Categories: Cronaca Regionale

MESSINA – Alamak Sebastiano Mafodda e La tela di Sikelìa

 

Con la rappresentazione di “Mandragola Erba amara ma duci”, ad opera della compagnia teatrale “La tela di Sikelìa”, l’associazione “Alamak – Sebastiano Mafodda”, ha voluto, ancora una volta, manifestare il proprio impegno nel segno della solidarietà, nel ricordo del comandante del Segesta tragicamente scomparso il 15 gennaio 2007 nelle acque dello Stretto.
E’ stato, infatti, devoluto alla “Cittadella della Speranza” di Nizza di Sicilia, centro d’eccellenza dedito al recupero di soggetti diversamente abili, l’introito della serata teatrale svoltasi mercoledì sera al teatro Annibale M. di Francia, al cospetto di un numeroso pubblico in platea.

Tanta gente ha voluto dare l’avvio al periodo natalizio, partecipando, così, ad una serata “speciale” in cui l’arte del palcoscenico, l’intrattenimento e la generosità, hanno costituito davvero una “pozione magica”, tanto per riferirsi, ovviamente in senso positivo e ben augurale, al tema machiavelliano suggerito dai poteri della pianta che diede il nome alla celebre opera del ‘500.

Prima che iniziasse lo spettacolo, Francesco Musciumarra, presidente dell’Alamak, nell’introdurre la serata, ha così spiegato i motivi che hanno indotto l’associazione a questo gesto: “Ci ha colpito il grande spirito di sacrificio e la tenacia di certe persone nel coltivare un sogno, che è quello di permettere ad altre, diversamente abili, di uscire da quello stato e programmarsi un futuro”.

Il dott. Ulderigo Diana, presidente e “anima” dell’associazione “Vivere Insieme” che gestisce la struttura, intervenuto per i ringraziamenti, ha raccontato un po’ l’origine ed il percorso della stessa, con tutte le difficoltà logistiche affrontate, ed in parte superate, tra cui quella di avere una sede idonea: “E’ una realtà che ha preso corpo 12 anni fa, e che oggi finalmente opera nel campo della disabilità. Lungo questo cammino abbiamo realizzato una serie di strutture che oggi ci permettono di lavorare in maniera più valida e serena”. Lo stesso, ha poi indicato alcune caratteristiche della “Cittadella”, costituita da un centro diurno per la riabilitazione e da una residenza per diversamente abili che hanno perso genitori e parenti, e spiegato la specificità che la rende d’eccellenza: “Andando avanti ci siamo occupati di soggetti con particolari disabilità, come l’autismo”, ha detto Diana, invitando tutti a visitare il centro di Nizza di Sicilia.

La commedia, in tre atti, liberamente tratta da “Mandragola” di Niccolò Machiavelli, ha avuto come vera e propria dominatrice della scena Rosetta Tripodi, regista e autrice dell’adattamento teatrale, interamente trasposto in dialetto siciliano. Ed è stato proprio il suo ruolo da protagonista ad essere maggiormente “ritoccato” dall’opera originaria, interpretando nientemeno che Ligurio, “parassita, figlio prediletto della malizia”, come lo vedeva Machiavelli, trasformato in “Liguria”, “donna generosa”, come la protagonista si autodefinisce nel testo, che alla fine mette tutti d’accordo in un caratteristico contesto burlesco e popolano.

In linea di massima, tutti i partecipanti alla scena mantengono invariate le peculiarità dei personaggi originali, accomunati, in questo caso da una “sicilianità”, o più precisamente, “messinesità”, che nel linguaggio, nei modi e nei comportamenti ha prodotto spunti di sana ilarità, dovuti anche ad alcuni reali e attuali riferimenti.

Come l’opera machiavelliana, anche la riduzione della Tripodi, in cui si evidenzia positivamente la prontezza e la naturalezza della “recita a soggetto”, con momenti d’improvvisazione, lascia intatta a ciascun personaggio la propria “missione”, anche se in questo caso appare più semplice e scorrevole la trama, volta ad alleviare i tratti “venefici”, a vantaggio di un’allegoria in cui ha prevalso un sano ed ironico sfottò.

Messer Nicia, anziano, sciocco e ricco dottore in legge; Lucrezia, sua moglie, bella, saggia ed accorta; Callimaco, astuto finto medico innamorato di lei; Siro, servo di quest’ultimo; Sostrate, madre di Lucrezia; Fra’ Timoteo, prete corrotto, assieme a varie popolane, ruotano intorno alla figura centrale di “Liguria”, che tesse la trama e costruisce una situazione nella quale tutti, alla fine, convergeranno, seppur in modo differente l’uno dall’altro.

La Mandragola, pianta dalle proprietà benefiche che fanno guarire dalla sterilità, diventa l’elemento fondamentale per risolvere l’annoso problema di Messer Nicia: quello di non poter aver figli. Ed allora Callimaco, spacciandosi per medico, con il travagliato intervento di “Liguria”, convincerà Nicia a far utilizzare la pozione magica a Lucrezia. Ma possedendo, l’erba, anche poteri venefici che avrebbero fatto morire il partner al primo incontro, Nicia viene convinto con l’inganno ad acconsentire all’accoppiamento della moglie con il primo estraneo che capitasse, ruolo cucito su misura a Callimaco, che viene fatto travestire da mendicante per raggiungere, così, il proprio scopo.

Lucrezia, contraria a tutto ciò, viene tuttavia convinta dalla madre e da Fra’ Timoteo ad accettare, e la stessa, alla fine, si vendicherà scegliendo Callimaco come suo amante stabile.

Gli applausi del pubblico e la passerella finale della compagnia in platea, hanno testimoniato la buona riuscita dell’evento che ha visto l’associazione Alamak – Sebastiano Mafodda e la compagnia La tela di Sikelìa, anch’essa da sempre impegnata nel sociale, unite dal fine unico della solidarietà nei confronti di chi ha bisogno.

La serata è stata poi conclusa nel migliore dei modi, con l’esibizione delle allieve della scuola “In Danza”, che hanno eseguito un balletto con le coreografie di Barbara Pergolizzi, dedicate al tema dell’incomunicabilità.

Corrado Speziale


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