La pena ridotta, grazie alla scelta del rito. Il PM aveva richiesto 5 anni di reclusione.
le donne sono state difese dall’avvocato Maria Sinagra
Il primo di grado di giudizio, presso il Tribunale di Patti, nei primi giorni di questo mese, ha messo un punto a questo periodo terribile, vissuto falla moglie e dalla figlia dell’imputo, con la speranza che possano riprendere in mano la propria vita in modo sicuro e finalmente tranquillo.
denunciare serve sempre
La moglie a causa del comportamento violento del marito aveva, diversi mesi fa, dovuto abbandonare la casa in fretta e furia e sporgere querela nei confronti del coniuge, che di fronte al Giudice ha dovuto rispondere del delitto di cui all art 572 cp perché maltrattava moglie e figlia adolescente e del reato 582, 576 e 585 per lesioni verso la figlia.
Condannato anche a pagare le spese
L’avvocato Maria Sinagra, che difendeva le due donne ha messo in evidenza “gli anni di violenza fisica e psicologica che non potevano più essere tollerati, soprattutto dopo i gravi problemi di salute che la moglie ha avuto” . La donna ormai disperata, dopo l’ennesima sfuriata del marito, ha preso quel poco che poteva per se e per la figlia adolescente e fattasi coraggio ha denunciato il marito. Ma, come si evince dagli atti processuali, neppure ciò aveva placato il marito che ha nel tempo continuato la sua escalation di insulti e minacce.
Comportamento che aveva portato prima alla emissione di una ordinanza di misura cautelare ed in particolare gli è stato impedito di avvicinarsi sia alla moglie che alla figlia che per tanti anni ha assistito a quel comportamento violento. A caratterizzare il rapporto dei coniugi vi erano messaggi inquietanti ed intimidatori, le minacce di morte, le telefonate assillanti con insulti e non velati rancori espressi nei confronti della moglie e della sua famiglia di origine che giunse al culmine lo scorso agosto, con un ulteriore picco nei confronti della figlia adolescente che ha portato ad un nuovo intervento delle forze dell’ordine. Da qui è scattato quindi l’arresto con l’applicazione dei domiciliari.
Ora la sentenza.
Il procedimento si è quindi concluso a febbraio 2023 con la scelta del rito abbreviato da parte dell’indagato. A decidere è stato il dott. La spada, GUP del Tribunale di Patti, che applicando la pena ha tenuto conto del rito e quindi della conseguente riduzione di pena (chiesta dal PM dott.ssa Ardizzone in anni 5). Si è quindi tentato di mettere un punto a questo periodo terribile, con la speranza che madre e figlia possano riprendere in mano la propria vita in modo sicuro e finalmente tranquillo.
Nelle more è stata già avviata la separazione.
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