Nella mattinata era giunta la notizia del sequestro del cantiere del MUOS con relativo blocco dei lavori, da parte della magistratura, ma i manifestanti non hanno fatto una piega, andando avanti lo stesso. Quelli, arrabbiatissimi, si sa, non li ferma nessuno.
Il popolo No MUOS, proveniente da tutta la Sicilia, e non solo, vuole arrivare fino in fondo, perché adesso è il Governo nazionale che deve dare una risposta appropriata, la quale non può che essere un “No” deciso verso la tanta avversata installazione del MUOS (Mobile User Objective Sistem), ribattezzato l’ecoMUOStro di Niscemi.
Per il momento, quindi, l’installazione delle tre gigantesche antenne paraboliche della marina Militare USA resta ferma al palo, con la consapevolezza che ad essa, praticamente, si oppone tutta la popolazione di quella vasta area della Sicilia, appoggiata anche dalle istituzioni locali.
Ma una volta acquisito definitivamente il diniego delle autorità italiane, l’importante obiettivo da raggiungere sarà lo smantellamento delle 41 gigantesche antenne NRTF (Niscemi Naval Radio-Transmitter Facility), che sfregiano il cielo di Niscemi e che con le loro onde elettromagnetiche provocano danni all’uomo e all’ambiente.
Erano circa in 5000 a manifestare nella cittadina nissena, sabato scorso, ma in rapporto alle caratteristiche del luogo, il corteo chilometrico che si è sviluppato fino alla base della Marina USA, in c.da Ulmo, sembrava contenere molte di più persone.
Un autentico fiume colorato di gente, “armata” di cartelli, striscioni, bandiere, tamburi, pentole, coperchi ed altro ancora, ma soprattutto di grandi contenuti e motivazioni, ha attraversato quella riserva naturale di sugherete, ulivi, fichi d’India e macchia mediterranea, per difendere il territorio dalla devastazione ambientale causata da orribili marchingegni militari installati dentro un parco di 166 ettari, divenuto dall’ottobre 2005 una base americana, adesso ridotto ad un deserto abitato da altissimi tralicci e fili d’acciaio.
Per questo, sono giunte varie delegazioni da ogni parte, perché i comitati No MUOS sono ormai 25 in tutta la Sicilia. Persino dal Veneto è arrivata una delegazione di caparbie e combattive donne vicentine del comitato “No Dal Molin” che hanno fatto sentire la loro voce.
Da Messina due pullman, organizzati dalla Rete No Ponte, hanno portato a Niscemi un centinaio di manifestanti con tanto di striscione giallo, rosso e nero con su scritto: “Il Muostro è in agguato, disarmiamolo!”. In testa, Luigi Sturniolo, uno degli storici fondatori del movimento, adesso candidato alle Regionali del 28 ottobre nella lista in appoggio a Giovanna Marano, candidata alla presidenza, presente alla partenza del corteo assieme al suo “vice” designato, Claudio Fava.
In segno di vicinanza e solidarietà al popolo No Muos, contro il costante propagarsi delle installazioni militari in Sicilia, c’era presente alla partenza anche Rita Borsellino, parlamentare europea di area PD. “Sono qui da siciliana innamorata di questa terra, purtroppo violentata” ha detto a qualche cronista, e sulla notizia del sequestro del cantiere ha tenuto ad aggiungere: “Adesso è intervenuta la magistratura, in questo senso sarebbe auspicabile che lavorasse meglio”.
Ed ecco spiegato il senso della frase da chi più di ogni altro, attraverso le proprie inchieste giornalistiche, ha scoperchiato e documentato l’operazione MUOS, ossia Antonio Mazzeo: “Era stato aperto un fascicolo da quasi un anno su presunti danni ambientali relativi all’esecuzione dei lavori. I comitati No MUOS – prosegue Mazzeo – assieme ai sindaci ed altre rappresentanze contrarie all’installazione, hanno prodotto il materiale adeguato ed alcuni sono stati anche ascoltati sul disastro ambientale che stava avvenendo, che è sotto gli occhi di tutti”. Ed approfondisce la tesi sui possibili risvolti dell’inchiesta: “Secondo noi non è responsabile solo l’impresa, ma anche chi ha autorizzato quei lavori che non potevano essere eseguiti, perché il Decreto istitutivo della riserva vieta espressamente che all’interno si possano effettuare lavori di sbancamento, apertura di strade, installazione di antenne etc.. Proprio ciò che è invece avvenuto e che la Regione Siciliana, con in testa il presidente Lombardo e l’assessore all’Ambiente, ha autorizzato e che l’impresa, anche malamente, ha realizzato”. L’autore del libro “Un Ecomuostro a Niscemi” (Ed.Sicilia Punto L., 2012) divenuto ormai un manuale esplicativo della vicenda, interpellato sulle eventuali ripercussioni che la sospensione del cantiere avrebbe potuto avere sulla manifestazione, ha risposto: “Non la influenza certo negativamente, anzi, la rafforza, perché ne legittima i contenuti. Ormai su tutta questa operazione il consenso è unanime, ci sono atti istituzionali, dei sindaci, degli enti locali, ben trenta interrogazioni parlamentari, due ordini del giorno alla Regione e dodici all’Unione Europea”. Conclude quindi, sul prossimo e conclusivo passo da compiere: “A questo punto il Governo dovrebbe solo fare da notaio, ossia prendere atto dell’insostenibilità dell’operazione e chiedere formalmente agli USA di smantellare la base. Se ciò non dovesse avvenire sarebbe gravissimo, pari ad una rottura del sistema nel rapporto tra i poteri dello Stato e degli enti locali. Noi, dal canto nostro, abbiamo la legittimazione politica per agire su tutte le vie”.
Ma andiamo al corteo. Gli slogan che tuonavano in quella valle da riscattare erano fin troppo chiari ed espliciti: “No al MUOS, no alla guerra, via gli americani dalla nostra terra”. E se costoro, per ovvie ragioni di comprensione linguistica non l’avessero capito, ecco il ritornello della canzoncina in lingua madre: “Yankee go, yankee go, yankee, yankee, yankee, go…!” Yankee Go home, s’intende, come ai tempi del Vietnam e lungo il restante corso della storia.
I messinesi in corteo, dal canto loro, hanno trovato modo di accostare i due fronti contro i rispettivi “mostri”: quello dello Stretto e quello niscemese. Unendo le due questioni in un unico, nobile, intento, urlavano: “La terra è nostra e non si tocca, No Ponte, No MUOS, uniti nella lotta”.
Anche Sigonella, la “base” per eccellenza, l’hub militare americano che di Niscemi si serve per le radiocomunicazioni della US Navy, di cui i manifestanti chiedono lo smantellamento e la riconversione in aeroporto civile, era tra i temi centrali della manifestazione. “Senza Muos e senza Sigonella la Sicilia sarà più bella” recitava uno slogan ricorrente.
Appassionati e toccanti, sono stati, a chiusura di corteo, proprio sotto i cancelli della base e sotto gli occhi attenti dei poliziotti, gli interventi di chi sta dando l’anima per questa causa, come Enzo Traina, Peppe Cannella, Edoardo Pantagreco e Nino Strano. Quest’ultimo, esponente del WWF e del comitato No Muos di Modica, che di professione fa il medico, ha esortato tutti a segnalare, eventualmente, casi di patologie come distacchi di retina, leucemie, tumori alla tiroide e quant’altro, imputabili alle onde elettromagnetiche emanate dal sistema di radiotrasmissione, al fine di rafforzare la campagna di sensibilizzazione, nonché prevenire e scongiurare ulteriori danni alla salute.
Il corteo, in serata, si è ripetuto lungo le strade del centro di Niscemi, con concerto finale ed interventi in piazza Vittorio Emanuele.