Intervista realizzata da Giulia Quaranta Provenzano
Oggi la nostra libera collaboratrice Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista a Leonardo Mansutti. È possibile visionare il profilo Instagram del cantante di Viareggio cliccando su https://instagram.com/leonardo__mansutti.official?igshid=MzRlODBiNWFlZA==
Ciao, qual è stato e qual è il motore interiore (quel qualcosa e magari anche quel qualcuno) che ti ha portato ad intraprendere il tuo viaggio nella musica? “Ciao Giulia! Non so dire quale sia il motore che mi ha portato a intraprendere questo mio viaggio nella musica… so solo che, spinto dal mio artista del cuore ossia da Ultimo, ho voluto fare (come, a mio avvisa, fa lui) della parola cantata un mezzo per veicolare e per comunicare qualcosa che il parlare non riesce a rendere sufficientemente bene. È quando ho iniziando a cantare che è come se avessi sentito il bisogno di liberarmi e di abbattere un muro, una barriera, che mi faceva sembrare qualsiasi cosa – e, forse, le mie stesse emozioni – non pienamente esprimibile. Tutto ciò l’ho vissuto ancor più quando ho cominciato a scrivere i testi delle mie canzoni, che oggi sono disponibili su tutte le piattaforme”.
Da piccolo a cosa, forse, immaginavi di dedicarti una volta divenuto adulto e che bambino sei stato? Oggigiorno, invece, come e con quale colore descriveresti metaforicamente la tua personalità nel privato e musicalmente parlando? “Fino a poco tempo fa, prima cioè di iniziare a studiare musica, nella mia testa avevo dato per certo che sarei diventato un professore di Lettere – e quelli letterari sono, comunque, gli studi che continuo a portare avanti perché come si sa mai cosa riserverà il futuro (in quanto il mondo della musica e dello spettacolo non è assolutamente facile e non sempre si riesce a vivere di esso). Sono sempre stato un bambino curioso e questo, che è uno spoiler, l’ho scritto anche in un pezzo che spero uscirà tra non molto tempo… mi ha sempre affascinato il conoscere e il creare tant’è che ciò, probabilmente, ha formato il mio lato artistico (su cui sto tanto lavorando adesso). Il mio colore preferito è il rosso, dunque mi sentirei di inquadrare la mia personalità appunto con tale colore. Dico il rosso, però, più da un punto di vista musicale ché penso che descriva bene il fuoco di passione che sento dentro me. Nel privato invece non so quale colore mi si abbini bene, forse il giallo in quanto sono una persona piuttosto solare”.
Quanto e in che modo sono stati e sono o no fonte d’ispirazione e determinanti per la tua musica l’ambiente geografico e sociale (compreso quello familiare)? E quanto sono stati inoltre più o meno incisivi nel tuo iter musicale i primi input ricevuti durante l’infanzia e questa nostra epoca contemporanea? “L’ambiente geografico e quello sociale, dal punto di vista della zona in cui vivo e della cerchia di persone che ho frequentato nell’infanzia e che frequento adesso, non hanno inciso particolarmente sulla mia produzione musicale. Coloro sui quali invece mi sento di soffermarmi è, semmai, la mia famiglia e le mie amicizie più strette dacché è a loro che devo almeno due dei pezzi che ho scritto finora… mi hanno dato degli input (mia nonna per quello che riguarda “ANGELI ADDOSSO” e il mio migliore amico Lorenzo per ciò che concerne “DI NOI”), che mi sono rimasti sulla pelle e dentro la pelle – proprio tali input sono diventati dei sentimenti e io non ho fatto altro che tradurre i sentimenti appunto su carta. Quando una persona ti sta tanto vicino, magari non necessariamente fisicamente ma emotivamente, non può non diventare parte di te ed è proprio ciò di cui parlo nei miei primi tre singoli” .
Che cosa rappresenta per te la musica e l’arte più in generale e quale ritieni che sia il loro principale pregio e potere? “Per me la musica e l’arte hanno, al di là del potere d’espressione, un vero e proprio potere di evasione dal quotidiano. In realtà credo che i due poteri si rincorrano a vicenda e che siano tra loro complementari… ogni volta che ci si vuole sentire liberi, si “dà alla luce” una creazione (qualunque sia la forma d’arte adottata, musicale o visiva etc.) e questo permette di lasciare una piccola parte di noi nel mondo. Quando compongo testi è come se, in quest’ultimo senso, mi sentissi utile”.
Quanto ti sembra che sia importante – specialmente nella carriera di un personaggio pubblico – l’immagine e quanto lo è il proprio mondo interiore, nonché quanto lo sono i vari tipi di intelligenza? “Immagino che, nella carriera di un personaggio pubblico, l’immagine abbia un ruolo determinante ma sono anche dell’idea che – oltre a ciò che, probabilmente, a volte cercano di metterti un po’ addosso – tutto sia la manifestazione e l’espressione di quello che è dentro di sé e di quello che si è. Se anche ti viene applicata una figura, penso ovvero che essa sia appunto applicata e veicolata sulla base di ciò che si vede in te e che quindi emerga sempre almeno un po’ di chi appunto si è. È importante saper ascoltare i vari tipi di intelligenza, ma soprattutto quella interiore… che è quella che guida pressoché tutti noi e che orienta il nostro approccio verso ogni scelta”.
In che cosa identifichi la bellezza e sei del parere che esista o no il bello universale? Qualora la tua risposta sia negativa, ti sei mai interrogato su com’è fattibile spiegare il fatto che ci siano sia alcune opere che persone che pressoché unanimemente – in tutti i tempi e in tutti i luoghi – sono considerate dei cosiddetti capolavori? “Io credo veramente che la bellezza sia un fattore esclusivamente soggettivo e che non sia possibile etichettarla sulla base del concetto di “normalità” sociale. Sono del parere che sia bello tutto quello che, in base alla nostra sensibilità, è artistico e che quindi o è una nostra creazione o che ha qualcosa che riesce a creare un aggancio, un interesse e talvolta un innamoramento, in noi. A proposito poi della seconda parte della presente domanda, secondo me su tutto ciò che è materialmente condiviso agiscono forze sovra-sociali, di cui nemmeno ci rendiamo conto, che normalizzano e categorizzano…”.
Quali sensazioni ed emozioni provi rispettivamente quando scrivi e quando canti (e vi è un modus operandi che solitamente adotti nel fare ciò)? “Assolutamente non c’è un modus operandi che adotto quando canto, poiché credo che averne uno equivarrebbe alla fine di ogni emozione e che – così facendo – si smetterebbe di mettere completamente se stessi in quello che si canta. Ogni canzone è diversa dalle altre e richiede una particolare disposizione. Quando scrivo, solitamente, prima di tutto penso a una melodia che mi affascina e solo dopo cerco di applicarvi le parole (parole che derivano da cosa essa mi fa venire in mente)… registro ogni passaggio in modo che rimanga impresso sul telefono e sia reperibile e vado avanti in tale maniera fino alla fine del brano e fino alla registrazione della bozza finale. Non mi piace, invece, ritornare sul pezzo in quanto penso che quello che c’è di più vero venga di getto, senza indugi (odio infatti se mi succede di scrivere una canzone corta a livello di durata perché, per esigenze di magari futura pubblicazione, mi sembra di dover allungare il cosiddetto brodo)”.
Quale ritieni che sia la tua peculiarità e quali supponi che siano le tue caratteristiche più apprezzate da coloro con i quali lavori e dai tuoi ascoltatori? C’è qualcuno/a con cui attualmente ti farebbe particolarmente piacere collaborare e incidere un feat.? “Sinceramente mi piace come scrivo e sono piuttosto orgoglioso e felice della mia voce (anche se penso che ci sia ancora tanto da migliorare e molta strada da fare)… queste, forse, altresì sono le mie peculiarità. Penso che un giorno mi piacerebbe incidere un feat. col mio eroe, Ultimo, oppure con Cricca o con Alex Wyse di “Amici” di Maria De Filippi in quanto li sento affini al mio timbro e al mio genere”.
…E a proposito del tuo singolo d’esordio intitolato “ANGELI ADDOSSO” (Ocean Trax Music SRL/ The Saifam Group), so che hai affermato che <<nasce come un percorso interiore, che conduce – grazie e partendo dal ricordo di una persona cara, mia nonna – alla consapevolezza di quello che sono diventato (…)>>. Ti chiedo pertanto se vuoi raccontarci alcuni episodi emblematici vissuti proprio con tua nonna e qual è il “seme” buono e quali sono gli insegnamenti che ti ha lasciato in eredità? “Più che alcuni episodi emblematici, potrei raccontare talune scene-tipo che ripetutamente vivevamo io e mia nonna… assieme abbiamo trascorso talmente tanto tempo che non scorderò mai, ad esempio, le ore al bar con lei e con le sue amiche, le relative merende (quasi sempre toast e succo di mirtillo), le passeggiate con il bassotto di sua cognata che era anche lei presente alle “riunioni” nel caffè. Non mi dimenticherò poi mai nemmeno di quando le davo un qualsiasi libro da leggere, perché mi faceva ridere il tono in cui appunto lo leggeva (mi diceva di andare a prenderle gli occhiali e per me iniziava la festa) e la sua risata quando sbagliava una parola. E, oppure ancora, di quando mi nascondevo in casa per non farmi trovare. Il suo seme buono probabilmente è proprio quella che è stat la sua bontà, il suo fare le cose e vivere la vita e i rapporti con le altre persone senza secondi fini ma esclusivamente per aiutare e per fare felice chicchessia. Sono cose, queste, che rimarranno sempre e comunque parte del mio vissuto e del mio io – e che sono pienamente orgoglioso di adottare per me”.
La pianificazione e la progettualità, la sperimentazione e l’osare, la razionalità e l’istinto quanto e in quale maniera sono rilevanti in tutto quello che fai musicalmente e no? E quale ruolo giocano l’empatia, la malinconia e la nostalgia nel tuo quotidiano a livello musicale per l’appunto ed extralavorativo? “Partendo dal presupposto che di razionale, nelle mie scelte a livello musicale, ci metto ben poco – dato che seguo molto più l’istinto – mi sento quasi di far ridere, perché (per tutto quello che concerne il resto della mia vita) io sono un ragazzo molto razionale e cerebrale nel quotidiano. Non so bene come mai nella musica invece mi lasci andare, ma credo che sia dovuto alla forte passione che ho dentro me e alla smania di arrivare a essere come coloro che vedo in televisione e sui grandi palchi. In generale non sono una persona a cui piace aspettare… tuttavia capisco che, per giungere a qualcosa di importante, ci voglia costante applicazione nell’iter lavorativo ed ecco che dunque mi metto musicalmente all’opera tutti i giorni per crescere e migliorare il più possibile e non eccessivamente lentamente”.
Benché io non voglia indurti ad alcuna preconfezionata categorizzazione riduttiva e ingabbiante, dal tuo punto di vista, cos’è e come riconosci l’Amore (sia esso un sano amor proprio, per altre persone e animali, per idee e ideali, per situazioni, luoghi e attività varie)? “Ritengo che sia amore tutto ciò che (mi) provoca un attaccamento maggiore e particolare rispetto al consueto. Credo che appunto l’amore lo si senta da dentro, ma che da dentro faccia – in qualche modo capire, anche all’esterno – che è presente tant’è che esso si manifesta a livello fisico. Tante volte mi sono trovato a vibrare, quasi a tremare, di fronte alla mia ragazza e a ciò che mi dice e che mi scrive. Questa è, almeno alla luce di come l’ho sperimentato io, la forma più alta d’amore che ho sinora provato. Credo che, proprio l’amore, sia un concetto in costante evoluzione e che muti la sua forma a seconda della persona o dell’entità verso cui e sui cui si dirige. Come un po’ tutto quello di cui abbiamo trattato in questa intervista e come hai detto tu stessa, tale sentimento non può essere molto ingabbiato in una forma e nemmeno fissato in un solo aspetto… ad ogni modo, senza alcun dubbio, muove la vita”.
Hai mai riflettuto sul motivo per cui ciascuno di noi viene più spesso attratto da un certo tipo di persona e non da altri, ossia concordi o no con chi sostiene che l’amore sia (soprattutto) una scienza e che dipenda dai nostri modelli di esperienze di vita che risalgono alla prima infanzia? …Sembrerebbe difatti che cerchiamo di emulare e ricreare i rapporti avuti da bambini e che riusciamo a riconoscere i tratti di personalità di chi frequentiamo nel presente che ci riportano al passato per cui, se la nostra migliore amichetta dell’asilo era ad esempio particolarmente alta e magra e con gli occhi azzurri, oggi probabilmente siamo calamitati da persone alte e magre e con gli occhi azzurri. “Sinceramente non sapevo nemmeno bene di quanto da te ora condiviso e, quindi, non vi ho mai riflettuto… ma, se vi sono delle verità scientifiche fondate, mi sento assolutamente di aderirvi e credo che anche su di me abbia agito l’emulazione. Ci si comporta secondo criteri attinti dal passato senza nemmeno sapere di farlo ed è, secondo me, questo il bello. Di certo pur’io ho le mie preferenze e ad esempio i tratti, a livello estetico (capelli, occhi ecc.), scuri mi attraggono molto e molto più spesso che altri connotati distintivi – sebbene io non voglia privarmi di niente, nel senso che non si sa mai (a seconda di chi uno si trova davanti) se non sarei capace di sentirmi affascinato e calamitato da caratteristiche diverse da quelle che ho sopraindicato”.
Pensi che esista il destino e, se sì, secondo quali termini? Ti sei poi mai interrogato a proposito della sussistenza del male nel mondo in rapporto alla presunta bontà, onnipresenza, onniscienza e onnipotenza della divinità e del suo operato (cioè sulla questione della Teodicea)? “Io sono una di quelle persone che crede più al destino che al caso… non so se, probabilmente, in controtendenza con ciò che ho affermato fino a questo punto. Penso che appunto il destino esista come meta segnata da tappe che, secondo una volontà e una disposizione e alcune condizioni in base a cui il soggetto si trova ad agire, verranno affrontate e superate. Ho idea poi che vi sia il male nel mondo così come vi è il bene, ché non tutti siamo capaci allo stesso modo di provare amore e di provarlo per una medesima cosa (benché sia comunemente ritenuta splendida e adorabile o degna di compassione)”.
Infine, prima di salutarci, vuoi anticiparci se hai delle novità in cantiere a stretto giro e taluni eventuali progetti a più lungo termine? “Sto perfezionando il mio lavoro prima di presentarlo sulla pagina di “Amici” di Maria De Filippi… il mio sogno nel cassetto è quello di entrare in questa scuola e di partecipare a tale programma televisivo. Spero con tutto il cuore di farcela a prendervi parte nella prossima edizione, che è quasi alle porte (tra un mese circa, manderò la mia candidatura). Dopodiché, se andrà male, credo che comunque pubblicherò quello che avrò portato lì in modo tale da continuare a farmi conoscere sulle piattaforme digitali – e, parallelamente, mi auguro di trovare sempre più occasioni per cantare dal vivo (oltre a farmi ascoltare su Instagram, TikTok e quant’altro)”.