Elisa Callejera è un’artista di strada ed è qui di passaggio. Ha vissuto sei anni a Barcellona e adesso vive dove la porta il vento tra la Sicilia (le radici paterne) e il Piemonte. Classe ’82, nata e cresciuta a Milano, studia arti grafiche e inizia prestissimo a lavorare presso una fotolitografia. Tutto preciso, no? Non proprio. Si sente soffocare. La città, il clima, i ritmi che non sente suoi. Prova a immettere variabili che spera possano darle serenità: s’iscrive a una scuola di musica, partecipa (e vince) ad alcuni concorsi canori; impara a fare i mosaici “nella bottega della Ketty, il sole della Martesana. Ma non basta. “I miei interessi e le mie passioni dovevo confinarle dopo il lavoro “. Nel 2008 vede al cinema “Into the wild” ed è un pugno nello stomaco. Ogni tanto succede. Un libro o un film ti stanno parlando, sono lì esclusivamente per te. “È esattamente quel che è successo – ricorda Elisa – Lavoravo ormai da sei anni, avevo un posto sicuro a tempo indeterminato, stavo con un ragazzo, avevo appena visto un appartamento dove andare a vivere per conto mio. Ma non stavo bene, non ero felice”. Si dà tempo una settimana per pensarci, poi consegna le dimissioni (“Lei è matta! Perché buttare così la propria vita?”) e comunica al mondo – ma soprattutto a mamma e papà – che le manca l’aria all’idea che la sua vita possa essere tutta lì.
Messo assieme il trolley, prende la nave a Livorno – “Sarebbe stato un cambiamento enorme: avevo bisogno di un tempo che mi permettesse di entrare nella mia nuova fase di vita e la nave si è rivelata la scelta perfetta” – e ventitré ore dopo sbarca a Barcellona. Lì si sente subito a casa. Accolta. Incoraggiata a essere se stessa. Dopo tre giorni in un ostello trova una sistemazione “molto centro sociale”, nel senso che condivide un grande appartamento con tre ragazzi argentini, una ragazza cilena e una catalana. E subito dopo trova pure un lavoro che le garantisce la sopravvivenza e le permette di entrare a pieno titolo nella vita della città. Le cose si muovono in fretta e tutto sembra portarla naturalmente verso le sue passioni. Prima il mosaico (“che diventa un lavoro a tutti gli effetti”) e poi la musica. “Nel 2011 inizio a suonare e cantare in calle Moncada, vicino al Museo Picasso – racconta – . Sento subito di aver trovato il mio posto nel mondo e scopro che non solo mi piace molto, ma che finalmente posso vivere delle mie passioni”.
Diventa a tutti gli effetti artista di strada e nel 2014 si sente pronta a lasciare “l’incubatrice Barcellona ” e tornare on the road, con il suo camper ed i suoi colori nell’anima.
Elisa Callejera è un’artista di strada ed è qui di passaggio. Ha vissuto sei anni a Barcellona e adesso vive dove la porta il vento tra la Sicilia (le radici paterne) e il Piemonte. Classe ’82, nata e cresciuta a Milano, studia arti grafiche e inizia prestissimo a lavorare presso una fotolitografia. Tutto preciso, no? Non proprio. Si sente soffocare. La città, il clima, i ritmi che non sente suoi. Prova a immettere variabili che spera possano darle serenità: s’iscrive a una scuola di musica, partecipa (e vince) ad alcuni concorsi canori; impara a fare i mosaici “nella bottega della Ketty, il sole della Martesana. Ma non basta. “I miei interessi e le mie passioni dovevo confinarle dopo il lavoro “. Nel 2008 vede al cinema “Into the wild” ed è un pugno nello stomaco. Ogni tanto succede. Un libro o un film ti stanno parlando, sono lì esclusivamente per te. “È esattamente quel che è successo – ricorda Elisa – Lavoravo ormai da sei anni, avevo un posto sicuro a tempo indeterminato, stavo con un ragazzo, avevo appena visto un appartamento dove andare a vivere per conto mio. Ma non stavo bene, non ero felice”. Si dà tempo una settimana per pensarci, poi consegna le dimissioni (“Lei è matta! Perché buttare così la propria vita?”) e comunica al mondo – ma soprattutto a mamma e papà – che le manca l’aria all’idea che la sua vita possa essere tutta lì.
Diventa a tutti gli effetti artista di strada e nel 2014 si sente pronta a lasciare “l’incubatrice Barcellona ” e tornare on the road, con il suo camper ed i suoi colori nell’anima.