Intervista realizzata da Giulia Quaranta Provenzano
Oggi la nostra libera collaboratrice Giulia Quaranta Provenzano ci propone un focus su Share. È possibile visionare il profilo Instagram di Thomas Casu cliccando su https://instagram.com/share.official?igshid=MzRlODBiNWFlZA==
Ciao! Vorrei domandarti subito qual è il cosiddetto motore interiore che ti ha portato a intraprendere il tuo viaggio nella musica e quali sensazioni ed emozioni provi quando rappi… tutto ciò, in relazione anche a quello che è tuo nome d’arte. “Ciao Giulia! Innanzitutto mi presento come Thomas Casu, che è il mio nome al secolo e quello che sono. Questa domanda è davvero complicata, starei ore e ore a parlare della mia passione per la musica e soprattutto di quanto essa sia la mia ragione di vita. Quando rappo, provo tutte le emozioni possibili ed immaginabili. È proprio la musica ad avermi salvato e continua a farlo… se non ci fosse lei, probabilmente, la mia vita disastrata si sarebbe trasformata in un countdown di autodistruzione. La storia del mio nome d’arte, Skare, affonda le sue radici a quando avevo 6/7 anni d’età. A quel tempo, la mia quotidianità era caratterizzata principalmente da paure di qualsiasi tipo e che mi portavano a sentire dentro me un’angoscia indescrivibile. È così che ho cominciato a scrivere, ancora bambino, e decisi di trovarmi uno pseudonimo – pseudonimo che fu appunto “paura”. È stato allora che ci fu un cambiamento in me. Me lo sentivo, acquistai sicurezza nella mia persona e piano piano, grazie alla sicurezza, abbandonai tante emozioni negative che immagino attraversino tutti noi. Decisi di cambiare, d’indossare una maschera e poi adottai l’inglese per il mio nome d’arte. Capii che era arrivato il momento di mostrare a tutti che non avevo timore”.
Da piccolo a cosa, forse, immaginavi di dedicarti una volta divenuto adulto e che bambino sei stato? Attualmente, invece, come descriveresti la tua personalità e quale colore assoceresti metaforicamente alla tua persona? “Da bambino, come ho accennato nella domanda precedente, non ho vissuto dei bei momenti ma iniziai ben presto – e subito! – ad ambientarmi nel mondo della musica. I brutti periodi erano continui e sembravano infiniti… al punto da rendermi un granello di sabbia in mezzo a mille conchiglie spoglie. Soffrivo di bullismo e me ne tirai fuori con la più grossa delle mie paure (che è quella che, attualmente, ho ancora), ossia me stesso. Ad un certo punto sono scoppiato, proprio come una bomba nucleare che è rimasta inesplosa per anni e anni e diventai un pericolo non solo per me stesso, ma anche per le altre persone. Tutto ciò mi ha portato a restare chiuso in un piccolo castello, nel parco del paese in cui abitavo, a scrivere – su un quadernino tutto strappato – le mie poesie e i miei testi, i miei pensieri. Se dovessi nominare un colore che rappresenta, in modo coerente, quello che ho passato e che sto passando tutt’ora sceglierei il nero. Per motivarmi, in positivo, però scelgo il bianco perché è per me simbolo di speranza. So che un giorno ogni cosa si sistemerà e vedrò appunto una luce bianca, di serenità, che attendo da tantissimo tempo”.
L’ambiente geografico e sociale (compreso quello familiare) e l’epoca in cui vivi, ma altresì i primi input ricevuti durante l’infanzia, quanto e in quale maniera sono stati e sono o no fonte d’ispirazione e determinanti per la tua artisticità? “Penso di essermi dilungato, probabilmente, un po’ troppo nel rispondere alla seconda domanda e quindi di aver risposto anche ad una parte di questa… per quanto concerne l’ambiente familiare, tuttavia, non ne ho parlato dacché faccio davvero fatica, pure adesso ahimè, ad esprimermi a tale riguardo. In un brano che ho scritto e che a breve uscirà ne ho, però, trattato in sintesi e tramite metafora cioè canto <<sono stato all’inferno, non c’era quella via, ma se mi guardo intorno sembra casa mia>>. Ho passato e sto passando brutti momenti in famiglia, che spero si sistemeranno poiché stanno causando un grosso problema psicologico sia a me che al mio fratellino Enea. Lui è piccolo, a breve compirà quattro anni e sin dalla nascita – per via di un neuroblastoma – ha dovuto affrontare veramente il peggio che possa capitare a una persona. Sia lui che mia mamma sono stati tantissimo tempo in ospedale, cercando di non perdere mai la speranza e soprattutto tentando di trovare sempre il coraggio necessario a superare un simile momento di difficoltà. Mio fratello ha concluso tutti i cicli di chemioterapia e immunoterapia con successo, nonostante debba sottoporsi comunque ancora a delle visite importanti e ciò altresì in futuro… e tutto quello che, purtroppo, adesso sta succedendo proprio in famiglia non sta aiutando per niente né lui né me”.
Che cosa rappresenta per te la musica e l’arte più in generale e quale ritieni che sia il loro principale pregio e potere? “Per me, musica è tutto ciò che ci circonda ed è tutto ciò che ci rappresenta… anche se molte persone non ci credono che ciò sa vero, oppure non danno peso a quello che vivono e che hanno intorno. La musica appunto è, sempre, ovunque e noi stessi siamo musica! Tutto quello che ascoltiamo condiziona in nostro umore, che non può non essere sensibile al mood di un eventuale brano al quale ci si approccia. Sono dell’idea che essa, la musica, sia l’arte migliore che esista”.
I ricordi e la costanza, la pianificazione e la progettualità, la sperimentazione e l’osare, la razionalità e l’istinto quanto e in quale maniera sono rilevanti nel tuo percorso di vita quotidiana e musicalmente parlando? “Musicalmente parlando, direi che la forza quotidiana più potente che mi spinge ad andare avanti è il fatto che – scrivendo – mi sento meglio. Molto spesso, alle persone che conosco, specifico che non sono un ragazzo che sa esprimersi bene nel quotidiano ma che, solamente appunto scrivendo e in musica, riesco a spiegarmi… ciò non lo considero un difetto, bensì un pregio che contribuisce alla mia unicità”.
Quanto ti sembra che sia importante – soprattutto nella carriera di una persona di spettacolo, di un personaggio pubblico – l’immagine? Pensi che essa, l’immagine appunto, possa e debba veicolare efficacemente significati emozionali e intellettivi, d’impegno verso un qual certo qualcosa, psicologici a riguardo di sé e di coloro con i quali ci si interfaccia e che ne sia un indicatore di verità? “Penso che l’immagine, per un personaggio pubblico, sia parecchio importante ma che non si debba esagerare e finire per focalizzarsi soltanto su ciò… bisogna saper mostrare il giusto e farlo nel modo più distaccato possibile rispetto a quello che è il proprio vivere quando non si hanno i riflettori puntati addosso (ché la propria vita privata è qualcosa da preservare). Sono difatti dell’idea che, alla fine, ogni persona di spettacolo indossi una maschera – ma è comunque vero pure che ci sono persone, solo le persone giuste, che riescono a vedere dietro essa”.
Quale ipotizzi che sia la tua peculiarità a livello creativo e quale supponi che sia la caratteristica più apprezzata da coloro con i quali collabori (per fare solo alcuni nomi, cito Ensi e Mark Tembo ma altresì Gabriele Di Cosmo), nonché dai tuoi ascoltatori? “La mia peculiarità, ciò che probabilmente mi contraddistingue dalla massa, sono sicuro che siano i testi e il pathos che ci metto nello scrivere e nell’eseguire un brano al microfono… è proprio questo quello che voglio che i veri ascoltatori notino dietro la mia maschera, desidero che capiscano e percepiscano inequivocabilmente tali mie caratteristiche distintive”.
Ad oggi, parteciperesti volentieri a un talent show e/o a un reality? E, proprio a riguardo dei primi, ne hai visto qualcuno quest’anno e – in caso affermativo – hai apprezzato qualche partecipante in particolare? “No… purtroppo non ho seguito alcun reality e nemmeno alcun talent show quest’anno, ma ho intenzione di partecipare a breve ad “Amici” di Maria De Filippi e di mettermi in gioco come ho fatto al Tour Music Fest (dove ho raggiunto la finale nazionale)”.
Qual è il tuo parere inerentemente le potenzialità o meno dei social network e il loro utilizzo – e sui possibili motivi del fatto che, nella nostra odierna epoca, si sta assistendo sempre più a un proliferare di aspiranti “influencer”? “I social network fanno parte di un sistema talmente tanto potente che non riesco a descrivere tutte le loro potenzialità. Musicalmente parlando, aiutano un sacco ma finiscono spesso per relegare in un angolo chi – nella musica – ci mette veramente passione e amore… e io sono uno di quelli che vengono accantonati. Gli influencer hanno la possibilità di trasformare in un lavoro un certo qualcosa che piace loro fare e di cui piace loro parlare, quindi capisco le motivazione del fatto che si stia assistendo a un esponenziale proliferare di aspiranti influencer appunto. Rendere la musica in un vero e proprio lavoro è quello che similmente, da parte mia, vorrei riuscire a conseguire”.
Pensi che esista il destino e, se sì, secondo quali termini? Ti sei poi mai interrogato a proposito della sussistenza del male nel mondo in rapporto alla presunta bontà, onnipresenza, onniscienza e onnipotenza della divinità e del suo operato (cioè sulla questione della Teodicea)? “La presente è una domanda davvero interessante… sì, credo nel destino. O meglio, credo nel potere di tutte le azioni – anche di quelle più piccole – che noi tutti compiamo. Non credo invece nell’onniscienza, bensì sono dell’avviso che siamo ciò che facciamo”.
Infine, prima di salutarci, vuoi condividere con noi se hai delle novità in cantiere a stretto giro e taluni eventuali progetti a più lungo termine? “Come ho prima anticipato, ho in cantiere il progetto di partecipare ad “Amici” di Maria De Filippi e tante altre cose ancora. Ho un sacco di pezzi pronti da pubblicare e sto studiando come e quando fare tutto, quello che presenterò sarà qualcosa di spaziale e soprattutto sicuramente farà riflettere la gente. La mia musica fa sentire come se si stesse davanti a uno specchio e dunque, tramite me, è come se si rivivesse un possibile sé – un sé che avanza in mondi già visti, ma che si devono ancora comprendere al fine di visitarli veramente…”.