Cronaca

NEL SEGNO DI TIZIANO E RINO – A sentenza l’operazione “Gamma Interferon”

In attesa della sentenza del processo scaturito dall’operazione “Gamma Interferon”

A condurre le indagini fu la Polizia del commissariato di Sant’Agata di Militello e dalla squadra mobile di Messina nel 2016. UN’indagine complessa portata avanti tra non poche difficoltà dalla “squadra ei poliziotti vegetariani” guidati dall’allora vice questore aggiunto Daniele Manganaro, e composta da Salvatore Mangione, assistente capo; Salvatore Fallo, assistente capo; Rino Todaro, sovrintendente capo; Tiziano Granata, assistente capo; qui rappresentati in una foto simbolo insieme a Mario Stella, agente del corpo di vigilanza del Parco dei Nebrodi e Jimmy Granà, agente del corpo di vigilanza del Parco.

Il processo si sta svolgendo al Tribunale di Patti.

L’inchiesta puntava su una presunta filiera parallela e illegale di produzione di carni nel comprensorio nebroideo in cui sarebbero stati coinvolti allevatori locali da un lato e macellai e medici veterinari, in servizio all’ASP di Sant’Agata Militello, dall’altro.

I reati contestati a vario titolo vanno dall’associazione a delinquere (per 22 persone) all’abigeato e maltrattamenti di animali, dalla somministrazione senza alcun controllo medico di famaci ai capi di bestiame, alle macellazioni clandestine e alle false certificazioni nei controlli degli animali, le cui carni, non idonee al consumo umano, sarebbero poi finite sulle tavole dei cittadini.

L’idea della squadra

Erano stati ribattezzati «la squadra dei vegetariani».

il racconto di chi c’era

«Ci hanno affibbiato questo nomignolo pensando di ridicolizzarci — spiega il vicequestore aggiunto Daniele Manganaro, 42 anni, due lauree e un master universitario di secondo livello — ma noi lo siamo diventati a ragion veduta perché più scoprivamo illegalità e più, uno dopo l’altro, abbiamo smesso di mangiare carne». Ed ancora Manganaro: «Appena arrivato  ho intuito che nei Comuni del Parco di mia competenza c’era qualcosa di strano: troppi imprenditori denunciavano smarrimenti e furti di bestiame».

Da qui l’idea di creare una squadra specializzata in abigeati, macellazioni clandestine, sofisticazioni alimentari e truffe per ottenere fondi pubblici.

le inchieste

solo nel 2015 hanno portato al sequestro di centinaia di animali, allevamenti e 20 mattatoi clandestini. In più hanno sgominato un traffico di farmaci illegali dall’Est, potenzialmente nocivo per la salute e scoperto focolai di tubercolosi e brucellosi nel Messinese dove ci sono stati 45 casi di brucellosi umana.

i numeri del processo

Alla fine delle indagini i magistrati aveva iscritto nel registro degli indagati una cinquantina di persone, con 33 misure cautelari eseguite. 41 furono poi rinviate a giudizio per 127 capi di imputazione.

All’udienza di ieri

nella sua requisitoria il PM Federica Urban ha chiesto la condanna per 30 di loro, per i quali sono rimasti in piedi 39 dei capi di imputazione, mentre per un nove posizioni è intervenuta la prescrizione e il PM ha chiesto il non luogo a procedere, così come per due imputati che nel frattempo sono deceduti.

Le pene richieste varano da 8 anni ad 8 mesi di reclusione.

 le parti civili

Asp di Messina, Parco dei Nebrodi, Associazione “Difesa Utenti Servizi Bancari e Finanziari”, Codacons e Associazione “Tribunale dei Consumatori”.

Redazione Scomunicando.it

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