Il disastro di Notre Dame non passa indolore
Se non scioccante, sicuramente strana è apparsa la luminosità della grande Croce dorata che, posta sull’altare maggiore, domina tutta Notre Dame. I vigili del fuoco sono rimasti a guardare quella luce che, come un monito, si ergeva fra la fuliggine che copriva il resto del grande edificio.
Nello stato laico per eccellenza, il disastro di Notre Dame non sta passando indolore. Il simbolo della Cristianità francese, il luogo nel quale il potere ha avuto i suoi riconoscimenti ufficiali, all’improvviso emerge dall’oblio come il risveglio di una potenza assopita, trascurata, scordata.
Il fuoco che tutto brucia, ha resistito all’assalto degli uomini come si stesse perpetrando una vendetta per l’incuria voluta, per quel silenzio seguito alle grida di aiuto , che quelle mura da decenni avevano emesso con i cedimenti, le lesioni, i distacchi da tutti ignorati.
In questa Francia laica per professione, lo Stato è l’unico colpevole. Uno Stato che ha nazionalizzato tutte le Cattedrali della Francia sottraendole alla podestà della Chiesa. E’ appena il caso di ricordare che già durante la rivoluzione francese ( 1789-1799), la Chiesa venne saccheggiata, spogliata e trasformata in un luogo laico denominato tempio della ragione. Rischiò anche la demolizione per opera dei sansimonisti.
Fu Napoleone Buonaparte a restituirla alla Chiesa Cattolica nel 1801.
E’ il risultato di una politica di laicismo perseguita sotto tutte le forme dai francesi già da due secoli. Una sorta di liberazione dalla ideologia religiosa ritenuta oppressiva e riduttiva delle libertà personali soprattutto intellettive. La generalizzazione di questo modo di operare ha di fatto istradato il popolo francese verso quella diseducazione morale e artistica della quale oggi registriamo le conseguenze.
Le grandi Cattedrali gotiche furono costruite dalle corporazioni, antesignane dei framasson. In particolare nel XIII sec. furono undici e dedicate tutte a Notre Dame, tutte riconosciute come magiche non solo per la loro robustezza e bellezza architettonica, ma soprattutto per il misterioso fascino che emanano, al quale nessuno, nemmeno oggi, riesce a sottrarsi.
L’incendio di Parigi di qualche giorno fa, ha ulteriormente confermato la grande resistenza delle strutture, nonostante sembrino fragili e delicate come merletti.
Le corporazioni progettavano e costruivano con la forza della fede e del loro irriducibile credo, avevano convinzioni e certezze, qualità che il laicismo disconosce.
Da anni il responsabile della struttura di Notre Dome chiedeva interventi urgenti di manutenzione stimati in 150 milioni di euro. I lavori di restauro in corso avevano un ammontare di circa 2 milioni pari al finanziamento concesso dallo Stato. Oggi come donazioni da privati, è stato raggiunto quasi un miliardo. Se solo il dieci per cento di queste somme fosse arrivato prima, quando la Chiesa mostrava le sue prime debolezze , quando i gemiti erano visibili nelle crepe, non avremmo assistito a questo scempio.
Un’ipocrisia laicista che non lascia spazio ad alcuna attenuante.
Prima che il fuoco incenerisse le secolari travi del tetto e facesse scomparire la guglia che proiettata verso il cielo cercava l’aiuto divino, il grande silenzio dello Stato, del Comune di Parigi e dei magnati fece da interprete principale in una farsa, forse sapientemente preparata e con cosciente scelleratezza mandata in scena per distrarre l’opinione pubblica da altri problemi che lo stesso Stato, lo stesso Macron aveva creato.
Oggi che i fari della ribalta sono tutti accesi e puntati sul sacrilego scempio, i politici demagoghi e gli ipocriti mecenati rubano la scena con i loro generosissimi contributi.
Francesi, politici, uomini così detti di “cultura”, vi siete accorti ora che, quel monumento di bellezza e alla bellezza, quel tempio cristiano per eccellenza, è un simbolo che vi ha sempre rappresentato vostro malgrado? Per secoli vi siete vantati della vostra laicità o laicismo (la sottile differenza non incide); per decenni avete lasciato che le vostre Chiese , i simboli delle vostre radici , cadessero sotto i colpi impietosi dei frutti della vostra educazione blasfema e negazionista; avete fatto della laicità la vostra bandiera, sottovalutando le conseguenze che essa avrebbe avuto non solo sull’educazione e sulla morale dei vostri giovani ma anche sull’amore in generale, quello verso l’umanità in primis, sul rispetto, sulla tolleranza, sul valore della bellezza, quella grande ,quella vera, alla quale, sembra, che vi siate disabituati, dalla quale vi siete miseramente discostati.
Forse il tempo guarirà le cicatrici presenti su questa vostra cultura prostrata a genti di altri fedi, a chi non la sa apprezzare, per essere restituita al mondo come bene primario, con la speranza che questi simboli, oggi tanto vilipesi e trascurati, siano ancora lì a ricordarvi le vostre radici europee e cristiane.
Nino lo Iacono
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