102 anni oggi. Per Gaetano Oriti ” u cantuneri” di Alcara li Fusi
Ancora racconta ai più piccoli della guerra, della vita di Alcara a metà del secolo scorso, scrive poesie, va dal barbiere e si reca in piazza a chiacchierare e prendersi il sole. E’ veramente una bella persona.
Gaetano Oriti detto “il cantoniere”, ex dipendente della provincia di Messina è nato il 20 luglio 1919, è stato decorato con quattro stellette e una croce al valore militare durante la seconda guerra mondiale, ha vissuto sempre in prima linea, in guerra e pace, la sua vita, da protagonista.
Intorno a lui la stima e l”affetto di un’intera comunità dove per tutti rimane quella “bella persona” dal lucido intelletto ha dato un prezioso contributo a mantenere viva la storia del paese.
“ Protagonista di tanti avvenimenti sociali – aveva affermato il sindaco Ettore Dottore festeggiandone i cento anni – ha vissuto con saggezza e bontà d’animo. A lui i nostri più fervidi auguri e a lui il nostro grazie per il grande contributo apportato nel sociale che rappresenta “la fiammella che grande fiamma feconda”.
Auguri nonno Tanto dalla Redazione
Nonno Tano nel ricordo del nipote Roberto.
Caro Nonno, un altro grande traguardo, un altro anno con noi, e sono 102, Per noi una grande fortuna, quella che godiamo nell’esserti vicino ,insieme, anche in questa magnifica occasione.
Nato quando da poco era finita la Grande Guerra, posso immaginare i sacrifici dei tuoi genitori nel tirare su la famiglia che era anche numerosa.
Cresci dunque bene e temprato per affrontare una esistenza a prova di tutto, e, tutto ti accade come può succedere a chi deve affrontare in prima persona, da soldato, una guerra mondiale lunga 6 anni. In giro per il Mediterraneo, la Libia e i vari fronti di guerra in Italia.
A casa hai riportato la tua persona e anche belle meritate onorificenze, ti eri distinto per comportamento e abnegazione, bravo, esempio per i giovani del tempo e speranza per tutti.
In quegli anni hai potuto assistere anche ai passaggi storici da monarchia a Repubblica della nostra Italia, ma cosa più importante ti sei ripreso oltre la tua libertà la tanto amata Nonna Nicolina, che so, ti aveva sempre aspettato. Incarichi pubblici e privati di lavoro e poi l’assunzione alla Provincia con la qualifica di cantoniere.
Lavoro che hai svolto per più di trent’anni con orgoglio, rispetto per gli altri e mai sottomissione a chicchessia, o clientelismo politico, solo ricerca di decoro e dignità professionale, personale, puntualità e tanto altro potesse soddisfare la tua indole, uomo preciso e onesto. A Fine carriera anche la promozione a sorvegliante capo, giusto premio a tanto servizio per la Provincia di Messina.
Avanti nel tempo i figli, Nicolina e Pippo, i loro Matrimoni e la nascita di una bambina ragazza giovanotta, tra i tuoi nipoti, Daniela, che a 19 anni ho avuto la fortuna di sposare e diventare nipote anch’io, fra gli altri ugualmente stimato e pieno di affetto e benevolenza, chiaramente ricambiati.
Anche di un augurio speciale fattomi, in una giornata qualsiasi ho goduto, allorquando avendo causalmente avuto la fortuna di lavorare io stesso da cantoniere, mi parlasti di quanta buona vita si potesse godere con questa occupazione e, un auspicio o una speranza mi dicevi avere,che anche a me capitasse lo stesso lavoro nel mio futuro . Ebbene ciò successe dopo alcuni anni e ricordo uno dei primi giorni di impiego, fermarti e insegnarmi qualche trucco del mio nuovo lavoro.
Di Tanti episodi positivi e anche forti, hai vissuto in tutto questo tempo, tanto da costituire, la tua esperienza, un libro aperto per tutta la cittadinanza quando in piazza o nei salotti, in Comune o fra gli amici racconti le tue esperienze, certo che a tutti, giovani in particolare possa servire da insegnamento.
Lo vedo questo a partire dai miei cognati e cugini, Giuseppe, Donatella, Daniela appunto, Alessandro e Claudio, Calogera e Ivana tutti tuoi nipoti e poi i pronipoti Marisol e Giuseppe con Salvo e Arianna, Giuseppe e la piccola Laura quando ascoltano o gli raccontiamo di te i tuoi pensieri e la tua storia quanta vera venerazione ti trasmettono con le loro attenzioni.
E, poi gli amici , la gente del paese, sempre pronti a salutarti e con te parlare, ne dico due ad esempio, don Pippinu e a signura Razia.
Buon centesimo compleanno nonno Tano, finite le parole del cuore, con quelle del desiderio ti auguro un lungo cammino sereno e affettivo, in salute e gioia, tale che possiamo goderne anche noi , già al solo pensiero di cosi tanto privilegio ne viviamo le giornate.
Grazie ancora da tutti noi
Roberto.
la poesia
A UN NONNO
Senza fiato, assorto,
mi ricordo di gente che non c’è più,
a volte, invece, d’istinto mi torna in mente
lo sguardo innamorato dell’attore ottantenne, un mio nonno,
rivolto a chi vicino a lui aspettò e,
visse di silenzi, attese, sforzi e rinunce.
Ma anche di sentimenti, percepiti da pelle, cuore e testa.
Una guerra di mezzo, generata da altro amore,
da una donna chiamata patria,
a ricerca di libertà e poi d’amore,
da dedicare con lettera spedita e
avvolta di dubbi a chi di mio nonno
aspettava la sua figura ricomparire.
Attento ascolto quei racconti, di quando
si preparavano le occasioni perché
si facesse conoscenza, l’entrata la chiamavano,
per spiegarsi senza tante parole
ma con in pegno un grande mazzo di rose rosse,
dispari che, col verde vestito della promessa sposa
bene si intonava e
di speranza era pregna la visita narrata.
Poi a parlare erano gli occhi orgogliosi e lacrimanti,
il rumore di sedie scomode e distanti
che si muovevano per avvicinare le mani e i fianchi
di chi dopo giorni di lontananza e di lavoro
voleva carpire un sorriso o uno sguardo almeno.
Piccole cose e anche tanti calcoli, come per tradizioni,
sguardi rubati, una passeggiata senza mano nella mano,
anzi, con quella del fratellino.
Nel frattempo, a casa o in campagna altri erano a
parlare di matrimonio e di spartenze,
di spese e doti, doveri da rispettare e
gente da non fare mormorare.
Arrivava il matrimonio, sì, arrivava
Si stabiliva alleanza forte e duratura
faceva di due vite una vita sola e
il mio attore ottantenne di miracolo vero mi parla e si commuove,
miracolo di fedeltà e libertà,
miracolo di grazia in Dio e nei propri figli.
Figli, rami di albero di radici profonde
da dove si cercò sostanza e alimento,
luce per scrivere il buon libro e,
colore per dipingere la buona tela
che, continuamente racconterà ai propri nipoti,
ora certamente distratti da pensieri diversi
ma accomunati (uniti) da desideri uguali.