Il Festival della cultura domani, Domenica 23 settembre, dopo la mattinata dedicata al meeting delle associazioni culturali giovanili della provincia ionica di Messina, a cura della Consulta giovanile del Comune di Giardini Naxos “Frontiera ionica” ed allo stimolante (alle ore 11.30) “Nomina – ridare senso alle parole morte: le parole della politica” con la presentazione del libro Riprendiamoci le parole. Il linguaggio della politica è un bene pubblico di Graziella Priulla -previsti gli interventi di Antonio Arena e Monica Centanni. Al dibattito prenderanno liberamente parte politici, giornalisti, scrittori, economisti e soprattutto i cittadini – vedrà svolersi, nel pomeriggio, una tavola rotonda dedicata a due “scounicati”.
Infatti, in collaborazione con sComunicando si svolgerà “Sulle tracce di Giuseppe Lo Presti e Pierre Drieu la Rochelle”.
Interverranno Carmelo Causale e Associazione culturale Altaforte. Coordina Massimo Scaffidi direttore di Scomunicando.it.
A seguire “Anteprima Sicilia” – mostre.
Presentazione della mostra Gli ultimi Gattopardi. Tra letteratura e arte. Interverranno: Francesco Gallo (curatore), Francesco Rovella (organizzatore), Daniele Tranchida (assessore regionale al turismo, sport e spettacolo) e Salvatore Presti (direttore artistico Circuito del Mito).
Alle ore 21.30 – Tra poesia e canzoni. O maggio alla musica italiana d’autore.
Concerto a cura di Extramoenia, Frontiera Ionica e Consulta giovanile del Comune di Giardini Naxos.
Ritornando all’appuntamento con gli “Scomunicati”, la stessa direttrice artistica del Festival, Fulvia Toscano, ha afferato in un’intervista, a margine dell’appuntaento letterario: “Tutti gli appuntamenti di NaxosLegge sono importanti, perché nascono da un lungo lavorio, da scelte molto attente, che mirano a perlustrare la realtà. Nei suoi lati più chiari, come in quelli più nascosti o omessi. Tuttavia vorrei segnalare la nascita di alcune nuove sezioni: Scomunicati, in collaborazione con Scomunicando il giornale online diretto da Massimo Scaffidi, sezione dedicata a personaggi borderline della letteratura. Per questa II edizione di NaxosLegge affronteremo il mondo di Giuseppe Lo Presti, autore siciliano semisconosciuto, caso letterario dei primi anni Ottanta, scoperto da Aldo Busi, morto giovanissimo, coinvolto negli anni di piombo dalla parte dei “più cattivi”, della galassia dell’estrema destra, i Nar. Il secondo autore di cui ci occuperemo, in collaborazione con l’associazione Altaforte di Messina, è Pierre Drieu La Rochelle, un maledetto della letteratura francese, scrittore potentissimo, proprio quest’anno ammesso nella Pleiade, dopo 70 anni di “castigo”.
E per rianere tra gli appuntamenti di domenica, la stessa Tocano, aggiunge: L’altra sezione nuova è Nomina, dedicata al recupero delle parole naufragate nel mare della ambiguità e del non senso, ovvero la necessità di ri-fondare il lessico, per far si che le parole abbiano un senso reale.
Presenteremo il libro della professoressa Priulla, dal titolo eloquente “Riprendiamoci le parole” che si occupa, in particolare delle parole della politica (mai tema più attuale e forte); con l’autrice dialogherà Monica Centanni, filologa e studiosa di lessico politico. Saranno anche invitati a partecipare altri studiosi e filosofi della politica, insieme, perchè no, a politici, di tutte le aree, invitati a portare una loro parola che racchiuda il senso del loro vedere, pensare e fare politica (nella speranza che le tre cose non siano tra loro dissociate, come spesso accade).
GIUSEPPE LO PRESTI:
Nasce ad Alcamo il 20 gennaio 1958
Muore a Sanremo il 28 agosto 1995
Trasferitosi in Torino dopo il terremoto del Belice del 1968, non poté completare neppure gli studi elementari.
Nel capoluogo piemontese, dopo aver per alcuni anni lavorato presso una pasticceria, presenta domanda di arruolamento nell’esercito.
Ma, prima ancora di essere sottoposto a visita medica, viene arrestato per rapina ed attività sovversive.
Collaborerà, dai penitenziari italiani, nei quali ha trascorso circa undici anni, con diverse testate di destra, tra cui «Candido» (Milano), «Il Borghese» (Milano) e il mensile «Avanguardia» (Trapani).
A seguito di una grave malattia, all’inizio degli anni Novanta ottiene la detenzione domiciliare.
Tra i suoi inediti vi sono alcuni romanzi, dei racconti, pagine di diario e corrispondenza.
OPERE
– L’indominio della discordanza, Saluzzo, Barbarossa, 1986 (prima ed. del successivo romanzo);
– Il cacciatore ricoperto di campanelli, pref. di A. Busi, Milano, Mondadori, 1990
Pierre Drieu La Rochelle
Vi sono scrittori che impersonano nella loro esistenza e nelle opere un’epoca intera con tutte le sue contraddizioni. Pierre Drieu La Rochelle è stato uno di questi enfants du siècle.
E il fascino dei suoi romanzi è legato non solo alla loro efficacia letteraria, ma anche al fatto che lo scrittore francese è diventato il simbolo di una generazione, quella degli “anni ruggenti”, divisa fra una vita disordinata e la ricerca di un ordine personale e sociale.
Personaggi e romanziere si sono identificati agli occhi dei lettori sino a perdere ogni distinzione. E così doveva avvenire perché tutta la sua narrativa è un lungo monologo autobiografico in cui fantasia e confessione si intrecciano inestricabilmente.
Qualcuno lo ha definito il fratello di F.S. Fitzgerald, il poeta della decadenza, della disintegrazione di una civiltà. E la definizione è, in parte, esatta. Drieu infatti è fra gli scrittori francesi che hanno avvertito più tragicamente e intensamente la crisi dell’uomo occidentale. “Il suo spirito era abituato – ha scritto in un romanzo – a confrontare la vecchiezza di oggi, che si dibatte con scosse secche e nervose, alla giovinezza creatrice con le sue armonie calme e piene”.
Le sue opere letterarie più significative, come Drôle de voyage, Fuoco fatuo, Rêveuse bourgeoise, Gilles, sono tutte modulate su questo tema della decadenza. I personaggi ne sono partecipi e rivelano nelle loro vicende l’incapacità di avere rapporti costanti e normali con gli altri, donne, uomini e ambienti, in un’alternanza di desideri e delusioni, di decisioni e di rinnegamenti; spinti continuamente a fuggire, a evitare ogni legame per timore di dovere “scegliere”.
Le pagine più compiute della sua narrativa, in genere scostante come scostante era lo stesso scrittore, sono appunto quelle in cui Drieu esprime questa atmosfera di crisi attraverso un ritmo linguistico che passa da un periodare secco e duro a una prosa densa e contorta. Ma parlare in Drieu di un’unità e costanza stilistica sarebbe, a parer nostro, inesatto: per lui infatti lo stile era un puro strumento che doveva adattarsi alla materia che trattava. Mentre, per fare un esemio, Fuoco fatuo e La commedia di Charleroi sono costruiti in un linguaggio scabro ed essenziale, Drôle de voyage e la prima parte di Gilles, che descrivono invece una corruzione di sentimenti e un clima di disfacimento, sono modulati su un ritmo più contorto, denso, colmo di echi e di riferimenti. Ma il caso più significativo è quello di Rêveuse bourgeoise,dove l’autore, dovendorievocare in chiave fantastica la storia della sua famiglia e l’ambiente della media borghesia durante la belle époque, adotta consapevolmente il linguaggio del naturalista.
Pierre Drieu La RochelleLa modernità di Drieu sta, a parer nostro, nella struttura costante di tutta la sua opera che, al di là delle differenze stilistiche sottolineate, fonde nel tessuto narrativo materiali di diversa estrazione, descrizioni di vicende, meditazioni interiori, annotazioni storiche e di costume, costruendo un vero e proprio tipo di “romanzo-saggio”. Ma, a differenza di altri narratori, Drieu descrive senza definire: tutta la sua narrativa manca cioè di corposità veristica, i personaggi non hanno volto, sono centri nervosi, temperamenti – o forse anime – e i lororapporti non sono quasi mai visti direttamente, ma attraverso lo schermo dei loro riflessi emotivi.Faremmo però un torto al romanziere francese se lo riducessimo a un puro descrittore della decadenza. La consapevolezza della decadenza non era per lui un alibi, una giustificazione per accomodarsi nella poltrona di un nichilismo senza speranza. In lui era viva l’esigenza di una rivolta per modificare una situazione personale e sociale che giudicava negativa. L’aveva già
sperimentata durante la prima guerra mondiale, che gli ispirò il suo racconto più compiuto, quella Commedia di Charleroi, in cui i temi della guerra moderna come simbolo della decadenza, il desiderio di rivolta, l’eroismo e la paura si mescolano in un impasto linguistico di derivazione surrealista, spezzato, rotto, in cui passato e presente, azione e meditazione formano vari piani narrativi intrecciati fra di loro in una struttura armonica.
Questo bisogno però di una rivolta, invece di esprimersi, come sarebbe stato proprio per uno scrittore, in una ricerca e in un approfondimento interiore, lo spinse verso l’azione pubblica, nell’evasione dell’impegno politico attivo che si concluse, come si sa, nella sua adesione al fascismo e nel tragico suicidio. Ma – ed è bene sottolinearlo per comprendere appinero la suapersonalità – negli ultimi anni lo scrittore francese stava maturando una meditazione che lo allontanava sempre di più, da un punto di vista psicologico, dalla politica, dagli aspetti più contingenti della storia, e lo portava a cercare certezze non condizionate dagli avvenimenti.
L’ultimo Drieu, che fra l’altro ha scritto quella stupenda confessione che è Racconto segreto, viveva ormai orientato verso una prospettiva metafisica, nella lettura di San Paolo, dei Vangeli e dei testi sacri orientali.
Pol Vandromme ci offre in questo saggio un ritratto prevalentemente psicologico di Drieu nellasua epoca, molto importante per capire i temi fondamentali delle sue opere, e nello stessotempo sottolinea i motivi originali di questo autore che ha anticipato, pur nei limiti della suaformazione culturale, non solo una certa letteratura dell’incomunicabilità del dopoguerra, ma anche una corrente letteraria francese, quella che è passata alla storia degli anni cinquanta come la scuola degli ussari e degli enfants tristes.
testo di Alfredo Cattabiani