– di Corrado Speziale –
“Non è più il tempo di aspettare”, era il titolo dell’appello che ha portato al mega corteo che ha radunato migliaia di partecipanti sabato a Villa San Giovanni per manifestare contro la realizzazione del ponte sullo Stretto, con un forte messaggio di indignazione: “No al ponte delle menzogne”. Presenti militanti provenienti dalla Calabria e dalla Sicilia, con una significativa presenza di messinesi. Associazioni, comitati, forze politiche e sindacali e soprattutto tanti liberi cittadini hanno voluto urlare un forte e deciso No alla mega opera tanto voluta da Salvini. Presenti, tra gli altri, i sindaci di Villa San Giovanni, Gioia Tauro e Polistena. Hanno partecipato al corteo i parlamentari Angelo Bonelli (AVS) e Sandro Ruotolo (Pd).
I manifestanti per le strade di Villa San Giovanni apparivano a perdita d’occhio, come i tantissimi “Sì” sventolati dai cittadini, rispetto alle esigenze di una terra sicuramente e notoriamente bisognosa di ben altro. In mezzo, un solo, potentissimo “No”, che vale quasi 15 miliardi di euro senza una nuova gara d’appalto a vantaggio del contraente generale, con un contratto decaduto undici anni fa, per un’opera che alla luce dei fatti piace sempre meno a chiunque venga a conoscenza del progetto. “Il ponte non piace a Nettuno…”, recitava un cartello artistico raffigurante il dio del mare. L’ultima novità, in tal senso, è la richiesta dei sindaci interessati intesa a far sospendere la conferenza dei servizi presso il ministero, in virtù della proroga occorrente per l’approvazione della VIA su richiesta della Stretto di Messina Spa. Dunque, una comunità che l’ultima volta aveva percorso quelle strade nel lontano 19 dicembre 2009, giornata segnata dalla tragica morte di Franco Nisticò, ha avvertito la necessità, se non addirittura l’emergenza, di ritornare in piazza in maniera copiosa. La materia più dibattuta, dentro un quadro allarmante di disagi, a fronte dei soldi stanziati da Sicilia e Calabria, sottratte al fondo sviluppo e coesione, è stata sicuramente la sanità.
Ma non solo, perché ad un No al ponte fanno da contraltare un’infinità di sì: tutela dell’ambiente, trasporti, istruzione, lavoro, acqua pubblica, servizi e tanto altro. Necessità primarie che a conclusione del primo quarto di secolo del terzo millennio non possono essere lasciate oltremodo nel libro dei sogni. ”No al ponte delle menzogne” era la frase sullo striscione che apriva il corteo che ha percorso le vie cittadine per concludersi a Cannitello, proprio dove è prevista la realizzazione della torre che sorreggerebbe l’impalcato dalla sponda calabra. Per questo, urlavano i manifestanti in coro: “Il ponte sullo Stretto è un disastro, al posto delle case ci va un pilastro”. Ma lo slogan del troncone messinese del collettivo di Spazio No ponte, appena sbarcato a Villa S.G., “accolto” da un cordone di polizia in borghese, attingeva simpaticamente alle tradizioni locali: “No al ponte, nei nostri mari, solo cozze a calamari…” I manifestanti si sono radunati in piazza Valsesia e man mano che il corteo procedeva cresceva sensibilmente il numero dei partecipanti. Tantissimi abitanti hanno seguito il corteo dai balconi delle loro case, su molti dei quali campeggiava il cartello “No ponte”. Tante anime distinte e variegate hanno trovato luogo in un unico corteo, dagli antagonisti ai partiti, dalle forze sindacali autonome e quelle confederate, dalle associazioni ambientaliste nazionali ai comitati No ponte di Messina e Villa SG. Insomma, un No al ponte dai mille volti, ritrovati perlomeno in un unico obiettivo: mettere una pietra sopra al famigerato progetto e alla resuscitata società Stretto di Messina, prima che un’altra pietra venga posta in essere per l’inizio dei cantieri.
Alla partenza dei manifestanti abbiamo intercettato i deputati Bonelli e Ruotolo.
Angelo Bonelli: “14 miliardi di euro di soldi pubblici non sono un fatto privato tra la società stretto di Messina e il consorzio Eurolink. Sono soldi degli italiani che hanno diritto di sapere se sono spesi secondo le procedure previste dall’Unione Europea e dalle leggi dello Stato italiano. Ho chiesto di sapere qual è l’organismo tecnico che dirà sì al progetto e mi è stato risposto che questo parere è stato già dato dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, ma sapete quando? Il 10 ottobre del 1997, ovvero 27 anni fa. Non possono prenderci in giro – prosegue il portavoce di Europa verde, deputato di AVS – non ci faremo prendere in giro. Ed è la ragione per la quale martedì prossimo presenterò il terzo esposto integrativo alla procura che sta indagando per questa vicenda, per noi molto inquietante”. La nostra domanda, finalizzata ad un dettaglio di estrema attualità per fatti di cronaca giudiziaria: Pensa ci siano delle affinità procedurali tra la diga foranea di Genova e ciò che si prospetta a Messina? La risposta: “Sono due opere ‘fatte’ senza gara ed entrambe sono state ‘vinte’ dalla stessa società”. Dopodiché ritorna sul ponte: “Noi abbiamo chiesto i contratti e ci è stato detto che sono riservati. Sulla base di questo abbiamo presentato un altro esposto alla procura, perché, se da parlamentare della Repubblica non posso avere documenti che attengono a risorse dello Stato per 14 miliardi di euro, non rimane che rivolgersi all’Autorità giudiziaria”.
Sandro Ruotolo. La domanda: che margine ha ancora il Parlamento per bloccare questo progetto? “Il progetto si sta auto-bloccando, perché fa acqua da tutte le parti. Penso che abbiano speso tre miliardi e mezzo per non fare niente. Questo fa tanta rabbia. Abbiamo quattordici calabresi su cento che rinunciano alle cure mediche. Ma che Paese è? Pensiamo a un’opera vecchia, megagalattica, il fallimento del berlusconismo delle mega opere”. La riflessione del parlamentare Pd: “Allora c’era un ministro che si chiamava Lunardi, oggi c’è un consulente che si chiama Lunardi. Fanno la solita trovata elettoralistica, ma noi li abbiamo sgamati. Abbiamo bisogno di investire nella sanità pubblica, aumentare la spesa sanitaria. Il Governo Meloni l’ha ridotta. Abbiamo bisogno di strade, autostrade, di far tornare i giovani. Ma perché il venti per cento dei laureati e dei diplomati che restano in Calabria hanno meno possibilità dei loro colleghi che vanno a nord? Cos’è, una discriminazione territoriale? Facciamo tutti parte dell’Italia…”.
Particolarmente folta la rappresentanza della CGIL, con la presenza del segretario confederale Pino Gesmundo. Da Messina la delegazione era guidata dal segretario provinciale Pietro Patti: “Il ponte è un’opera che riteniamo inutile perché non porta sviluppo. Noi riteniamo che questi finanziamenti siano dirottati, tra l’altro, per le autostrade. Il direttore del Consorzio autostrade siciliane ha detto che per mettere a norma tutti i viadotti e i ponti ci vogliono tre miliardi e duecento milioni di euro. Dobbiamo unire la Sicilia, divisa in due o in tre, dove non possiamo muoverci da una parte all’altra perché non funzionano le infrastrutture. Per questo oggi la CGIL è in piazza a sostenere le ragioni del No ponte”.
Di notevole peso specifico è stata la presenza di tre primi cittadini, i cui territori risultano, loro malgrado, particolarmente interessati: Aldo Alessio, sindaco di Gioia Tauro; Michele Tripodi, sindaco di Polistena e naturalmente, Giusy Caminiti, sindaca di Villa San Giovanni. Quest’ultima è anche intervenuta alla fine del corteo: “Un’amministrazione comunale sente su di sé il dovere di tutelare i propri cittadini – ha detto la sindaca. Questa città, come la città di Messina, vive il problema degli espropriandi, di coloro che rischiano di perdere la loro casa, che non è soltanto un diritto all’abitazione, ma un diritto alla vita. Un’Amministrazione difende il proprio territorio, per questo abbiamo chiesto che la politica sia credibile agli occhi di tutti noi e che assunta una decisione, cambiasse il paradigma della narrazione, non elettorale ma tecnico-scientifica. Abbiamo preso spunti da tutti quando il 14 aprile abbiamo scritto le osservazioni ambientali e paesaggistiche. Adesso abbiamo chiesto il rinvio, la sospensione del termine della conferenza istruttoria al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Non una sospensione precauzionale – precisa la sindaca – ma con un fondamento giuridico serio, atteso che non potrà in nessun modo pronunciarsi prima della commissione di valutazione di impatto ambientale”. L’appello: “Qualunque siano i tempi della sorte di quest’opera, trasformiamo questo momento in un momento di sì, come sì allo Stretto patrimonio dell’UNESCO. Lavoriamo tutti da subito perché ciò avvenga. Sì a due città, Villa SG e Messina, che siano terminale d’Europa come città smart, intelligenti e climaticamente neutre, come vuole la Comunità europea”.
A nome del comitato No ponte Capo Peloro ha preso la parola Daniele Ialacqua che ha scandito gli slogan giudicati “violenti” da alcuni pontisti. Un esempio: “Lo dice il pescespada, lo dice il capodoglio, il ponte sullo Stretto non lo voglio…” La riflessione: “Fare o non fare il ponte non dipende da questioni tecniche, dunque, se sta o non sta in piedi, quantunque il progetto abbia già in sé tante criticità. In passato ci sono state opere tecnicamente perfette che hanno causato disastri. Fare o non fare il ponte è una scelta politica”. Ed elenca le esigenze dei territori rispetto alla grande opera: “Un affare per i soliti noti. Un’opera inutile e dannosa che va contro i territori”.
Il corteo è stata la prima manifestazione per la neonata associazione locale Titengostretto. La fondatrice, Rossella Bulsei: “Oggi è una giornata di testimonianza attiva e intellettuale, non siamo cavernicoli. Ringrazio Messina che non ci ha mai lasciati soli, che ci ha aperto gli occhi e ci ha indicato una strada. Quest’opera è la seconda volta che sta infierendo sulla nostra serenità. Questo progetto non ci dà sicurezza, né serenità. Di incompiute non ne vogliamo più. Comincino a chiederci quale sviluppo vogliamo. Che non ci impongano dall’alto solo quello che a loro interessa. Noi diciamo no perché abbiamo dei dati di fatto sulla fragilità del nostro territorio”.
Sergio De Cola, ingegnere, esponente del comitato messinese Invece del ponte, ha partecipato alle osservazioni: “Nel progetto, dove si parla della ferrovia, il progettista scrive che il sistema di controllo marcia treno non funziona sui ponti metallici! Dunque, stiamo scherzando? Quanto alle funi che dovrebbero reggere il ponte, scrivono che nel progetto esecutivo bisognerà rinforzare i pendini. Per cui al momento non sappiamo se reggono. In 2537 elaborati di progetto non c’è neanche un elaborato di stima, manca il calcolo del costo dell’opera. Parliamo di 14 miliardi senza giustificativo da parte di una società pubblica”.
Pasquale Tridico, movimento 5 stelle: “Il ponte è tra i progetti faraonici, simbolici, di un personaggio come Salvini che vuole venire qui a spiegare come fare sviluppo nella nostra terra. Il ponte è anacronistico, non è utile né ai siciliani, né ai calabresi”. Non solo ponte: “Dovrebbero fermare anche l’autonomia differenziata. Non ci vengono date le risorse dopo che il nostro sud ha pagato un prezzo altissimo per lo sviluppo dell’Italia. È il tradimento verso il sud, e il ponte vorrebbe costituire il lavaggio delle loro colpe. Non permettiamo a nessuno di dirci come fare sviluppo nella nostra terra”.
Massimo Camarata, del collettivo No ponte Messina: “Questo tratto di mare è l’unica strada che funziona. È la nostra risorsa, è parte del nostro patrimonio culturale, della nostra identità, della nostra forza come popolo. Noi vogliamo che questa strada non sia appannaggio di lobbie e speculazioni politiche. Il ponte sarebbe la pietra tombale definitiva in quest’area, una lapide che decreterebbe la fine di ogni prospettiva decisa da noi, per il nostro futuro. La parola progresso non è definita da chi viene da fuori, ma da chi abita i territori. La nostra non è una lotta contro lo sviluppo, ma contro la colonizzazione”.