I nuovi orizzonti, dettati da idoli usa&getta, sono la consacrazione del “tutto e subito”, di longeva memoria, così, a furor di popolo, (e specificatamente di Social), dopo aver trascorso un annetto scarso, a postare foto di fisici possenti, il duo Benji&Fede, sbarca finalmente con il primo attesissimo cd in copia fisica.
L’imbarazzo generale, di questa operazione targata Warner Bros, spalanca le porte, sul mercato musicale targato teenager, dove, da qualche tempo, il colosso italiano ha abbracciato la deriva identitaria fatta di aria fritta, senza la benché minima nozione, o dote artistica.
I nuovi orizzonti, dettati da idoli usa&getta, sono la consacrazione del “tutto e subito”, di longeva memoria, così, a furor di popolo, (e specificatamente di Social), dopo aver trascorso un annetto scarso, a postare foto di fisici possenti, il duo Benji&Fede, sbarca finalmente con il primo attesissimo cd in copia fisica.
Un album mellifluo, dove in nove canzoni, si dipanano melense euforie di scarsa qualificazione, una matrice scarna di sonorità pop, rivestite da altrettanti testi così smielati, che rendono chiaro l’obbiettivo a cui il prodotto è rivolto.
Difatti, le masse isteriche di ragazzine nostrane, premiano il nuovo duo canoro, ad ogni loro apparizione, sia fisica che virtuale.
La noia accomodante, e l’eccessivo consumo di questo disco, produce una sorta di assuefazione, nonché un eccessivo imbarazzo, ascoltando i temi sciorinati nelle canzoni, dove l’amore, principio fondamentale di ogni teenager, viene rimarcato con sussurri spietati, con una capacità melodrammatica che rasenta l’agonia.
Dolcissimi, bellissimi, capaci di incarnare il prototipo voluto dalla Warner, Benji&Fede rimpiazzeranno ben presto i poster dei One Direction, (a proposito, se cercate su Google, il motore di ricerca associato al loro nome, vi suggerirà anche “fisico”), mentre il desaparecidos Alessio Bernabei dei Dear Jack, giunge fresco fresco di contratto, nella grande famiglia di plastica, intenzionata a spazzare via, l’ultima possibilità di sopravvivere all’ennesimo abuso che si fa della parola Musica.
Salvatore Piconese
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