I Nebrodi, la Piccola Svizzera polmone verde della Sicilia.
Ed è proprio la fiumara e la lussureggiante vegetazione mediterranea che fa si che questi percorsi possono essere visti alla pari con le strade panoramiche sul lago di Garda, quelle del Glossglokner in Austria, dello Jungfrau in Svizzera.
La visione continua: faretti a luce calda illuminano ogni rudere, ogni muro disegnando romantiche figure tra i rami di ulivi secolari e nei variopinti roseti a bordo strada. Un sogno certo ma anche un progetto che potrebbe rilanciare il turismo e l’economia di una zona che ospita molte altre strade similari, Mirto, Galati, Longi, San Salvatore di Fitalia, Tortorici, Frazzanò, Floresta, Raccuja,
La trovi nel cuore dei Nebrodi, si inerpica dalla fiumara del Fitalia fra curve di straordinaria bellezza e tornanti mozzafiato fino all’abitato di Castell’Umberto seguendo grosso modo il percorso di un’antica regia trazzera che si dice sia stata percorsa dai Normanni provenienti da Catania. Il cielo di “smeraldo vestito” accompagna il viaggiatore.
Dall’innesto con la provinciale 155 per arrivare nel paesino nebroideo sono circa 5 km che si sommano alla diecina per Rocca di Caprileone da percorrere lungo la fiumara di Zappulla. Poco prima dal bivio “Due Fiumare” si sale a Galati Mamertino per poi addentrarsi nel Parco dei Nebrodi che comprende ben 24 Comuni.
Ma torniamo al nostro, anzi ai nostri percorsi perché qualche km prima di Colamarco- svoltando a sn, – direzione Rocca- Tortorici, è possibile percorrere la comunale Due Fiumare – Naso.
Proseguendo più avanti il vecchio ponte fascista ci “porta” indietro nel tempo ma questa è “un’altra strada, anzi un’altra storia. Un lembo di territorio, un crocevia ma soprattutto un mondo fatto di antichi sapori, di ulivi secolari, di prodotti tipici di grande qualità, di buon vino., e un contesto abitativo fatto di proverbi, di antica saggezza popolare, di arte, di cultura, di tradizioni civili e religiose. Quasi un unicum di quel “continente” che è la Sicilia. Le “Via degli aranci” hanno un non so che di romantico.
Queste strade, che si potrebbero definire come ‘le più belle dei Nebrodi’, potrebbero simboleggiare le bellezze del territorio che pur di bellezze ne offre a iosa. Percorrendole, si possono ammirare i muretti in pietra che coreografano, querce giganti, sugheri, ulivi secolari, agrumeti, vigneti, e, nella parte alto anche qualche noccioleto.
Ogni curva offre la vista sulle due fiumare che danno il nome alla vallata e sul mar Tirreno punteggiato dalle “sette sorelle”. Ed è proprio la fiumara e la lussureggiante vegetazione mediterranea che fa si che questi percorsi possono essere visti alla pari con le strade panoramiche sul lago di Garda, quelle del Glossglokner in Austria, dello Jungfrau in Svizzera.
I Nebrodi, la Piccola Svizzera polmone verde della Sicilia. Già i Nebrodi monti pieni di tesori, di monasteri, di eremi, di torrenti, di cascate e di centinaia di strade che aspettano solo di essere mappati e scoperti.
Una tra le tante, già in progettazione a cura dei Frati Minori, il cammino di San Benedetto da San Fratello, il Santo moro nativo del centro nebroideo – che da qui partì e che giunse a Caronia attraverso una fonte miracolosa nei boschi omonimi per giungere, dopo le tappe di …. a Palermo e sul monte Pellegrino. Cosa ha, dunque, la nostra terra da invidiare ad altre regioni italiane? Nulla. Andrebbe soltanto pubblicizzata, riqualificata magari con fondi del PNRR.
Percorrendole ho fatto un sogno ad occhi aperti: erano curate, illuminate dalla luce fioca di “lampade antiche”, panchine in legno, muretti in pietra si alternavano a staccionate in castagno. Segnaletiche “scolpite” nel legno davano riscontro ai diffusi depliant turistici, in bella mostra nelle attività di settore. Sculture a tema ornavano gli angoli più caratteristici; sui pochi muri in cemento pittori del posto avevano raffigurato i luoghi e riportato “in arte” le ricette delle nonne, i luoghi, i modi di dire.
Ora le vie più bella dei Nebrodi possono uscire dal sogno ed offrirsi armonicamente al trekking, alla bici alle moto e alle auto.
Il sogno continua: faretti a luce calda illuminano ogni rudere, ogni muro disegnando romantiche figure tra i rami di ulivi secolari e nei variopinti roseti a bordo strada e immancabili panchine dove Cupido, la fa da padrone.
Un sogno certo ma anche un progetto che potrebbe rilanciare il turismo e l’economia di una zona che ospita molte altre strade similari, Mirto, Galati, Longi, San Salvatore di Fitalia, Tortorici, Frazzanò, Floresta, Raccuja, sono solo alcuni dei gioielli che il parco dei Nebrodi ospita, ognuno con delle caratteristiche storiche e socio-culturali che li rendono unici. Non basta una vita intera per conoscere la Sicilia nella sua interezza e nella sua bellezza.
Personaggi del calibro di Edmondo De Amicis, Algernon Swinburne, Didier, Francis Elliot, Alexandre Dumas padre, Joseph Hager, Tocqueville, Ghoete – solo per citarne alcuni – ci hanno lasciato pagine ricche delle loro descrizioni emerse nei loro numerosi viaggi in Sicilia.
Qui non esistono mappe del tesoro, né tesori nascosti: tutto si trova a cielo aperto, pronto a deliziare gli occhi, la mente e il cuore di coloro che ci abitano e di coloro che vogliono venire a trovarci.
Da secoli i siciliani stanno seduti su un tesoro di inestimabile valore, non solo naturalistico, che nella maggior parte dei casi non diventa mai oggetto di attenzione, di idee e di progetti, e quindi quasi mai questi luoghi diventano occasione di lavoro.
Ma solo di immigrazione ora verso le Americhe ora verso il Nord Italia. In questo angolo di mondo è sempre primavera perché la costiera tirrenica che la delimita è sempre baciata dal sole.
Spesso capita che turisti per caso si innamorino di questi luoghi e ci restano per la vita. Un segnale forte da cogliere.
La Natura ha voluto concedere alla Terra di “Colapesce “decine di gioielli di inestimabile valore.
Enzo Caputo Rosalia Ricciardi