di Giulia Quaranta Provenzano
Oggi la nostra libera collaboratrice e critica d’arte Giulia Quaranta Provenzano ci propone la sua analisi della canzone “Sarò lì con te”, di Anto Paga…
Anto Paga (classe 1995) è una di quelle rare perle – prima ancora che un cantante dalla sensibilità umana ed artista straordinaria – che la vita, quando ti vuole fare un regalo di inestimabile valore, ti permette di conoscere un po’ più da vicino rispetto al solo immaginarlo attraverso uno schermo con cui non si può dialogare… se non rimandando all’eco dei propri pensieri e supposizioni.
Sì, questo giovane uomo originario di Como è una di quelle fortune – che si direbbe essere uscita direttamente da tutto ciò che si è sempre desiderato esistesse veramente, riflesso della propria (per quanto celata in fondo alle, mai minimamente veramente balsamiche, sovrastrutture) interiorità – che capita una volta su mille di trovare sul proprio percorso… dotato di una meravigliosa maturità che va al di là dell’età anagrafica, quando si incontra il suo mondo intimo, è pressoché impossibile con rinascere e dischiudersi come un bocciolo sotto la luce del chiaro di luna. E quando dico “maturità” alludo proprio alla sua peculiarità cosiddetta botanica che è in grado di rendere capaci, a loro volta, le altre persone di germogliare e far germogliare.
Per dare dimostrazione e comprendere meglio la verità di tali mie dichiarazioni sulla sua profondità, nonché coltivata bellezza d’animo estremamente appagante e al contempo stimolante i sensi di chi vi si pone in ascolto e può godere del suo abbraccio (che, a seconda che sia negato o no, assume una delle due accezioni di pharmakos), a seguire, oggi condividerò con voi la mia analisi del primo brano contenuto nell’album “AMAMI”, di Anto Paga e cioè “Sarò lì con te” (clicca qui https://testicanzoni.rockol.it/testi/anto-paga-saro-li-con-te-256454628).
Nelle barre iniziali (fino al sec. 0:35) della canzone “Sarò lì con te”, c’è già un asse portante chi è Anto Paga e di cos’è l’amore secondo la sua concezione. Il fatto che canti <<Ora che le tue parole sono armonie/ Giuro che non riesco a farne a meno/ Prenderò le tue paure per farle anche mie/ Così le combatteremo/ Anche se fossimo in una tempesta/ Tu resta con me/ Dai, facciamo una scommessa/ Che fermerò tutte le nuvole (…)>> sta a indicare che per il quasi ventottenne proprio le parole della lei sono di fondamentale importanza in una relazione tant’è che la persona amata (che, agli occhi e allo sguardo metafisici del cantante, si caratterizza e viene connotata da quello che costei stessa dice), similmente alla melodia, è appunto quella melodia per lui principale della canzone-vita e il cui suo esprimersi è armonia intesa come quel qualcosa che gli dà occasione e modo di completarla codesta frase tonale (pur con note diverse).
Amore che dunque è tale se il lombardo sente essere quel qualcosa che rende completi (benché, per quanto lo riguarda, non però dipendente), con l’aggiunta di ciò che vicendevolmente manca… ma amore che, per Anto Paga, è soprattutto condivisione come sta a significare la promessa di farsi carico e mettere a comune denominatore – e così dividere e, pertanto, alleggerire e fronteggiare come parte attiva e lottare contro – i timori della compagna.
Interessante è poi la disposizione a chiasmo delle coppie “tempesta”-“nuvole” e “resta”-“scommessa” che suggerisce che, nel perenne ciclo dell’esistenza particolarmente violente – se il cantante è senza alcuna persona amata a rimanere con lui – sono le difficoltà (difficoltà simboleggiate dalla tempesta) che non è escludibile che si succedano.
Qualora tuttavia abbia luogo il fermarsi attivo della partner a prendere il posto di quell’audacia che Anto Paga non ha se è senza lei o che comunque non riesce a trovare e a tirare fuori quando è solo, costui è pronto – a partire dalle precedenti contrastanti previsioni – ad accordarle e ad assicurarle il proprio impegno a trattenere la fecondità e la dolcezza (fecondità e dolcezza simboleggiate dalle nuvole, per la pioggia che contengono) che sono proprie della sua natura malinconia (malinconica dacché le nuvole ispirano il detto stato d’animo di vaga tristezza, ché esse ricordano la fugacità delle cose… e al contempo infondono, a chi le contempla, un senso di gioia grazie alla loro leggerezza e ristoratrice metamorfosi) e a impedire che fuggano le energie propositive.
…Ma l’osare al di là delle paure e delle difficoltà non è qualcosa di scontato per alcuno, uscirne vincenti è un’impresa che vuole sinergia tra le parti, poiché ogni combattimento e qualsiasi suo esito richiede prima il giungere a una strenue tensione che porta Anto Paga – non senza una pausa che egli prende al secondo verso, pausa come d’attingimento alla più profonda consapevolezza ed onestà emotiva – ad affermare: “(…) Sai, io sento che/ Ho frammenti di te qui dentro di me/ Proprio nel cuore (…)”.
Ecco allora che ulteriore leitmotiv del quasi ventottenne emerge essere un’introspettività tale che alla fine dei conti è il cuore ad avere in lui il maggior peso e ad essere la sua bussola, è il cuore di Anto Paga che ne porta alla coscienza e che gli impone la consapevolezza dei punti di forza e di debolezza d’essere una persona che riconosce gli stimoli interni ed esterni e la cui sensazione fisica da essi provocata gli permane come incastonata laddove abita e sempre risiede l’amore, proprio nel cuore appunto. E cosa vi è nel cuore di Anto Paga? Vi sono piccoli pezzi, alias ricordi (sempre nitidi, poiché taglienti), di un “quid” della compagna che si è rotto o per lo meno che si è fratturato.
Inoltre non posso non evidenziare che nonostante siano le parole il centro gravitazionale dell’interesse amoroso del cantante comasco, è nel sopracitato suo cuore che – trascendendo ogni (chissà se maggiormente o no comune al più della gente) logica della mente e la semantica contenuta in esse, ovvero contenuta nelle parole – egli trova quella ragione, trainante, che il suo sentimento d’amore non ha se non intesa quale verità emozionale che connota, nutre, fa respirare e fa pulsare la vita in una più forte di tutto connessione con le passionali pulsazioni… passionali pulsazioni che infine determinano le decisioni del motore di Anto Paga, motore del giovane che è l’amore.
Continuo rilevando e sottolineando che – si ascolti dal sec. 0:47 del brano “Sarò lì con te” – essere amati da Anto Paga significa anzitutto capire cosa vi è nel suo “AMAMI”. Verbo, questo, che va letto da destra verso sinistra e cioè “I’M AMA” in quanto il nucleo caldo di Antonio Pagano è proprio l’amare… il costante e sempre presente a se stesso amare (la Musica)! Non a caso, egli canta <<(…) Sarai lì con me/ Dentro ogni alba che può nascere/ Non ti abbandono/ Sarò lì con te/ Dentro ogni goccia delle lacrime/ Che mi asciugherai (…) Io voglio darti tutto quello che io ho/ Anche se non è abbastanza/ Ma ti porterò il mondo nella tua stanza (…)>> e ciò suggerisce chi dei due protagonisti è colui che ama in maniera dominante (e non smette mai di farlo davvero… come indica il periodare all’indicativo futuro, “sarai” che è seguito da un’indeterminata ipotesi possibilistica esplicativa di una visione d’ogni dì come chance, e che si conclude con il verbo principale in indicativo presente) e chi invece viene amata (e a venire amata è la Musica, personificazione della partner che non smette mai di esserlo – per quello che concerne quest’ultimo concetto lo analizzerò magari più svisceratamente, in un articolo altro, incentrato su un altro singolo di Anto Paga).
Amare che si muove su un doppio binario, l’intimo binario del tòpos bifronte dell’alba che può alludere all’inizio del giorno ma pure alla fine della notte. Alba che può alludere ossia al sorgere del sole ma anche al dissolversi del buio, al tema della rinascita però altresì della morte. Quale ne sia il senso sotteso alla notturna – e apparentemente antitetica perché chiaroscurale – personalità di Anto Paga è discernibile riflettendo sul sopramenzionato “Non ti abbandono” che, persino nell’avvio di un non escludibile nuovo inizio con chicchessia, racconta di un quasi ventottenne per il quale l’amata non cessa di esserlo e di convivere e perdura indelebile nella memoria in nome del sentirsi ancora responsabile di costei e sia delle sue azioni verso lui che delle proprie decisioni e azioni verso lei.
Focalizzandosi infine sul proseguo delle sopracitate barre, evidente è la catarsi e la rinascita che consegue alla cessazione-trasformazione del dolore in un inedito donare che si configura come regalare quello che si è, in quanto è ora l’essere in germinazione (essere in germinazione che si è originato dalle lacrime) a costituire la vera ricchezza a cui Anto Paga anela e che si è prefisso di regalare in amore, alla Musica e con la Musica.
Catarsi che è un processo di liberazione da situazioni conflittuali o da esperienze traumatizzanti ed è a seguito di queste che Anto Paga dà alla luce l’autenticità dell’io. Io che ha dovuto inevitabilmente passare e metabolizzare – all’affiorare alla coscienza (e alla navigazione in profondità della coscienza) – ciascun evento ed esperienza pulsionale troppo intensa o minacciosa, cioè il cantante comasco ha dovuto traslare dall’inconscio al totalmente conscio il dato reale (per quanto i propri bisogni primari talvolta diano luogo a emozioni e a sentimenti complessi come il dolore, rabbia, la frustrazione, la tristezza e non soltanto e nemmeno immediatamente alla felicità) così da esprimere e donare in modo consapevole ciò che è.
Ed è molto interessante, dunque vale la pena soffermarcisi, l’utilizzo della parola “goccia” che – simbolo del nutrimento femminile – è indizio oggettivamente valido e prova che dà ragione del fatto che Anto Paga trova linfa e si caratterizza nella propria personale natura viva e creatrice nella Musica. Com’è ovverosia altrimenti possibile, se la mia interpretazione fosse sbagliata, argomentare e dare una provata e un’altrettanto accreditata spiegazione della corrispondenza del giovane uomo con ciò che (per fisica natura costitutiva, in base al sesso di nascita) è proprio delle femmine?
Non so per certo se esiste o non esiste l’anima gemella, se un’affinità spirituale e sentimentale talmente profonda da poter essere fattibilmente interpretata come segno che tali persone siano predestinate ad amarsi sia o no il frutto di una pressoché universale solitudine umana di fondo che non si stanca di sperare, tuttavia concludo con un augurio e con un pensiero ad alta voce e cioè che Antonio Pagano possa gioire d’amore… ma soprattutto che la privilegiata persona con la quale percorrerà un più o meno lungo tratto di strada non lo sottovaluti mai e mai valuti meno di quanto effettivamente vale una simile occasione di sviluppo, crescita e felicità racchiusa in un suo abbraccio e nelle sue attenzioni.
…Anto Paga che, se fosse una frase, non ho alcun dubbio che sarebbe <<AMAMI>>. Amami (che parafrasato è ama me e che letto da sinistra a destra è I’m ama/Io sono ama) cioè “sono me nell’amare” (nell’amare infinitamente te, te che è la Musica… la quale il cantante desidera e vuole ardentemente che lo ami a sua volta), che non è uno slogan. È invece – in sintesi – il concentrato di quell’acqua metaforica (“lacrime”) che, nel perseverare e nella sua purezza, catarticamente rende fertile (“asciugherai” nel senso di consolare e non di privare di qualcosa e rendere arida o prosciugare) la terra così come l’anima .
N.d.R.: e se ancora qualche lettore avesse delle perplessità in merito alla cosiddetta lei-Musica amata da Anto Paga, ogni esitazione si dipani perché “stanza” è un vocabolo poeticamente e romanticamente appartenente all’ambito musicale. Ogni cosa che il quasi ventottenne possiede vuole donarla all’amata ma ciò che ha è soltanto se stesso e ci confida che se stesso, dal suo punto di vista, non è abbastanza (come – io, Giulia, aggiungo che – varrebbe, tale non sentire di essere abbastanza, per qualsiasi persona che percepisca e non vada oltre alla propria natura umana finita e limitata nel tempo e nello spazio)… non è abbastanza se si pone se stessi a confronto e a rapporto dell’impari paragone con la regressione e progressione all’infinito del “tutto” dell’esistenza. Non è abbastanza nemmeno se si ci vuole misurare in relazione a ogni “quid” che era, è e sarà nel mondo. Il cantante lombardo però saggiamente si risolve nel portare codesto proprio “tutto” e il “tutto” del mondo e di ogni suo aspetto nella Musica – Musica che da lui viene generosamente amata e che è come se lo ricompensasse di ciò eternando e cristallizzando quello che il cuore, solamente nell’arte, può trattene senza limiti in quanto non destinato a svanire prima o poi.
Grande successo domenica 15 dicembre al Salone Borsa della Camera di Commercio di Messina per…
Il fermo tra Sant’Agata e Buonfornello. il camion trasportava metano (altro…)
A Brolo, un nuovo tentativo di truffa è stato sventato grazie alla prontezza e alla…
Ritorna, a Barcellona PG, il presepe di Serena Lo Conti: un’opera d’arte tra tradizione e…
“IIS Antonello”: progetto lettura con il testo Parallelo Sud (altro…)
Sarà visitabile fino a venerdì 20 dicembre la mostra di ceramiche dell’arch Koji Crisá, giovane…