– di Giulia Quaranta Provenzano –
Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista a Francesco Caprini, ideatore di Rock Targato Italia. L’evento, quest’anno, è giunto alla sua trentatreesima edizione e vede l’introduzione di molte novità volte a una sempre maggiore valorizzazione della creatività e della tenacia nel portare avanti l’arte e la cultura persino e soprattutto dopo anni difficili causa pandemia…
Alla trentatreesima edizione di Rock Targato Italia, il Premio Sennheiser – messo in palio, quale novità assoluta, dalla storica azienda – sarà consegnato alla band Circus Punk. Lei cosa ne pensa di questo gruppo musicale, quale peculiarità ossia ne apprezza particolarmente? “Della band Circus Punk apprezzo l’originalità e l’energia. Antonio (batterista) e Arianna (voce e chitarra) riescono a esprimere un suono di rara potenza ed efficacia. I loro testi, inoltre, sono molto contemporanei e caratterizzati dall’urgenza di vivere una vita straordinaria, anticonformista… Sono ossia una sorta di denuncia dell’imperante ipocrisia sociale. Due personalità, quella di Squillante e di Muttoni, toste e amabili”.
Altra novità assoluta di quest’anno è la partecipazione – al più importante rock contest nazionale impegnato nella continua scoperta e diffusione di realtà musicali innovative – della R.A.S.I., cioè della Rete Artisti Spettacoli per l’Innovazione, che intende formare i giovani artisti sui loro diritti. A Suo avviso, quali sono le principali difficoltà per chi compie i primi passi nel mondo della Musica e dell’Arte tutta e cosa vuol dire essere innovativi? “La principale difficoltà per chi è vergine musicalmente è l’accesso all’informazione, la coscienza di sé. Un artista, tuttavia, DEVE avere consapevolezza del ruolo che ha nella società… In verità viene ammirato, amato. Per contro, però, se assume una posizione fragile e instabile potrebbe indurre, per riflesso, ad alcune negatività. Essere coscienti appunto del proprio ruolo e dei propri dei diritti rende invece qualsiasi artista maggiormente forte e in grado di trasmettere positività, così da condividere pienamente la propria arte e il proprio messaggio con fermezza”.
Se si trovasse a dover provare a spiegare ad un bimbo cos’è il rock, cosa gli direbbe o comunque cosa farebbe? Chi è, dal Suo punto di vista, la personificazione per antonomasia proprio del rock? “Ad un bambino racconterei di John Lennon – una straordinaria storia di pace, amicizia, amore e impegno antimilitarista… una storia, la sua, tracciata da canzoni straordinarie. Questo è il Rock e non solo dacché lo sono infatti anche la poesia, la letteratura, il cinema e l’arte tutta. Infinita curiosità!!!”.
A Rock Targato Italia 2022, Roberto Manfredi e Lemuri il Visionario presenteranno quale la scena musicale italiana degli ultimi trent’anni. Le domando se ci anticipa, secondo la Sua sensibilità, com’è appunto cambiata la musica e la discografia nonché la fruizione musicale in Italia oggi rispetto a tre decenni fa. “Oggi è in atto una grande rivoluzione. Essere artisti, arrivare in classifica, è sempre stato il sogno pressoché di tutti gli uomini… e la musica, d’altro canto, è sempre stata uno dei linguaggi primordiali nelle relazioni umane. Di certo la tecnologia permette di realizzare prodotti forti, notevoli, commerciali ma soprattutto noto l’evidenza secondo cui i social hanno tolto il coperchio alla scatola magica della comunicazione. Ora regna il caos, siamo agli albori di una nuova era culturale e musicale nella quale le visioni sono tante e potenti. Al momento, l’uso degli strumenti tecnologi e la comunicazione fluida sono ad uno stadio molto infantile e i risultati ancora sperimentali… nel futuro, eppure, ci aspetta una grande e qualificata rivoluzione professionale com’è nell’ordine delle cose”.
Quale il contesto e i cosiddetti connotati dei talk show e della musica live, nel presente? I social, inoltre, come hanno inciso nel fare musica e nel fruire d’essa – e ciò in relazione anche all’or ora citate realtà? “Talk show e social hanno inciso, nel campo musicale, in maniera parecchio negativa. Il successo è diventato effimero, soprattutto in Italia che storicamente è sempre stata patria della grande musica… ma con una politica inesistente nel programmare e avviare un’adeguata preparazione ad essa nella scuola dell’obbligo. Il risultato fa rabbrividire, a parte qualche raro successo discografico e miliardi di visualizzazioni: non esiste oggi una scena musicale italiana originale e autentica, in grado di essere esportata all’estero. Molto più qualificati e internazionali, invece, i settori Moda e Designe”.
Venerdì interverrà quale ospite Marco Di Noia, che si esibirà con la chitarra/tastiera “Artifact” – accompagnato da Lorenzo GhiriNGhelli, il quale l’ha inventata. Marco è un cantautore, sperimentatore, autore di un EP dedicato ai robot che è stato realizzato insieme al famoso iCub e Teotronico. Della tecnologia, per quello che La riguarda, che uso ne fa? “Marco è uno dei pochi Artisti nostrani che ha una visione della musica come linguaggio internazionale, frutto di ricerca e sperimentazione. Con lui si è di fronte ad una sorta di avanguardia che ha bisogno di lettura, informazione, ascolto e incontro con artisti di grande e suo medesimo valore. Artisti fuori dal mainstream, ma dentro una realtà tenace e capace. All’estero avrebbe senza alcun dubbio maggiori riconoscimenti”.
Nel pomeriggio del 29 luglio vi sarà un incontro altresì con l’architetto Carlo Lecchi, presidente e fondatore (insieme a Simonetta Bonfadini e Milo Goy) dell’AVI – Associazione Vinile Italiana – che parlerà di collezionismo. Secondo la Sua sensibilità, qual è il principale piacere e valore di ascoltare la musica su vinile in un mondo “dominato” dal digitale? “La musica su vinile avvicina ai ricordi, a tutti quei momenti che ognuno di noi porta amorevolmente con sé… con grande nostalgia. Le nuove generazioni lo hanno scoperto e ciò mi fa molto piacere, ne sono felice! Io uso ancora il mio vecchio Philips. I vinili fanno comunità, creano relazioni e questo non è poco in un mondo massificato da ascolti superficiali e veloci”.
La consegna delle targhe vede quale “Miglior etichetta 2021” I Dischi del Minollo, il “Premio miglior live” a GianCarlo Onorato, il “Premio Stefano Ronzani” a Omar Pedrini, la targa “Una Vita per la Musica” al produttore musicale Mauro Paoluzzi, il “Miglior Album 2021” a Bachi da Pietra, il “Miglior Album 2022” ad Alteria, la “Miglior etichetta 2022” a Dischi Soviet Studio e quale “Artista rivelazione 2022” Il Peggio è Passato. Ha piacere di condividere con noi l’iter che vi ha portati a tali notevoli scelte e a cosa equivale, dalla Sua prospettiva, la professionalità artistica musicale tanto da entrare nella storia della musica italiana? “I premi e i riconoscimenti sono fondamentali, se e quando sono credibili, per dare prestigio e per l’appunto credibilità alla filiera artistica e a tutti coloro i quali da tempo hanno scelto strade lavorative non sempre facili ma estremamente importanti per la culturale di un popolo. Con un gruppo di collaboratori, che mi circonda e mi segue da anni, abbiamo monitorato tali incredibili artisti in grado di regalare, ogni anno, emozioni forti – emozioni lontane anni luci dal mercato – grazie alla passione e alla costante ricerca di nuovi orizzonti creativi. L’Arte è, non per nulla, un continuo divenire”.
L’evento, organizzato dall’Associazione Culturale Generazione Europea con il supporto a livello nazionale dell’Ufficio Stampa e Comunicazione Divinazione Milano e con la partecipazione del media televisivo RockerTV, vanta quale ospiti Pieralberto Valli e Roberto Bonfanti. Valli ha scritto il romanzo “Il Nodo”, una storia ambientata in un futuro dispotico. Ha idea che, attualmente, si sia già in una tale realtà e quale possibile senso ha il dolore? “La domanda è affascinante e bella ma, onestamente, non avendo ancora letto il libro di Pieralberto Valli non ho gli strumenti adatti per rispondere. Nella vita, invece, per un artista (vero), posso assicurare che il rapporto con il dolore è quotidiano. Incertezze, paure, ansie, il vuoto creativo… insomma, in questo senso, è possibile scrivere libri a non finire”.
Infine, il 30 luglio vi sarà un dialogo con Paolo Pelizza a proposito di quanto pesa il testo nelle canzoni… orbene per Lei testo, melodia, voce quanto sono rispettivamente importanti? L’immagine visiva, l’estetica, incide e dovrebbe o no incidere nella considerazione che si ha di un artista? “Le parole sono fondamentali sia quando ci si rivolge a persone colte che, inversamente, a chi vuole solo divertirsi. La narrazione e il testo sono importanti e hanno il compito di coinvolgere per mezzo di diverse sfumature e sensibilità, in direzione delle emozioni più profonde. La melodia e il ritmo pure, parimenti. L’immagine invece non dovrebbe incidere nella considerazione o meno che si ha di un cantante, ma è anche vero che è un elemento potente… se corrisponde al valore musicale reale e a cosa propone l’artista. In tutti i casi, comunque, aiuta e direi che è parte integrante della comunicazione… non deve essere, però, un’ossessione”.
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