NEBRODI EXPORT IN PROVINCIA DI TREVISO – C’era di tutto nel giro di “cocaina al bar”. Dopo gli arresti le indagini si allargano
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NEBRODI EXPORT IN PROVINCIA DI TREVISO – C’era di tutto nel giro di “cocaina al bar”. Dopo gli arresti le indagini si allargano

trevigiani dogra

Cocaina e caffè al bar, tra “matassine”e altro. Dopo i quattro arresti ad Altivole, i carabinieri stroncano giro di droga che faceva capo al Punta del Este e a un vasto giro di cementisti e ferraioli. Originari di Sinagra alcuni tra i fermati.carabinieri conferenza treviso

La Castellana è stata svegliata anche ieri dal rumore degli elicotteri dei carabinieri che sorvolavano tutta la zona tra Altivole, Riese e Asolo proseguiendo le indagini derivate dal blitz di inizio settimana che ha impegnato una cinquantina di militari intervenuti per stroncare un vasto giro di spaccio di cocaina che, secondo gli inquirenti, faceva capo a un notissimo e chiacchieratissimo locale della zona di San Vito di Altivole.

Tra tavoli e bancone, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, si muoveva un fittissimo giro di consegne e ordinazioni fatte al telefono utilizzando spesso un linguaggio in codice per identificare i “pezzi”, ovvero i grammi di cocaina richiesti.

La parola magica era “matassine”, i rotoli di fil di ferro che vengono usati nei cantieri per fermare le armature di ferro del cemento armato, perchè proprio al mondo dei ferraioli e dell’edilizia appartenevano due delle quattro persone finite agli arresti domiciliari nell’operazione scattata «dopo un anno e mezzo di indagini, intercettazioni, lavoro sul campo», spiega il comandante della compagnia carabinieri di Castelfranco, Alessandro Albiero.

A finire ai domiciliari Luigi Cianciano, siciliano di origine ma residente a Riese e gestore del locale, con lui I.I. trentenne rumeno che spesso lavorava nel locale come barista e due ferraioli: A.F. trentenne siciliano ma residente a Riese e N.A. ,34enne di Riese.

«Un sodalizio eterogeneo», spiegano i carabinieri, «a cui partecipavano anche altre persone di altre estrazioni e origini».

Oltre ai quattro ordini di arresto infatti la Procura ha firmato anche altri quattro provvedimenti di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria a carico di A.A. ,trentenne siciliano residente a Loria, L.M., 25 enne di Loria, di un siciliano di 27 anni e di un marocchino di 47 anni ricercato su tutto il territorio da ieri mattina.

Secondo quanto ricostruito dai militari del nucleo operativo e radiomobile il gruppo, approfittando del giro di clienti del Punta Del Este, riusciva a piazzare nella Castellana (ma anche nel territorio vicentino) anche 700 consegne in un anno.

Ed è stato proprio intercettando alcuni acquirenti che i carabinieri sono riusciti a stringere il cerchio sul locale.

Ben 38 le persone segnalate alla prefettura nel corso di tutta l’indagine a dimostrazione di quando grande fosse la rete commerciale gestita dai quattro.

Ad aiutare l’indagine, «le tantissime segnalazioni» da parte di sindaci e cittadini che alzavano sospetti sul locale chiedendo verifiche e controlli.

«È stata un’attività lunga e intensa», commenta il capitano Albiero, «grazie alla quale siamo riusciti a dare una risposta concreta e forte».

Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati 6000 euro in contanti e 20 grammi di cocaina già pronta in dosi, forse “avanzo” della serata, o “scorta” per quella a venire.

Di certo, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, il sistema era ben oliato e organizzato, «capace rifornire i clienti nel giro di poco tempo». spiegano dalla caserma, «e, nel caso di urgenze, direttamente al bancone del bar» tra una birra e un cicchetto.

La droga è stata intercettata perfino nel calzino di una delle persone fermate durante l’attività investigativa cui ha partecipato ieri mattina anche l’unità cinofila dei carabineri proprio per passare al setaccio abitazioni e auto delle persone nel mirino dell’indagine.

Ora l’attenzione si sposta anche sul locale, il Punta Del Este. «Faremo la segnalazione alla questura chiedendo interventi», annuncia il capitano dei carabineiri di Castelfranco Alessandro Albiero, si ipotizza un provvedimento di chiusura come già avvenuto altre volte per locali finiti al centro di attività di spaccio.

Il locale però, pur gestito di fatto da Cianciano, non è riferibile direttamente a lui in quanto il titolare è un rumeno estraneo ai fatti.

Dopo la maxi retata dei carabinieri, l’attività nel locale è rimasta in un limbo, mentre in paese si spargeva la notizia dell’operazione. «La nostra attività non è finita», fanno sapere i carabinieri, «abbiamo molto materiale su cui lavorare anche per ricostruire la rete di approvvigionamento del gruppo e approfondire ancora quanto scoperto fino ad ora».

L’Arma promette «pulizia», ben conscia di aver colpito al cuore un gruppo che «era convinto di poter lavorare e muoversi nella totale impunità». Convinto forse che bastasse alzare la voce per farsi rispettare e garantirsi la tranquillità negli affari e nei movimenti.

Il gruppo, a quanto pare, era un punto di riferimento per i siciliani nella zona. Ma si esclude potesse essere un contatto con la malavita del sud Italia.

fonte notizia http://tribunatreviso.gelocal.it/ testi di Federico de Wolanski

26 Marzo 2016

Autore:

redazione


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