“Un successo al di là delle previsioni, che ci ha molto soddisfatto e ci ha consentito di realizzare la mission culturale del circolo con incontri di alto spessore culturale e umano, che hanno arricchito la nostra conoscenza su temi e personalità di spicco nel panorama nazionale, come gli scrittori Nigro e Pispisa, l’intellettuale Lanza Tomasi, i pittori Solveig Cogliani e Danilo Maestosi, il critico d’arte Romoli Barberini e il gallerista Lombardi. A loro va la mia personale stima, il ringraziamento e i complimenti del pubblico e dei soci”.
Così Sebastiano Paterniti, presidente del Circolo Agatirso di Naso, a compendio dell’ “estate culturale” del Circolo, ciclo di incontri agostani in collaborazione con iTAM Comunicazione, Viviana Montalto (Libreria Doralice Messina) e la Galleria Lombardi (Roma). Dopo la manifestazione “Arte e Cervello” alla quale hanno partecipato il gallerista Enrico Lombardi, lo storico dell’arte Andrea Romoli Barberini, i pittori Solveig Cogliani e Danilo Maestosi, e dopo l’incontro su Il Principe fulvo (Sellerio 2012) con Salvatore Silvano Nigro, Gioacchino Lanza Tomasi e Dario Tomasello, ieri l’ultimo appuntamento è stato dedicato alla presentazione de Il Cristo ricaricabile (Meridiano Zero 2012), quarto romanzo dello scrittore messinese Guglielmo Pispisa, dopo Multiplo (Bacchilega 2004), Città perfetta (Einaudi 2005), La terza metà (Marsilio 2008).
Un romanzo che prende spunto da un incubo e si dipana partendo da una domanda: “Cosa succederebbe se…”. Una domanda dalla quale scaturisce un viaggio nella demistificazione della religiosità pret a porter condotto con sguardo compassionevole e con penna allo stesso tempo ironica e lirica. “Mi sono chiesto cosa succederebbe oggi se qualcuno fosse scambiato per un nuovo messia, cosa lo farebbe interpretare da una gran massa di persone come nuovo messia – ha raccontato al pubblico Pispisa – e mi sono risposto che oggi più che risposte spirituali avrebbero successo soluzioni concrete come le guarigioni, risposte pratiche all’incapacità di tutti noi di accettare la sofferenza, il dolore e la morte, e da lì sono partito”.
Ad illuminare la pagina critica sull’opera di Pispisa Katia Trifirò, dottore di ricerca e docente a contratto all’Università degli Studi di Messina, autrice di pubblicazioni specialistiche tra cui Dal futurismo all’assurdo. L’arte totale di Beniamino Joppolo (Le Lettere 2012), che ha sottolineato la capacità di Pispisa di far saltar fuori dalla pagina i personaggi, così che quando chiudi il libro quei protagonisti sembrano persone che si sono conosciute, con le quali perfino poter dialogare. E ha concluso ricordando l’empatia dell’autore per i “suoi” personaggi, quella mancanza assoluta di sentenziosità che traghetta un giudizio morale comunque potente, quella leggerezza del tocco con la quale Pispisa riesce a parlare di difficili tematiche, senza gratuito strazio, senza commozione epidermica, giusto per intima condivisione dell’umano destino.
“Il libro di Pispisa – ha concluso Dario Tomasello, docente di letteratura italiana dell’Università di Messina e responsabile del DAMS, intervenuto dal pubblico – è un romanzo di quelli che rimarranno, che per vent’anni svolgerà i propri effetti, rappresentando del Cristo il fattore primario, quello di essere travisato, e perché intriso di profondo rispetto per l’umanità, le debolezze e le grandezze insondabili dell’umanità. C’è una via alla sicilianità che è quella di Pispisa e che si caratterizza per raffinatezza interiore e di condotta e per aplomb, alla maniera di Adolfo Celi”.
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