo, perché all’inizio ricordo soltanto che odiavo molto il mio essere solo – tant’è che mi inventavo storie, pur di non apparire “strano”… e con storie intendo semplici uscite che altre persone facevano, con familiari e amici, ma che erano fuori dalla mia vita quotidiana”.
Hai spiegato che: “(…) mentre tutti pensavano al calcio, a fumare, ad uscire, io pensavo invece a ballare – ho fatto ballo per dieci anni – e a scrivere testi così da crearmi un mio mondo. Oggi ho scelto la farfalla come mio simbolo, perché essa rappresenta un essere vivente che riesce a trasformare la sua vita e a rinascere nella sua forma più bella”. Di cosa pensi che ti abbia privato di piacevole proprio la marcata tua diversità rispetto alla maggioranza dei tuoi coetanei ma che, allo stesso tempo, ti abbia anche donato di prezioso e che – andando differentemente le cose – probabilmente non avresti mai compreso e a cui non saresti mai arrivato? Ti chiedo inoltre quale tipo di ballo facevi**. “In verità penso che questo mio suddetto lato sia stato artefice e mi abbia dato più cose positive che negative, perché – se avessi avuto un carattere più debole – probabilmente mi sarei lasciato trasportare dai pensieri delle persone ed invece ho sempre seguito la mia testa. L’unica cosa che mi ha portato un “rallentamento” di carriera è stata la paura. La paura di sbagliare, di fare brutte figure, di rimanere solo a vita e tanto altro. Se non avessi avuto appunto paura e avessi osato di più già prima d’oggi, magari qualcosa in più avrei potuto fare. Per quanto riguarda il tipo di ballo, ho iniziato facendo balli latino americani per due anni e poi sono passato al ballo liscio e da sala”.
Proprio la farfalla è – come da te anticipato qui sopra – simbolo di rinascita, di trasformazione, di speranza, di coraggio, di bellezza ma anche dell’inconsistenza della felicità. Tu sei dell’avviso che essa, la felicità, sia davvero precaria nel rendimento e in resistenza e che viva di illusioni o che, al contrario, la propria immaginazione possa trovare in qualche modo corrispondenza dell’atteso e desiderato nella realtà contingente? E, quando sei incappato in talune delusioni, è perché la tua percezione e/od opinione è stata falsata da quale “errore” dei sensi e/o della mente o da cos’altro è dipesa? “La felicità – a mio avviso – è quel tipo di emozione che bisogna imparare a calibrare bene in piccole dosi, senza la pretesa di volere tutto e subito, perché proprio la felicità stessa è sopratutto quando riesci ad arrivare a tanti piccoli obiettivi che insieme formano qualcosa di grande… ma, per arrivarci, è necessario vivere ogni emozione appunto e apprendere dall’esperienza di ognuna di esse”.
Osservando il tuo post https://www.instagram.com/p/CkrAcZ_qUmw/?igshid=MTc4MmM1YmI2Ng==, non posso fare a meno di notare le farfalle – come bellissime luci pastello e parimenti luminose, tra l’azzurro e il blu ma altresì verdi e arancioni pesca – all’altezza del tuo cuore e in corrispondenza dei polmoni ma pure del tuo viso e dietro di te… per poi, nell’immagine successiva, vederle sulla tua spalla e verso un orizzonte che non è fisicamente contenuto nella foto e dunque non può essere nemmeno metaforicamente circoscritto. In questa fotografia, mi sento di affermare che – attraverso una specifica Spazialità Dinamica, che la connota – c’è già il racconto di quello che sei tu intimamente e che canti ma vorrei domandare direttamente a te cosa, nelle tue intenzioni, volevi che trasparisse e suggerire con essa a riguardo del tuo caleidoscopio esperienziale ed interiore. “L’immagine alla quale hai fatto riferimento rappresenta la rinascita, da ciò che mi sono lasciato alle spalle, fino ad arrivare a ciò che sono ora. Non tutti sanno che il mio ultimo disco, “Amami” [clicca qui https://bfan.link/AntoPagaAmami – https://www.instagram.com/p/CrbbKwvKKKB/?igshid=MTc4MmM1YmI2Ng==], altro non è che la continuazione di quello precedente ossia di “La parte più bella di me” [clicca qui https://g.co/kgs/jcvHwd] – che, a sua volta, è collegato al disco ancora precedente intitolato “Crysalide” [clicca qui https://g.co/kgs/n1Dscs] …“Crysalide” scritto con la -y, perché per me rappresentava un involucro fatto da pianti e sacrifici. Come si può capire da questa spiegazione, tutto il mio percorso musicale è collegato da un’evoluzione, che indirettamente dice <<Sono rinato da una crysalide, per mostrarti la parte più bella di me, ora amami>>”.
Tue sono le parole: “La mia fonte d’ispirazione principale è la malinconia, che non è dipesa dall’ambiente geografico o familiare ma è il lato che mi ha sempre caratterizzato fin da bambino. Io non ero il primo della classe, non ero il più bello, non ero l’anima della festa e non ero il più forte. Mi limitavo a guardare il mondo in silenzio e questo ha dato luogo, nel lungo periodo, a una personalità molto malinconica che – ad oggi – mi accompagna nella scrittura dei miei testi così come in qualsiasi altro campo… sia in amore, che nella vita sociale più in generale”. La malinconia è <<il desiderio di qualcosa che non abbiamo mai posseduto veramente ma di cui, eppure, se ne sente la dolorosa mancanza>>, nonché lo stato d’animo che oggigiorno ti fa fantasticare romanticamente su che cosa più nello specifico? Qual è inoltre il tuo attuale più urgente desio e ciò di cui senti un irrefrenabile bisogno e, soprattutto, se si ha la necessità di qualcosa/qualcuno si può chiamare amore tale “esigenza” o, qualora sia percepita quale esigenza, di cosa piuttosto si tratta? “La malinconia è il ponte che collega la mia visione con la realtà, ma conoscendomi di persona si capisce che in verità ho una doppia personalità perché il mio personaggio è diverso dalla persona che mostro d’essere. Solo chi mi sta davvero vicino conosce il mio vero io, che è il personaggio. So che ciò può sembrare paradossale perché è sempre il contrario, cioè comunemente è il personaggio il lato finto della persona, tuttavia – nel mio caso – io sono quello che tutti sentono nei testi: malinconico, solitario e con un romanticismo a tratti folle, sebbene in pochi appunto conoscono questo mio lato (la parte più bella di me). Al momento non sento di avere un’esigenza particolare, se non quella di affermarmi in maniera lavorativa (vorrei fare il Festival di Sanremo). L’amore non è un esigenza, bensì un’emozione incondizionata a cui dai priorità su tutto – se invece hai un irrefrenabile bisogno, sicuramente si può definire in altro modo”.
Citandoti nuovamente, hai spiegato che: “Amo gli sport individuali come il pugilato e amo il ballo, che facevo con una partner, perché non si ha un limite di sfogo e tutto dipende da te. E lo stesso dicasi per la musica. Spesso fatico ad espormi con le persone, in quanto non mi sento compreso ma davanti ad un foglio di carta non ho tale problema. Quando poi tramuto tutto in musica e butto fuori i miei pensieri e le mie emozioni, nella massa c’è però sempre qualcuno che si sente nel mio medesimo modo… ed ecco, dunque, che io voglio dare voce proprio a tutte quelle persone che – come me – lottano appunto ogni giorno per farsi capire e per sentirsi accettate”. Ecco che non mi stupisce affatto che “Polmone” [clicca qui https://youtu.be/lvueq4XccA0] sia un tuo brano, in quanto proprio il detto organo (la cui struttura è estremamente leggera e i cui alveoli polmonari sono costituiti da poca materia e molto spazio) rappresenta la realtà dualistica (mente-corpo) della vita sulla Terra. L’essere umano respira bene quando vive in libertà, godendo del fluire armonico al quale non vengono posti né limiti né costrizioni. Ho ebbene una curiosità ovvero se ci racconti se vi è stato qualche particolare occorso e persona che, in qualche misura e maniera, ti ha indotto a una limitazione del tuo spazio vitale personale al punto da sentirti “compresso e imbrigliato/ingabbiato” e in quale senso, fino a che punto, per quanto tempo. “Assolutamente sì… era l’anno 2016, ero innamorato perso di una ragazza per cui ho spostato le montagne e mi sono messo contro il mondo intero per costruirci qualcosa insieme, ma la storia tra me e lei si è poi conclusa in maniera brutta (un giorno spero di scrivere un libro sulle mie vicende d’amore, perché ho da raccontare storie da best seller!). Questo occorso, tale epilogo, ha messo in discussione la mia stessa felicità e amore verso la vita – è stato il momento più terribile della mia esistenza, da cui ne sono uscito dopo anni, fermandomi anche musicalmente”.
E ancora a proposito di polmoni, il fumatore è spesso un individuo che – in modo subconscio – cerca di riappropriarsi del proprio spazio vitale… mentre, secondo la tradizione vedica, i polmoni appartengono al distretto energetico governato dal 4° chakra – chakra, questo, che ha a che fare con le tematiche vertenti sul legame. Ordunque cos’è che, per quello che ti concerne, ti lega ad altre persone così come a taluni oggetti e a certe situazioni e circostanze? E, non di meno, ti percepisci quale giovane uomo capace di accettare ciò che la vita ti ha portato e ti porta e comporta (senza cioè opporti, restando attaccato alla tua visione di come le cose “dovrebbero andare” e/o “sarebbero dovute andare”, alla possibilità di accogliere quello che arriva e di utilizzarlo come insegnamento), oppure non riesci a lasciare andare il forte attaccamento al passato, all’immagine che hai di te stesso e alla credenza di essere ciò che è stato? “Dopo la vicenda descritta poco fa, ho imparato a dare il giusto peso e il giusto valore a ogni cosa che mi è successa e soprattutto ho capito che il passato serve per giungere a un futuro migliore… se vivi in ciò che è stato ti bruci il futuro, mentre se apprendi da esso puoi soltanto migliorare”.
So che sul tuo cellulare ti appunti pensieri, sensazioni, emozioni e tutto ciò che ti sembra di dover ricordare – dopodiché, quando percepisci di trovarti in un mood creativo, apri il file delle note e ascolti il pianoforte e inizi a scrivere. È, il pianoforte, uno strumento musicale che aiuta a rilassarsi e a combattere l’ansia e ad assecondare le proprie emozioni come viene ricordato pure, ad esempio, dal giovane pianista Charlie (interpretato dall’attore Harry Jarvis) nel film “New York Academy – Freedance”. Benché nella tua musica e nei tuoi testi è la malinconia a dominare, nella veste di ascoltatore, invece cosa ricerchi nelle canzoni che maggiormente ti coinvolgono e apprezzi? “Nelle canzoni ricerco l’emozione, nient’altro. Se un brano me la trasmette, se appunto mi fa arrivare un’emozione di qualsiasi tipo (e non importa il genere o chi la canta), me la salvo e l’ascolto decine o centinaia di volte”.
Non è un segreto il fatto che tu abbia osato molto e spesso venendo criticato pure da persone a te vicine. Qual è stata, a dispetto di tutti e di tutto, quella molla interiore che ti ha convinto a essere audace e a non fermarti davanti ad alcunché? Chi ti appuntò ed ebbe da sindacare sulle tue scelte, per quale motivo e con quali argomentazioni lo fece e oggi sai se si è ricreduto/a? “L’unica cosa che mi ha portato ad essere audace e non fermarmi davanti ad alcunché è stato il fatto che credevo tanto nella mia musica e in quello che facevo, ci credevo infatti così tanto che tutto ciò che ho fatto aveva sempre come obiettivo proprio il far arrivare la mia musica a chiunque… e io sono certo che quando ci credi tanto e fai di tutto per arrivare, prima o poi arrivi. Le persone mi dicevano di andare a lavorare e di smetterla con le canzoni, che ormai stavo diventando grande per continuare a fantasticare, ma ad oggi si complimentano tutti affermando che hanno sempre creduto in me”.
* Confesso che io stessa, a causa della mia compostezza e dei miei pensieri tanto analitici e riflessivi e gusti fantasiosi e insoliti, sono sempre stata considerata “strana” e controtendenza e troppo spesso sono stata boicottata da adulti e coetanei… il che mi ha portata ad essere una persona piuttosto solitaria e silenziosa ma anche un’attenta osservatrice e ascoltatrice, incorruttibile nell’agire secondo ideali, nonché una testarda sognatrice e a cullarmi nella malinconia alla quale do fiato in film, leggendo, scrivendo, ascoltando musica e in fotografie d’arte e non solo in queste. Ho iniziato infatti da adolescente, a scrivere brevi romanzi – andandomi a sedere su una panchina isolata, in un giardinetto vicinissimo al mare di Diano Marina… pagine, queste, che però poi ho dato in pasto al fuoco d’una stufa a casa dei miei nonni materni – e soprattutto a comporre versi molto presto ma faticando, comunque, a parlare di me in prima persona perché sono riservata e pudica e poiché <<ogni cosa che dico potrebbe essere (e viene!) storpiata e falsificata, secondo un meschino uso e consumo di taluni, e dopo utilizzata contro di me dacché probabilmente dà fastidio la mia profonda diversità emotiva e nel vivere>> …e tuttavia, orgogliosa e ambiziosa quale sono, il riscatto e la giustizia e in primis la verità, sono le mie stelle guida e ciò a cui non potrei mai rinunciare.
** Mi ha fatto piacevolmente sorridere scoprire anche un altro punto in comune che abbiamo …io – da bambina – ho ballato, sino a che ho dovuto lasciarli perché il mio partner non era interessato all’agonismo, i balli da sala e le danze latino americane (valzer lento, tango, fox trot, valzer viennese, polka, mazurka, cha cha cha etc.). Ho poi intrapreso il percorso da pallavolista fino a giungere a giocare in serie B, ma principalmente in quanto in famiglia volevano che abbassassi un po’ i miei cosiddetti aculei e divenissi, o almeno che cercassi d’essere, un tantino meno introversa rispetto alla bimba vivace e sempre con l’allegria dipinta sulle labbra e negli occhi che ero stata nei miei primissimi anni di vita… “Mi fa davvero piacere avere diversi punti in comune con te e condividere questi tratti, io non ho alcun problema a voler scambiare anche chiacchiere a voce! Un abbraccio”.
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