Il messaggio è ormai fin troppo chiaro: No al MUOS, No alle 46 antenne NRTF, smilitarizzazione dell’area con riconversione della stessa a Riserva Naturale Orientata.
Ed anche le coincidenze sembrano chiare: ad ogni vigilia di un super corteo a Niscemi, arriva puntualmente un atto che incide sul tema della protesta. Il 6 Ottobre dello scorso anno arrivò la notizia del sequestro da parte della magistratura di Caltagirone del Cantiere del MUOS (Mobile User Objective Sistem), atto che tuttavia durò meno di un mese. Quest’anno è stata invece la revoca delle autorizzazioni regionali da parte dell’Assessorato Territorio e Ambiente, annunciate il giorno precedente dal Presidente Crocetta, che avrebbe potuto indurre il popolo No MUOS a restare a casa. Ma né la scorsa volta, né questa, i manifestanti sono retrocessi di un passo.
Manifestazione nazionale doveva essere e così è stato, peraltro con risultati sorprendenti in termini di partecipazione: 15.000 presenze secondo gli organizzatori, oltre il doppio rispetto a quelli della scorsa edizione, segno di un’importante crescita della protesta su ogni fronte.
Era, tra l’altro, l’ultima delle tre manifestazioni nazionali volte alla difesa del territorio, condivise in Marzo con i movimenti No Ponte e No TAV, i cui cortei si sono svolti, rispettivamente, il 16 a Messina ed il 23 in Val di Susa. E la presenza degli altri due movimenti si è fatta molto sentire, assieme a quella di tutte le altre organizzazioni che hanno portato a Niscemi tantissime persone.
Visto il tema politico e di coscienza civile che si è venuto a creare, sono davvero tante le similitudini con le memorabili proteste pacifiste di Comiso, negli anni 80, ai tempi della “Guerra fredda”.
Un colorato, pacifico e chiassoso fiume di manifestanti ha letteralmente “inondato” la strada che collega le contrade Apa e Ulmo, passando per quella parte di bosco di sugherete e macchia mediterranea ancora in salute sol perché esterna a quei 166 ettari di Riserva rasi al suolo e deturpati dalle 46 gigantesche antenne NRTF (Niscemi Naval Radio-Transmitter Facility), installate dalla Marina Militare USA.
Particolarmente sentito è stato il passaggio del corteo accanto al presidio No MUOS, attivo da 4 mesi, giorno e notte, divenuto il quartier generale di questa “resistenza”.
All’arrivo, accanto all’ingresso della base, il popolo dei manifestanti si è distribuito per tutta l’enorme spianata, ascoltando gli interventi finali da una improvvisata postazione microfonica. In serata, poi, come previsto, c’è stato un altro corteo al centro del paese con dei concerti finali.
La vigilia della manifestazione era stata caratterizzata anche da paventati pericoli legati alle possibili azioni “violente” di alcune frange che si sarebbero potute staccare dal corteo, ma la “smentita” è arrivata da sé: niente chiodi a tre punte, assi chiodate, pietre o quant’altro, ma solo bandiere, striscioni, tamburi e palloncini colorati, con l’aggiunta di qualche “speciale” coreografia regalata da grossi pupazzi di cartapesta, opera di gruppi pacifisti provenienti dall’estero.
A caratterizzare la manifestazione c’è stata anche tantissima presenza di forze dell’ordine, intervenute con centinaia di uomini e con ogni mezzo anche in “territorio straniero”: numerose squadre di Polizia presidiavano il percorso dall’interno dell’area militare a difesa della base americana, accanto alle antenne. Situazione mai verificatasi in precedenza.
E’ stata, questa, la manifestazione contro “l’EcoMUOStro” di Niscemi che verrà ricordata per la straordinaria presenza di mamme e bambini, autentici costruttori e detentori di speranza. Sono stati proprio loro ad aprire il corteo costituendo le prime tre file, regalando davvero un bel colpo d’occhio.
La sana e fattiva forma di protesta delle ormai famose “Mamme No MUOS”, si è sviluppata anche attraverso il presidio, vera e propria roccaforte della battaglia: da lì, quei famigerati mezzi che servono ad ultimare il mega impianto satellitare ad altissima frequenza, sorgente di micidiali onde elettromagnetiche che nocciono innanzitutto ai loro bambini, non devono passare.
E sono molto significativi, in tal senso, i tanti disegni che i fanciulli niscemesi hanno realizzato ed affisso lungo la rete che delimita la base militare.
Adesso, secondo la parola del Presidente siciliano, il problema MUOS si sarebbe risolto, anche se ancora lo scetticismo tra gli attivisti del movimento regna sovrano. La protesta, quindi, nella migliore delle ipotesi, avrà come secondo target lo smontaggio di tutte le antenne in atto esistenti che avrebbero fatto da contorno alle tre enormi parabole del MUOS.
I bambini e le bambine di Niscemi, per l’occasione, hanno scritto una lettera alle figlie di Obama, esposta lungo il corteo e letta alla fine da Giuseppe e Giorgia. Un messaggio – simbolo della manifestazione che già da solo descrive le ragioni di tanta condivisione e partecipazione. Eccone alcuni passaggi:
“Care Natasha e Malia Ann Obama, con questa lettera noi bambini siciliani vi chiediamo di parlare al posto nostro con il vostro papà, il presidente degli Stati Uniti d’America, riguardo la base militare a Niscemi, in Sicilia, dove già sono state costruite tante altissime antenne e dove altre grandissime, che chiamano il Muos, sono in costruzione. (…) Non sappiamo bene a cosa servono queste antenne, ma i grandi ci dicono che fanno male alla salute (…) In televisione il vostro papà sembra tanto buono e sensibile: perciò vi scriviamo (…) Non vogliamo essere bersaglio di guerra: vogliamo solo giocare e vivere in salute, felici (…) vi sentiamo vicine: perché sappiamo che il pianto e il sorriso di ogni bambino sono il pianto e il sorriso di tutti i bambini del mondo. E questa per noi si chiama pace”.
Prima e dopo i bambini, dal microfono sono intervenute alcune mamme, ed i rappresentanti dei movimenti No Ponte, No Tav, No Dal Molin, Federazione Studenti, oltre, naturalmente, agli esponenti No MUOS e qualche autorevole rappresentante delle istituzioni, come l’Assessore Regionale Territorio e Ambiente Mariella Lo Bello, che ha così rassicurato su quanto annunciato da Crocetta: “Il vento in Sicilia è cambiato, da oggi in poi questa sarà terra benedetta, dove la gente verrà ascoltata e vedrà restituito il diritto alla partecipazione.” E sulla revoca: “L’atto compiuto ieri dalla Giunta, con la relativa firma dell’Assessorato Territorio e Ambiente per la revoca delle autorizzazioni giunge dopo un percorso di appena 60 giorni”. E ne spiega l’evoluzione: “Cominciato l’11 Gennaio, giorno in cui entrò la gru che doveva issare le parabole, con l’avvio della sospensione, si è poi concretizzato l’11 Febbraio, con l’avvio della revoca, per arrivare fino ad oggi. Adesso è una nuova fase, quella in cui si dovranno monitorare tutte le altre antenne qui presenti”.
Prima di lei, per il movimento No Ponte aveva preso la parola Massimo Camarata: “Siamo qui per ribadire che i territori sono di chi li abita. Questa battaglia non possiamo che vincerla. Dobbiamo diventare arbitri dei territori per provare a programmare e progettare insieme, dal basso, il nostro futuro. Basta con le devastazioni ambientali come TAV e Ponte”. E conclude la questione che per ovvi motivi segue più da vicino: “Noi a Messina, riguardo il Ponte sullo Stretto, ancora abbiamo vinto solo a metà, perché le imprese chiedono penali da un miliardo e trecento milioni di euro”.
Peppe Cannella, uno degli storici attivisti No MUOS, affronta subito la questione del giorno: “Ringraziamo il Presidente Crocetta per averci comunicato la revoca delle autorizzazioni, ma è un atto che noi domani vogliamo leggere. Nei mesi scorsi hanno promesso di fare atti importanti di revoca del MUOS, ma la montagna ha poi partorito topolini. Spero che questo atto sia davvero quello definitivo”.
Critica, poi, il Presidente per ciò che ha detto in un secondo momento, non ritenendo più utile la manifestazione, in quanto, secondo lui, solo ideologica. “Possiamo considerare il MUOS uno strumento di guerra – ha proseguito ancora Cannella. Noi siamo contro la militarizzazione dei territori e vogliamo che questa base venga chiusa”. Avvisa, quindi chi di dovere: “Non ci sono commissioni che tengano, studiate pure le interferenze dei campi elettromagnetici sulla salute, ma c’è già tanto materiale e sappiamo già che sono dannosi”. E pone delle condizioni condivise da tutti: “Vogliamo che le eventuali informazioni sul MUOS su cui lavoreranno i tecnici, siano rese pubbliche prima degli studi e date ai cittadini ed alla stampa. Oggi siamo qua per bloccare il MUOS, per togliere le 46 antenne e per dire che non abbiamo bisogno di una Sigonella militare”.
Era molto atteso l’intervento di Massimo Zucchetti, professore al Politecnico che nel 2011, assieme al collega Massimo Coraddu, realizzò gratuitamente lo studio sul MUOS per il Comune di Niscemi e successivamente ha pubblicato quello sulle interferenze con i voli civili di Fontanarossa, Sigonella e Comiso.
Egli inizia, intanto, con un esempio di carattere naturalistico: “Questo è un sito di interesse comunitario, un parco naturale. Non mi risulta che il Grand Canyon o il Parco di Yellowstone, negli USA, abbiano delle basi militari…”. Passa, quindi, all’oggetto dei suoi studi: “Siamo in possesso dei rapporti fatti dagli americani che indicano questa installazione come pericolosa per Sigonella, per questo vogliono piazzarla qua. Lì dava fastidio alla circolazione aerea, agli apparecchi elettronici ed ai pacemaker – dice ancora Zucchetti – come se qui non ci fossero questi casi”.
Parla, quindi, dell’immediato futuro: “Se verrò nominato nella commissione vorrò sapere prima di che cosa si parla. Io voglio che quelle antenne vengano messe a norma, cioè spente e portate via.
Del MUOS non ne voglio più sentir parlare. Mi rifiuterò di partecipare a qualunque commissione che valuti il suo impatto ambientale. Sono un tecnico, non un pupo. Con il MUOS è finita.
Ha concluso gli interventi Salvatore Giordano, del coordinamento regionale comitati No MUOS.
“Per noi oggi è una giornata storica, la giornata della revoca dei lavori del MUOS, ma da domani vigileremo affinché questa revoca prosegua” ha detto Giordano. Ed è risaputo qual è il prossimo obiettivo: “La lotta proseguirà finché le antenne non saranno interamente smantellate e le basi americane in Sicilia smilitarizzate e restituite alla sovranità popolare.
Non vogliamo basi militari, bensì presidi di pace”.
Ormai è pressoché inutile nasconderlo, c’è un chiaro messaggio che accomuna sempre più persone: “USA go home!”