Gli interventi in conferenza stampa
– di Corrado Speziale –
Sabato 17 giugno, con raduno alle 17,30 in via Palazzo, all’incrocio con via Circuito a Torre Faro, si terrà il primo corteo No ponte di questa nuova “stagione”, ossia da quando il governo Meloni ha fatto ripartire le procedure per la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Alla manifestazione, organizzata dal movimento No ponte, nelle componenti del comitato No ponte Capo Peloro, Invece del ponte, Rete No ponte Calabria e Spazio No ponte, stanno aderendo partiti, movimenti, sindacati, associazioni e centri sociali. L’evento è stato presentato in conferenza stampa al Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca. Al tavolo iniziale, composto da Mariella Valbruzzi, Guido Signorino e Gino Sturniolo, si sono aggiunti gli interventi di Aurora Notarianni, Armando Hyerace e Massimo Camarata.
Dopo incontri, riunioni e assemblee, piccoli eventi culminati con il fragoroso presidio davanti agli imbarchi il 6 giugno scorso, dedicato al ministro Salvini, ospite della Cisl ad un convegno sul ponte organizzato a bordo nave C&T, è giunto il momento del primo grande evento della “rinnovata” lotta contro la realizzazione della controversa grande opera.
Oltre al merito, negli aspetti ritornati alla luce trascorsi undici anni dalla caducazione del contratto d’appalto, c’è il metodo adottato dal ministro Salvini e dal governo Meloni, che indigna cittadini, partiti, movimenti e associazioni. Per questo il movimento No ponte ha deciso di scendere in piazza al fine di opporsi, ancora una volta, alla realizzazione del ponte sullo Stretto, riprendendo uno slogan mai accantonato: un solo No con mille sì. Vale a dire: utilizzare i soldi per opere necessarie, utili e sostenibili e lasciar cadere una volta per tutte l’idea di una mega opera che trabocca di problemi, incongruenze, parole e gesti d’arroganza.
Il corteo si terrà sabato 17 giugno, con raduno alle 17,30 in via Palazzo, all’incrocio con via Circuito a Torre Faro. Il percorso si articolerà poi lungo la via Nuova e il lungomare, per concludersi sotto il pilone, nei pressi dell’Horcynus Orca.
Mariella Valbruzzi, attivista del comitato No ponte Capo Peloro: “Il corteo si terrà a Torre Faro perché è l’area in cui l’impatto del ponte sarà più devastante rispetto al resto della città. Missione del nostro comitato è fare controinformazione, cioè informare sulle tematiche del ponte. Una delle cose che ci preme moltissimo è quella di sfatare il mito che il ponte sia una semplice linea rossa tra le due sponde, come se le sue torri fossero dei mattoncini Lego poggiate sulle due sponde”. L’attivista di Faro entra così nel merito: “Intanto non è ponte green. Dicono che non devasterà la riserva di Capo Peloro. Ma non è così. I pilastri non ricadranno sui laghi, ma saranno poggiati sul canale Margi, che verrà addirittura deviato. È il canale che consente l’equilibrio dell’ecosistema di tutti e due i laghi e dell’intera laguna di capo Peloro. Ciò significherà devastare quella riserva”. Capo Peloro ma non solo: “Il ponte – prosegue Valbruzzi – è insostenibile anche perché prevede ben 43 cantieri tra la Calabria e la Sicilia. Immaginate camion che si muovono su e giù per il movimento terra…” Ancora smentite: “Non creerà 120 mila posti di lavoro. Ogni volta che un politico parla, i posti di lavoro aumentano”. Un solo no e mille sì: “Abbiamo proposte di tanti comitati e associazioni. Messina ha una vocazione naturale sul porto. Dunque, attraversamento dello Stretto con navi green delle FS. e riduzione dei tempi di percorrenza dei treni. La riqualificazione degli edifici, una mobilità urbana sostenibile, raddoppio delle fonti energetiche rinnovabili e investimenti nell’innovazione. Prevenzione rischio idrogeologico, agricoltura biologica e di qualità, sistema idrico, bonifiche dei siti contaminati”. In conclusione, Mariella mostra la t-shirt del comitato: “Mi auguro che Messina diventi come questa donna, che si solleva dal mare e spazza via il ponte, un’opera inutile e devastante”.
Guido Signorino, professore di Economia all’Università ed ex vicesindaco di Messina. L’effetto dell’opera sulla città: “L’ipotesi di costruzione del ponte ha un effetto impattante, per non dire devastante su moltissima parte della città. Avremmo una città invivibile per un periodo di tempo non definito. L’ipotesi sarebbe di 6 anni e mezzo ma i precedenti storici ci indicano che i lavori potranno durare almeno il doppio”. Il rischio più evidente: “Quello idrogeologico, che si moltiplica, poiché determina cinque discariche per i materiali di risulta grandi quanto decine di campi di calcio che circondano la città, con rischio di frane”. Il parere sull’opera: “Il ponte di per sé è un’opera vecchia, anzi, stravecchia, che poteva andar bene fino a 50 o 60 anni fa. Allora, poteva avere un senso collegare le due sponde per incrementare i flussi di scambi tra la Sicilia e il continente europeo. Ma non funziona più così. L’economia, l’evoluzione tecnologica e dei trasporti hanno sviluppato mezzi alternativi di comunicazione. Il ponte avrebbe un raggio limitatissimo di azione rispetto alla sua funzione di trasporto, che sarebbe limitato più o meno tra Palermo e Napoli. Per cui, non ha ragion d’essere. L’idea che ci colleghi a Stoccolma è una mistificazione straordinariamente comica…”. Ancora obiezioni di carattere economico da parte del professor Signorino: “Impone un costo ambientale, economico e finanziario elevatissimo a tutto il sistema nazionale, senza generare beneficio adeguato e corrispondente. È un’opera fallimentare, che determina diseconomia, sottosviluppo. Diventerebbe un muro per il trasporto marittimo nell’attraversamento dello Stretto, danneggiando Gioia Tauro, il porto di transhipment più importante del Mediterraneo. Strutturalmente – prosegue Signorino – per lo sviluppo di Messina, della Calabria, della Sicilia e del mezzogiorno, il ponte è un disinvestimento. Di tutto questo si sente dire poco, naturalmente”. A proposito del franco navigabile: “L’altezza è 65 metri e le navi che hanno la capacità di trasporto superiore non potranno passare dallo Stretto di Messina. Ci sono navi da crociera già ben più alte di 65 metri”. Il profilo sismico: “Il problema non è la tenuta sismica del ponte ma la ragionevolezza di spendere miliardi. Non ha senso resistere a un terremoto, quando le due città che dovrebbe idealmente collegare sarebbero due cimiteri, come dice Mario Tozzi”. Ancora giudizi sull’opera, con riferimenti originali: “Questo ponte non è un’opera, è un mito. Non è un’infrastruttura, è un totem, oggetto di idolatria. Gli vengono attribuiti poteri taumaturgici e salvifici…” Attrazione e occupazione: “Col ponte verranno i turisti? Quando mai un ponte di per sé è strumento di attrazione turistica? Col ponte ci saranno 120 mila posti di lavoro? Se facciamo la media delle ore lavorative al mese che Webuild ha dichiarato, mediamente dovrebbero essere impegnate 18.500 ore circa; se le dividiamo per il numero di ore settimanali impiegate da lavoratori a tempo pieno, otteniamo una media mensile di 500 lavoratori. Tutti questi miti sono funzionali alla narrazione della ideologia del ponte. Dicono che chi è contro il ponte è ideologico. Invece è il contrario. Ideologia è fede cieca rispetto a un’ipotesi che dovrebbe salvare tutti. Se facciamo i conti vediamo che l’opera è semplicemente irrealizzabile. Oltre l’aspetto tecnico, lo è per un fatto di assenza di prospettiva, di inutilità e di eccesso straordinario di costo rispetto al beneficio che può produrre”.
Gino Sturniolo, attivista storico, No ponte: “La manifestazione è molto importante, perché se ci trovassimo in una condizione normale, in cui la partita si giocasse con le stesse armi, del ponte nemmeno se ne parlerebbe. Perché è assolutamente insensato, non regge dal punto di vista economico, ha un impatto ambientale devastante, distruggerebbe le due città dello Stretto e dal punto di vista urbanistico stravolgerebbe e condizionerebbe per 10 o 20 anni la vita delle persone. Se avessimo la possibilità di confliggere dal punto di vista semantico – dialogico con i sostenitori del ponte non ci sarebbe partita. Ma non è così. Chi sostiene il ponte – prosegue Sturniolo – ha una potenza di fuoco e una capacità comunicativa e quantità di soldi infinitamente superiore”. L’attacco al ministro: “Io non capisco perché non venga chiesto a Salvini cosa voglia dire con ‘il ponte pulirà il mare’. È una frase idiota. Così come non gli viene chiesto come si formino 100 mila posti di lavoro. Eppure, sono cose che ripete da sei mesi”. L’antidoto: “È fondamentale la mobilitazione popolare. Sabato verranno tante persone da fuori, ma saranno gli abitanti da Faro a Contesse che sposteranno le cose”. L’indignazione: “Non capisco come dopo il 6 giugno non ci sia stato un moto di ribellione in questa città. Si sono riuniti in un luogo privato con personaggi pubblici per parlare di un’opera pubblica senza invitare neanche gli amministratori della città. Capisco che Basile sia una persona educata, però delle volte non bisogna esserlo. Bisogna ribellarsi. Non è possibile che neanche il primo cittadino sia stato invitato a un evento del genere”. Il movimento aveva incontrato il sindaco Basile: “Dopo avergli detto di essere consapevoli che lui fosse favorevole al ponte, lo abbiamo avvisato di fare attenzione, poiché, in qualità di sindaco deve difendere l’incolumità dei cittadini. Quando questi avranno disagi andranno a protestare da lui. Eppure, di fronte a questa offesa subita con un’operazione di tipo coloniale, arrogante e invasiva, è stata espressa soltanto qualche parola di dispiacere”.
Il punto della situazione: “Siamo assolutamente certi – riflette Sturniolo – che la maggior parte dei cittadini messinesi e calabresi siano contrari al ponte sullo Stretto. Però ne esiste una parte favorevoli all’opera per disperazione. C’è l’idea che forse in questo modo arriverebbero dei soldi”. Dunque: “La prima volta abbiamo vinto, perché abbiamo impedito la costruzione del ponte, però abbiamo anche perso perché quelle risorse economiche non sono state investite sul territorio. Stavolta vogliamo vincere. Questi 15 miliardi li vogliamo per le opere utili al nostro territorio…” Ai giornalisti: “Confrontate quello che ci sarebbe investendo 15 miliardi per il ponte con quello che ci sarebbe investendoli con opere utili”. L’appello: “Venite alla manifestazione, sarà importante. È il primo passaggio. Però molto spesso dal primo passo si intravede il risultato finale”.
Aurora Notarianni, avvocata e attivista del WWF. Subito un’anomalia tecnico – legale: “A fine dicembre, con la finanziaria, sono stati reiterati i vincoli d’esproprio – dice l’avvocata – peraltro senza che l’opera avesse un progetto esecutivo, quindi con un procedimento al contrario, perché i vincoli si appongono dopo che si approva un progetto. In questo caso sono stati reiterati perché tutto era caducato col decreto del governo Monti”. Per informare la cittadinanza: “Abbiamo lavorato per un dossier a disposizione di tutti i cittadini che potranno acquisirlo con una semplice richiesta. In tal senso, si ritengano interessati anche i cittadini di Villafranca, Venetico, Torregrotta etc. Nessuno può dirsi escluso dal coinvolgimento in questa iniziativa calata dall’alto da un governo che non conosce il territorio”. Nello specifico: “La dorsale dei peloritani è un territorio fragilissimo, ecco perché il rilievo ambientale aveva portato a una procedura di infrazione rispetto alla vecchia opera”. L’appello: “Lo rivolgo a chi vive questa terra, a chi è abituato a soffrire anche a causa dei disagi e quindi vorrebbe avere una mobilità diversa ma efficiente, senza sacrificare il proprio futuro su un’opera che quando sarà, se mai dovesse esserci, sarà obsoleta e non darà sviluppo, non darà futuro, mentre compromette il nostro ‘oggi’, a prescindere dal fatto che il nostro ponte, il nostro collegamento è sempre stato il mare”. Le alternative utili: “Il doppio binario Catania – Palermo era nel PNRR e una parte di finanziamento sembra essere saltato. In quest’isola vogliamo muoverci sulle rotaie, non abbiamo bisogno di sperperare risorse per produrre opere che non serviranno a nessuno”.
Armando Hyerace, segretario del circolo della quarta circoscrizione del Pd di Messina: “Come Pd abbiamo posizione contro quest’opera. Per questo aderiremo alla manifestazione di giorno 17”. Convinzioni e preoccupazioni: “Quest’opera non si realizzerà mai, perché ha tantissimi profili di insostenibilità economica, ambientale e sociale. È un’opera di distrazione di massa e di risorse. La prima paura è la perdita dei finanziamenti per l’ammodernamento della flotta dello Stretto. 510 milioni di euro che da soli ridurrebbero di un’ora l’attraversamento dei treni da Messina verso il continente. La seconda paura è che inizino i lavori, distruggano parte del territorio e lascino le opere incomplete”. L’esempio inquietante: “La variante di Cannitello è costata 26 milioni di euro, ed è un ecomostro”. Chi ne risponderà? “Il sindaco deve vigilare. Si è dichiarato a favore del ponte nelle audizioni parlamentari. Ha rimarcato solo la possibilità di essere presente nei tavoli o nel cda della Stretto di Messina, ma fallito questo tentativo è sparito. I cittadini andranno a chiedergli conto e ragione. Tutti saranno chiamati davanti alle proprie responsabilità”.
Massimo Camarata, come sempre, guiderà il corteo giorno 17: “Molte persone critiche o contrarie al ponte hanno la percezione che tanto non si farà mai. La questione è proprio la cantierizzazione. A questo si lega la necessità di partecipare al corteo, dimostrare il nostro dissenso e far sì che cresca in maniera esponenziale. Dobbiamo uscire e riprenderci la piazza. Vogliamo i soldi ma non la devastazione del territorio in cui viene estromessa la capacità di immaginare il proprio futuro alle persone che abitano questo territorio”.