Questa sera a Ficarra…. parlandone con Concetto Vecchio
L’autore sarà intervistato da Massimo Scaffidi
Nuovo appuntamento, oggi 15 Luglio con Notturno d’Autore. Il Comune di Ficarra ospiterà Concetto Vecchio. Sarà presentato “Un amore partigiano”. Alle ore 19:30 presso il Convento degli Archi
L’Autore:
Concetto Vecchio è giornalista alla redazione politica de “La Repubblica” e scrive sul Venerdì. Tra le sue pubblicazioni: Vietato obbedire (Bur Rizzoli, 2005) sul ’68 alla facoltà di sociologia di Trento con cui ha vinto il premio Capalbio e il premio Pannunzio, Ali di piombo (Bur Rizzoli,
2007), Giovani e belli (Chiarelettere, 2009), Giorgiana Masi (Feltrinelli, 2017) e Cacciateli! Quando i migranti eravamo noi (Feltrinelli, 2019).
Il Libro – “Un amore partigiano”
Una storia d’amore e di libertà nell’Italia occupata. I nostri anni più bui raccontati dall’ultima sopravvissuta di via Tasso. Priebke mi torturò, ma non tradii il mio amore partigiano.
Iole Mancini e il marito Ernesto Borghesi, entrambi partigiani nei Gap, combattono i nazifascisti nella Roma occupata. Ernesto è coinvolto nel fallito attentato a Vittorio Mussolini, il secondogenito del Duce, il 7 aprile 1944; Iole viene reclusa nella prigione di via Tasso, uno dei simboli più feroci dell’occupazione nazista nella Capitale. Interrogata a più riprese da Erich Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine, non tradisce Ernesto né i suoi compagni. Divisi l’uno dall’altra sfuggono romanzescamente alla morte. Poi la guerra finisce ma le cose non vanno come Iole le aveva immaginate. Come fare i conti con un destino ostile?
Le foto del precedente incontro.
Quello con Ernesto Galli della Rovere, svoltosi lo scorso 13 luglio. Presentao il libro “otto vite italiane”.
Ad intervistare l’editorialista del Corriere delle Sera ci hanno pensato Massimo Scaffidi e Daniele Tranchida.
L’Autore:
(Roma, 1942), storico ed editorialista del «Corriere della Sera», è autore di numerosi volumi, tra cui: La morte della patria (1996), L’ identità italiana (nuova edizione 2010), Senza la guerra (con M. Cacciari, L. Caracciolo, E. Rasy, 2016), Credere, tradire, vivere (2016), Speranze d’Italia (2018) e Una profezia per l’Italia. Ritorno al Sud (con A. Schiavone, 2021).
(Roma, 1942), storico ed editorialista del «Corriere della Sera», è autore di numerosi volumi, tra cui: La morte della patria (1996), L’ identità italiana (nuova edizione 2010), Senza la guerra (con M. Cacciari, L. Caracciolo, E. Rasy, 2016), Credere, tradire, vivere (2016), Speranze d’Italia (2018) e Una profezia per l’Italia. Ritorno al Sud (con A. Schiavone, 2021).
Il Libro – “Otto vite italiane”
In un passato ormai lontano donne e uomini straordinari si sono impegnati per far valere idee e sogni nei luoghi in cui stavano prendendo forma tempi nuovi.
In un passato ormai lontano donne e uomini straordinari si sono impegnati per far valere idee e sogni nei luoghi in cui stavano prendendo forma tempi nuovi.
Rileggendone le vite Ernesto Galli della Loggia riporta alla luce figure ed episodi decisivi e trascurati della nostra storia. Come nel caso dei fratelli Bandiera e di don Tazzoli, sottratti alla «naftalina del patriottismo convenzionale» per ripercorrere quel Risorgimento nascosto «poco o nulla liberale e tanto meno democratico».
Conseguenze del risveglio politico furono la volontà e la capacità di agire sulla scena del mondo, animando istituzioni quali il Metropolitan Museum di New York, il cui primo direttore divenne l’avventuriero Luigi Palma di Cesnola.
Una formidabile passione ideale spinse Anna Kuliscioff, giunta dalla Russia, «a farsi italiana e fin milanese», tenendo a battesimo il socialismo nostrano. La fiamma libertaria ardeva anche in Andrea Caffi, bohémien per vocazione, tra i pochi intellettuali italiani davvero «cosmopoliti», la cui fama fu oscurata da quella di altre figure coeve. E ancora, Pietro Quaroni, ambasciatore alle prese con l’Impero britannico dopo l’armistizio, sospeso tra la vecchia diplomazia e una classe politica inesperta con in mano le sorti dell’Italia considerata ormai sotto l’egida degli anglo-americani.
Una formidabile passione ideale spinse Anna Kuliscioff, giunta dalla Russia, «a farsi italiana e fin milanese», tenendo a battesimo il socialismo nostrano. La fiamma libertaria ardeva anche in Andrea Caffi, bohémien per vocazione, tra i pochi intellettuali italiani davvero «cosmopoliti», la cui fama fu oscurata da quella di altre figure coeve. E ancora, Pietro Quaroni, ambasciatore alle prese con l’Impero britannico dopo l’armistizio, sospeso tra la vecchia diplomazia e una classe politica inesperta con in mano le sorti dell’Italia considerata ormai sotto l’egida degli anglo-americani.
L’ambiguità del Novecento fa da sfondo a quell’itinerario di emancipazione che fu l’esistenza di Edda Ciano, consegnata al destino amaro degli sconfitti dopo che l’ascesa del fascismo l’aveva resa libera senza pagare alcun prezzo; un percorso opposto a quello di Filomena Nitti, la cui vicenda rispecchia uno dei drammi più dolorosi dell’antifascismo liberale. Italiani non comuni, su cui vale la pena interrogarci, perché «posare lo sguardo su queste vite e queste morti serve forse a risospingerci verso il futuro».