Continua il sodalizio tra la nostra testata e il festival della cultura e del libro ideato da Fulvia Toscano, un cantiere sempre aperto, per una cultura plurale in movimento. In questa nuova edizione dopo ritorno di tanti progetti come “l’ombra di Dioniso” il Festival nel segno di “costruire la bellezza” guarda avanti. Si parte il 2 settembre.
Tra i media partners del Festival anche la nostra testata. Un incontro non casuale, ma che ha origini lontane già dal 2011, e che nel 2012 portò alla creazione dell’ostica, quanto intrigante sezione dedicati agli autori scomunicati condotta da Massimo Scaffidi.
Poi gli incontri tematici sull’ambienti, nel 2013 e la gestione dell’ufficio stampa del Festival sino al 2014.
Qust’anno sarà l’anno di “GenerAzioni. La storia siamo noi”.
Questo è il titolo scelto per la VI edizione di Naxoslegge che, come di consueto, declinerà le diverse sezioni nel corso dell’intero mese di settembre (a partire da sabato 2), coinvolgendo associazioni, scuole, fondazioni e luoghi vari e mantenendo in Giardini Naxos il suo cuore propulsore.
“Il tema centrale – spiega la direttrice artistica Fulvia Toscano – intende aprire una finestra sulla necessità della memoria storica intesa, anche, come trasmissione di saperi e confronto tra generazioni. Non a caso quasi tutti gli incontri saranno gestiti a più voci, con la presenza di giovani e giovanissimi interlocutori, alcuni provenienti dalle fila della associazione partner Idee in movimento, altri reclutati tra gli studenti del liceo Caminiti, partner storico del festival, e di altre scuole presenti, oppure giovani giornalisti e scrittori che converseranno con i diversi ospiti”.
Il festival, autoprodotto, grazie al sostegno di tante aziende private e cittadini, si articolerà nelle classiche sezioni Naxoslegge la Storia, Naxoslegge la Poesia, Naxoslegge la Legalità etc… e ospiterà importanti autori del panorama siciliano e nazionale.
Due i laboratori di scrittura programmati: uno sulla scrittura epistolare, a cura di Marinella Fiume, il 14 settembre a Giardini Naxos, in collaborazione con la Biblioteca delle donne del liceo Caminiti, che, in presenza della dirigente Carmela Maria Lipari, lancerà anche la I edizione del Concorso ” Da questo luogo, da questo tempo. Lettere a…”, quest anno dedicato a Maria Occhipinti; il secondo, I colori di Shiva, dal 16 al 18 settembre, a cura di Alberto Samona’, a Messina, in collaborazione con il Centro Mater Vitae, nell’ambito della sezione Ierofanie. Sulle tracce del Sacro.
Tra gli ospiti che hanno confermato la loro partecipazione, ricordiamo e citiamo in ordine di presenza: Paolo Patane’, Vera Greco, Giuseppe Leotta, Carmela Lipari, Valeria Brancato, Chiara Vigo, Marinella Fiume, Paola Floramo, Maria Pia Luca’, Maria Enza Giannetto, Mariangela Puglisi, Simona Lo Jacono,Margherita Rimi, Pancrazia Marcuccio, Francesca Monforte, Ivano Luppino, Antonina Cacopardo, Maria Vita Cambria, Pippo Gurrieri, Arianna Attinasi, Antonino Ioli, Giacomo Caudo,Saro Abbate, Francesco Giubilei, Andrea Giuseppe Cerra, Pietro Greco, Maurizio Cucchi, Antonio Di Mauro, Gianluca Furnari, Sergio Palumbo, Giuseppe Ruggeri, Milena Romeo, Giuseppe Li Rosi, Francesco Pira e Antonia Cavo, Mauro Curcuruto, Joe Vito Nuccio, Lelio Bonaccorso, Fabrizio Chillemi, Fabrizio Fonte, Nello Musumeci, Aurelio Angelini, Vincenzo Piccioni, Giovanna Fiume, Lidia Tilotta, Gaetano Armao, Marcello Saja, Daniele Tranchida, Giuseppe Parlato, Maria Concetta Calabrese, Sebastiano Tusa, Fabio Granata, Ferdinando Raffaele, Carlo Ruta, Mario Zito, Teresa Sardella, Toni Romanelli, Rosaria Andolina, Daria Di Giovanni, Tonino Sano, Giuseppe Parlato, Luigi Chiara, Alberto De Luca Paolo Di Stefano, Aldo Gerbino, Aurelio Pes, Carmelo Panebianco, Pietro Cagni, Alfio Grasso, Maria Grazia Insinga, Alberto Samonà,Gabriella Alfieri, Marilina Giaquinta, Dora Marchese, oltre a tutti i docenti, alunni ed ex alunni del Liceo Caminiti, che si susseguiranno negli incontri in programma tra luoghi, come l’Auditorium del liceo Caminiti, Palazzo Paladino, il Parco archeologico di Naxos, la terrazza del lido di Naxos e altre terrazze del lungomare Tysandros, la Feltrinelli point di Messina, la Fondazione Piccolo di Calanovella e la Fondazione Verga di Catania, il Monastero di Mandanici, nell’ ambito della rassegna Archetipi e territorio, coordinata da Pino Mento,il Castello San Marco di Calatabiano.
Una nuova sezione dedicata allo Sport sarà inaugurata il 20 settembre, con la istituzione del premio Tysandros, alla cultura dello sport, intitolato a Tanino Brunetto. Confermate le collaborazioni storiche con la Associazione l’Altra metà, con ACVA di Giardini Naxos- Taormina e Valle Alcantara, con Gruppo UNICEF di Giardini Naxos, con AGE di Giardini Naxos e Lettori in erba, con la Rete Latitudini, con Sabirfest di Messina, la Feltrinelli point di Messina, il Centro di Poesia contemporanea di Catania, l’istituto comprensivo di Giardini Naxos, Centro Studi Interferenze e Oltre la Linea di Messina, a cui si aggiungono nuove sinergie con il club Val di Noto delle Soroptmist, la Associazione Medici scrittori e l’ Ordine dei medici della provincia di Messina, con le case editrici Arianna e Edizioni di Storia e Scienze sociali, con il Liceo Maurolico di Messina, con il Marranzano world fest e la Associazione musicale etnea e Il Conservatorio Statale di Musica “A.Corelli”di Messina.
Il festival si chiuderà il 2 ottobre a Motta Camastra (Me), con la giornata conclusiva della nuova sezione “Vox Populi”, realizzata in collaborazione con il Comune e dedicata alle tradizioni demo etno antropologiche.
Tra gli ospiti che popoleranno il borgo alcanterino, in concomitanza con la tradizionale festa della noce, tra il 30 settembre e il 2 ottobre, ricordiamo: Ignazio Buttitta, Arianna Attinasi, Franz Riccobono, Sergio Todesco, Mario Sarica, Biagio Guerrera, Mauro Geraci, Fortunato Sindoni, Mimmo Rando, Carlo Muratori, VitoTeti, Anna Mallamo, Mario Bolognari, gli scrittori del progetto Il borgo delle storie, Licia Cardillo, Giorgio D’ Amato, Clelia Lombardo, Cristina Marra,
Diversi gli editori presenti, dalla Sicilia e dalla Calabria, regione ospite. In programma anche laboratori con diversi professionisti, coordinati da Vincenza di Vita e Giusy Patanè, in collaborazione con Marranzano World Fest e Associazione musicale etnea ( info su fb naxoslegge e voxpopuli).
Rileggendo due articoli:
22 settembre del 2012.
NAXOSLEGGE – DOMANI SPAZIO AGLI AUTORI “SCOMUNICATI”
Il Festival della cultura domani, Domenica 23 settembre, dopo la mattinata dedicata al meeting delle associazioni culturali giovanili della provincia ionica di Messina, a cura della Consulta giovanile del Comune di Giardini Naxos “Frontiera ionica” ed allo stimolante (alle ore 11.30) “Nomina – ridare senso alle parole morte: le parole della politica” con la presentazione del libro Riprendiamoci le parole. Il linguaggio della politica è un bene pubblico di Graziella Priulla -previsti gli interventi di Antonio Arena e Monica Centanni. Al dibattito prenderanno liberamente parte politici, giornalisti, scrittori, economisti e soprattutto i cittadini – vedrà svolgersi, nel pomeriggio, una tavola rotonda dedicata a due “scoumicati”.
Infatti, in collaborazione con sComunicando si svolgerà “Sulle tracce di Giuseppe Lo Presti e Pierre Drieu la Rochelle”.
Interverranno Carmelo Causale e Associazione culturale Altaforte.
Coordina Massimo Scaffidi direttore di Scomunicando.it.
A seguire “Anteprima Sicilia” – mostre.
Presentazione della mostra Gli ultimi Gattopardi. Tra letteratura e arte. Interverranno: Francesco Gallo (curatore), Francesco Rovella (organizzatore), Daniele Tranchida (assessore regionale al turismo, sport e spettacolo) e Salvatore Presti (direttore artistico Circuito del Mito).
Alle ore 21.30 – Tra poesia e canzoni. O maggio alla musica italiana d’autore.
Concerto a cura di Extramoenia, Frontiera Ionica e Consulta giovanile del Comune di Giardini Naxos.
Ritornando all’appuntamento con gli “Scomunicati”, la stessa direttrice artistica del Festival, Fulvia Toscano, ha afferato in un’intervista, a margine dell’appuntaento letterario:
“Tutti gli appuntamenti di NaxosLegge sono importanti, perché nascono da un lungo lavorio, da scelte molto attente, che mirano a perlustrare la realtà. Nei suoi lati più chiari, come in quelli più nascosti o omessi.
Tuttavia vorrei segnalare la nascita di alcune nuove sezioni: Scomunicati, in collaborazione con Scomunicando il giornale online diretto da Massimo Scaffidi, sezione dedicata a personaggi borderline della letteratura.
Per questa II edizione di NaxosLegge affronteremo il mondo di Giuseppe Lo Presti, autore siciliano semisconosciuto, caso letterario dei primi anni Ottanta, scoperto da Aldo Busi, morto giovanissimo, coinvolto negli anni di piombo dalla parte dei “più cattivi”, della galassia dell’estrema destra, i Nar.
Il secondo autore di cui ci occuperemo, in collaborazione con l’associazione Altaforte di Messina, è Pierre Drieu La Rochelle, un maledetto della letteratura francese, scrittore potentissimo, proprio quest’anno ammesso nella Pleiade, dopo 70 anni di “castigo”.
E per rianere tra gli appuntamenti di domenica, la stessa Tocano, aggiunge:
L’altra sezione nuova è Nomina, dedicata al recupero delle parole naufragate nel mare della ambiguità e del non senso, ovvero la necessità di ri-fondare il lessico, per far si che le parole abbiano un senso reale.
Presenteremo il libro della professoressa Priulla, dal titolo eloquente “Riprendiamoci le parole” che si occupa, in particolare delle parole della politica (mai tema più attuale e forte); con l’autrice dialogherà Monica Centanni, filologa e studiosa di lessico politico. Saranno anche invitati a partecipare altri studiosi e filosofi della politica, insieme, perchè no, a politici, di tutte le aree, invitati a portare una loro parola che racchiuda il senso del loro vedere, pensare e fare politica (nella speranza che le tre cose non siano tra loro dissociate, come spesso accade).
GIUSEPPE LO PRESTI:
Nasce ad Alcamo il 20 gennaio 1958
Muore a Sanremo il 28 agosto 1995
Trasferitosi in Torino dopo il terremoto del Belice del 1968, non poté completare neppure gli studi elementari.
Nel capoluogo piemontese, dopo aver per alcuni anni lavorato presso una pasticceria, presenta domanda di arruolamento nell’esercito.
Ma, prima ancora di essere sottoposto a visita medica, viene arrestato per rapina ed attività sovversive.
Collaborerà, dai penitenziari italiani, nei quali ha trascorso circa undici anni, con diverse testate di destra, tra cui «Candido» (Milano), «Il Borghese» (Milano) e il mensile «Avanguardia» (Trapani).
A seguito di una grave malattia, all’inizio degli anni Novanta ottiene la detenzione domiciliare.
Tra i suoi inediti vi sono alcuni romanzi, dei racconti, pagine di diario e corrispondenza.
OPERE
– L’indominio della discordanza, Saluzzo, Barbarossa, 1986 (prima ed. del successivo romanzo);
– Il cacciatore ricoperto di campanelli, pref. di A. Busi, Milano, Mondadori, 1990
Pierre Drieu La Rochelle
Vi sono scrittori che impersonano nella loro esistenza e nelle opere un’epoca intera con tutte le sue contraddizioni. Pierre Drieu La Rochelle è stato uno di questi enfants du siècle.
E il fascino dei suoi romanzi è legato non solo alla loro efficacia letteraria, ma anche al fatto che lo scrittore francese è diventato il simbolo di una generazione, quella degli “anni ruggenti”, divisa fra una vita disordinata e la ricerca di un ordine personale e sociale.
Personaggi e romanziere si sono identificati agli occhi dei lettori sino a perdere ogni distinzione. E così doveva avvenire perché tutta la sua narrativa è un lungo monologo autobiografico in cui fantasia e confessione si intrecciano inestricabilmente.
Qualcuno lo ha definito il fratello di F.S. Fitzgerald, il poeta della decadenza, della disintegrazione di una civiltà. E la definizione è, in parte, esatta. Drieu infatti è fra gli scrittori francesi che hanno avvertito più tragicamente e intensamente la crisi dell’uomo occidentale. “Il suo spirito era abituato – ha scritto in un romanzo – a confrontare la vecchiezza di oggi, che si dibatte con scosse secche e nervose, alla giovinezza creatrice con le sue armonie calme e piene”.
Le sue opere letterarie più significative, come Drôle de voyage, Fuoco fatuo, Rêveuse bourgeoise, Gilles, sono tutte modulate su questo tema della decadenza. I personaggi ne sono partecipi e rivelano nelle loro vicende l’incapacità di avere rapporti costanti e normali con gli altri, donne, uomini e ambienti, in un’alternanza di desideri e delusioni, di decisioni e di rinnegamenti; spinti continuamente a fuggire, a evitare ogni legame per timore di dovere “scegliere”.
Le pagine più compiute della sua narrativa, in genere scostante come scostante era lo stesso scrittore, sono appunto quelle in cui Drieu esprime questa atmosfera di crisi attraverso un ritmo linguistico che passa da un periodare secco e duro a una prosa densa e contorta. Ma parlare in Drieu di un’unità e costanza stilistica sarebbe, a parer nostro, inesatto: per lui infatti lo stile era un puro strumento che doveva adattarsi alla materia che trattava. Mentre, per fare un esemio, Fuoco fatuo e La commedia di Charleroi sono costruiti in un linguaggio scabro ed essenziale, Drôle de voyage e la prima parte di Gilles, che descrivono invece una corruzione di sentimenti e un clima di disfacimento, sono modulati su un ritmo più contorto, denso, colmo di echi e di riferimenti. Ma il caso più significativo è quello di Rêveuse bourgeoise,dove l’autore, dovendorievocare in chiave fantastica la storia della sua famiglia e l’ambiente della media borghesia durante la belle époque, adotta consapevolmente il linguaggio del naturalista.
Pierre Drieu La RochelleLa modernità di Drieu sta, a parer nostro, nella struttura costante di tutta la sua opera che, al di là delle differenze stilistiche sottolineate, fonde nel tessuto narrativo materiali di diversa estrazione, descrizioni di vicende, meditazioni interiori, annotazioni storiche e di costume, costruendo un vero e proprio tipo di “romanzo-saggio”. Ma, a differenza di altri narratori, Drieu descrive senza definire: tutta la sua narrativa manca cioè di corposità veristica, i personaggi non hanno volto, sono centri nervosi, temperamenti – o forse anime – e i lororapporti non sono quasi mai visti direttamente, ma attraverso lo schermo dei loro riflessi emotivi.Faremmo però un torto al romanziere francese se lo riducessimo a un puro descrittore della decadenza. La consapevolezza della decadenza non era per lui un alibi, una giustificazione per accomodarsi nella poltrona di un nichilismo senza speranza. In lui era viva l’esigenza di una rivolta per modificare una situazione personale e sociale che giudicava negativa. L’aveva già
sperimentata durante la prima guerra mondiale, che gli ispirò il suo racconto più compiuto, quella Commedia di Charleroi, in cui i temi della guerra moderna come simbolo della decadenza, il desiderio di rivolta, l’eroismo e la paura si mescolano in un impasto linguistico di derivazione surrealista, spezzato, rotto, in cui passato e presente, azione e meditazione formano vari piani narrativi intrecciati fra di loro in una struttura armonica.
Questo bisogno però di una rivolta, invece di esprimersi, come sarebbe stato proprio per uno scrittore, in una ricerca e in un approfondimento interiore, lo spinse verso l’azione pubblica, nell’evasione dell’impegno politico attivo che si concluse, come si sa, nella sua adesione al fascismo e nel tragico suicidio. Ma – ed è bene sottolinearlo per comprendere appinero la suapersonalità – negli ultimi anni lo scrittore francese stava maturando una meditazione che lo allontanava sempre di più, da un punto di vista psicologico, dalla politica, dagli aspetti più contingenti della storia, e lo portava a cercare certezze non condizionate dagli avvenimenti.
L’ultimo Drieu, che fra l’altro ha scritto quella stupenda confessione che è Racconto segreto, viveva ormai orientato verso una prospettiva metafisica, nella lettura di San Paolo, dei Vangeli e dei testi sacri orientali.
Pol Vandromme ci offre in questo saggio un ritratto prevalentemente psicologico di Drieu nellasua epoca, molto importante per capire i temi fondamentali delle sue opere, e nello stessotempo sottolinea i motivi originali di questo autore che ha anticipato, pur nei limiti della suaformazione culturale, non solo una certa letteratura dell’incomunicabilità del dopoguerra, ma anche una corrente letteraria francese, quella che è passata alla storia degli anni cinquanta come la scuola degli ussari e degli enfants tristes.
testo di Alfredo Cattabiani
“ECOMOSTRI E DINTORNI”
A NAXOSLEGGE LA DENUNCIA E LA PROPOSTA
A Naxoslegge, rassegna culturale dalle tinte forti, che quest’anno, non a caso, ha scelto “Il potere” come argomento principe delle sue iniziative, non poteva mancare un gran bel dibattito su uno degli argomenti più scottanti di questo momento storico: gli ecomostri.
Sono loro il simbolo più significativo di quelle scellerate scelte politiche, per così dire “calate dall’alto”, che feriscono il territorio, bypassando prepotentemente l’opinione dei cittadini che per primi dovrebbero essere interpellati sul destino del luogo in cui vivono, secondo il sano principio delle scelte partecipate e condivise.
E’ il caso dei progetti delle grandi opere, specie quelle regolamentate dalla famigerata “Legge obiettivo”, alcune di esse fallite, di fatto, ma portatrici comunque di interessi speculativi, come il Ponte sullo Stretto, o, in egual modo, oggetto di forti contrapposizioni come la linea TAV in Val di Susa etc.
Ce ne sono altre, poi, meno conosciute, ma altrettanto problematiche ed impattanti già nelle previsioni, che meriterebbero molta più attenzione. Tra queste, il rigassificatore previsto in Calabria, nella Piana di Gioia Tauro, il cui progetto, col passare del tempo, a fronte delle “semplificazioni” del suo iter scaturite dal “Decreto sviluppo” del governo Monti, ha visto, giorno dopo giorno, crescere accanto a sé un forte dissenso portato dalla popolazione locale.
Ma se il destino di opere come queste è legato, in un certo qual modo, ad un confronto / scontro dentro una dialettica nazionale, stessa cosa non si può dire per il MUOS (Mobile User Objective Sistem), imponente sistema di telecomunicazioni della Marina Militare USA, forte di quattro basi in tutto il mondo, una delle quali è in corso di realizzazione nella riserva naturale di Niscemi, in provincia di Caltanissetta. Interessi sovranazionali, dunque, a vantaggio esclusivo della superpotenza americana, con gravi rischi per i niscemesi, complici uno Stato e una Regione colpevolmente impotenti e omissivi nel far rispettare la legge che tutela il territorio e la salute dei propri cittadini.
Per questo, proprio sabato prossimo, 28 Settembre, a Palermo, si darà vita alla quarta grande manifestazione nazionale No MUOS, dopo le tre precedenti, svoltesi a Niscemi nell’arco dell’ultimo anno.
Il dibattito al Lido di Giardini Naxos, dinnanzi ad una platea composta per lo più da studenti, è stato condotto da Massimo Scaffidi, – lui è il direttore di Scomunicando.it mediapartner del Festival – giornalista che dirige l’ufficio stampa del Festival e che ha visto interfacciarsi due importanti protagonisti, rispettivamente, del dissenso cresciuto intorno al rigassificatore di Gioia Tauro ed al MUOS di Niscemi: Vincenza Bagnato, giovane calabrese attivista dei movimenti e Antonio Mazzeo, militante eco pacifista ed antimilitarista, scrittore, blogger, giornalista, che per primo con la sua inchiesta pubblicata nel libro “Un Ecomuostro a Niscemi” (Ed.Sicilia Punto L., 2012) ha acceso i riflettori sulla stazione di telecomunicazioni USA del centro nisseno. COn il “sogno” finale sulla riconversione dell’incenritore di Messina, per tramutarlo in un grande polo culturale, dell’artista-ingegenere Linda Schipani.
Vincenza Bagnato è stata bravissima ad esporre e sintetizzare in senso critico l’iter del progetto del rigassificatore che interessa la “Piana”, facendo un’ottima analisi tecnica e allargando l’attenzione anche verso altre realtà come Falconara Marittima e Porto Empedocle. Fa rendere benissimo l’idea, quando fornisce il numero globale degli impianti cui occorre fare riferimento: “Sono cinquantanove in tutto il mondo – dice la giovane attivista – quando nel 2011 solo i progetti presentati in Italia erano quindici. In Europa ne abbiamo in tutto sedici ed il Giappone ne possiede ventiquattro. Fate voi la proporzione”. Passando, quindi, al caso di Gioia Tauro, accusa senza mezzi termini l’allora ministro Passera, che attraverso il classico sistema delle partecipazioni societarie fu, quand’era al Governo, dentro un “conflitto di interessi”.
Vincenza Bagnato, sul rigassificatore della discordia, enumera tutte le ragioni del No: “SI intende creare una bomba su un territorio altamente sismico, come quello di Gioia Tauro, dove sorgerà l’opera, attraversato da quattro faglie attive. Su questo punto, il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, ha infatti richiamato l’attenzione riguardo la scelta di realizzare un’opera di questo tipo”. Ma i rischi non si limitano certamente a quello sismico: “In caso di esplosione – dice l’attivista – la nube sprigionata raggiungerebbe un raggio di cinquanta chilometri”. Ed ancora altri rischi, alcuni connessi alla tubazione, altri con il riversamento di candeggina in mare, altri ancora legati ad uno stato emergenziale della zona che ha portato ad una mancata autorizzazione VAS. Quanto alle motivazioni del fronte del Sì, ritiene che siano dovuti a fatti economici senza alcun beneficio per la Calabria: “L’Italia non lo fa certo per il fabbisogno nazionale, vuole, piuttosto, vendere gas nel Nord Europa. Al Nord Italia andranno i profitti, mentre a noi restano rischi di esplosioni, l’inquinamento della candeggina in mare e l’immondizia”.
La partecipazione di Vincenza Bagnato, nel corso del dibattito, è stata così commentata daMassimo Scaffidi: “Vincenza ci sta mettendo la faccia con entusiasmo e sta cercando di fare emergere notizie importanti che noi non conoscevamo. Sulla questione registriamo l’assenza dei programmi di denuncia televisiva. L’importante è sensibilizzare e far conoscere”.
Dopo Vincenza Bagnato è toccato ad Antonio Mazzeo.
Il militante eco pacifista messinese, di fronte agli studenti, imposta subito il proprio intervento adattando l’argomento alla circostanza, iniziando dai danni delle antenne di Niscemi alla natura, al flusso degli uccelli migratori, alle conseguenze devastanti dell’elettromagnetismo sulle api. “Quella di Niscemi è l’ultima sughereta rimasta in Sicilia – dice Mazzeo – Venticinque anni fa ne sono stati occupati e sottratti ben seicento ettari, dove la Marina Militare statunitense vi ha installato quarantasei gruppi di antenne che hanno il compito di garantire le telecomunicazioni con sottomarini, anche nucleari, e unità navali, con un impatto elettromagnetico enorme”. Parla, naturalmente, del sistema di telecomunicazioni NRTF (Naval Radio-Transmitter Facility), al quale si sta aggiungendo il MUOS, sistema per le telecomunicazioni satellitari, gruppo di tre gigantesche parabole, in corso di ultimazione, di cui Mazzeo spiega la funzione iniziando con una precisazione: “Il MUOS non è un radar che ha il compito di intercettare i movimenti aerei. E’, invece, un sistema di telecomunicazioni che serve a far andare ai satelliti, a quindicimila chilometri dalla terra, informazioni circa gli obiettivi da colpire in qualunque parte del mondo”. Spiega, dunque, quella che secondo lui è l’”innovazione” principale: “La grande problematica dal punto di vista etico è che la stazione servirà a far coordinare le cosiddette guerre del XXI secolo, totalmente automatizzate in cui l’uomo sparisce completamente nella decisione e nell’esecuzione”. E si rivolge direttamente agli studenti: “La vostra generazione – dice loro Mazzeo – è cresciuta giocando ai videogiochi. Ebbene, chi in questo momento fa le guerre opera allo stesso modo, come se fosse davanti ad un cartone animato. Pensate che il novantacinque per cento delle vittime sono civili indifesi come donne, bambini e anziani. Queste sono le guerre moderne”.
E su un nuovo input di Massimo Scaffidi riflette su come fare per venir fuori da questa situazione: “Sarebbe sufficiente che Governo nazionale e Parlamento facessero rispettare l’art. 80 della Costituzione. In particolare, deve essere quest’ultimo ad assumere una decisione. Inoltre, resta sempre aperta alla Regione la questione dell’autorizzazione data in una riserva naturale. Là è stato commesso un crimine ambientale. Ma questo sistema, purtroppo – prosegue Mazzeo – avrà effetti devastanti anche sulla salute delle persone, perché sono stati misurati i campi elettromagnetici generati dalle antenne ed è risultato che sono bene al di sopra di quanto previsto dalla legge”.
E non poteva mancare, da parte di Antonio Mazzeo, un particolare che lo ha impegnato non poco in passato: “Nella realizzazione della base di Niscemi c’è stata l’aggravante delle infiltrazioni criminali, mafiose. C’è una legge antimafia che impedisce appalti e subappalti ad imprese sprovviste del certificato antimafia. Eppure nonostante denunce e segnalazioni, anche istituzionali, in questo senso si è creata una totale extraterritorialità”.
Un profondo conoscitore della vicenda MUOS, come Mazzeo, può considerare questa storia come un paradigma: “L’esperienza del MUOS – dice Mazzeo – è tipica di chi vive in Sicilia. Da una parte vede i poteri forti che non rispettano il diritto, la legge, la Costituzione; e dall’altra persone che si mettono in gioco dopo che per tanti anni hanno avuto gli occhi bendati, scoprendo di essere stati ingannati. Comunque andrà questa vicenda – ha concluso Mazzeo – sicuramente una generazione di giovani ha preso coscienza della propria identità come soggetto politico portatore di valori e di speranze. E tante donne, a loro volta, abituate ad essere solo madri, hanno scoperto la propria identità di genere ritrovandosi portatrici, soprattutto, del valore della vita”.
Linda Schipani, artista messinese esperta nell’arte del riciclo, che a fine mattinata era intervenuta per presentare il progetto “L’arte del riciclo. Messina-Dakar a/r”, a proposito di ecomostri ne intende “riciclare” uno eccellente: l’ex inceneritore di San Raineri, sito nella zona falcata di Messina. “Gli ecomostri vengono demonizzati, ma io ne difendo uno che ormai è innocuo…”, ha detto la Schipani ad apertura del suo intervento.
La grande maggioranza dei messinesi vorrebbe veder demolita quella vecchia struttura, divenuta, nel tempo, un simbolo del degrado della Falce, quando la Schipani, invece, ne difende il destino. Ed il motivo è logico: “Quell’impianto ha funzionato per vent’anni – dice Linda Schipani – e adesso, come unica soluzione, viene invocata la sua demolizione. Se fino ad oggi con la sua attività abbiamo creato un danno ambientale, non significa che adesso dobbiamo persistere demolendolo necessariamente. Volere la demolizione significa spendere milioni di euro per produrre rifiuti pericolosi”.
Ed ecco la proposta: “Restituiamo il vecchio inceneritore alla città sotto una nuova forma, quella di una struttura polifunzionale dentro la quale realizzare degli spazi culturali. Abbiamo, in questo senso, vari esempi da considerare, come Le Ciminiere di Catania che sono state mantenute e convertite. Anche a Siracusa sono stati trasformati vari opifici”. Ma il sogno dell’artista non si ferma in Sicilia: “La Tate Modern di Londra, ad esempio, è una ex centrale elettrica…”
Corrado Speziale
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