“O SCANNACRISTIANI” – Esce dal carcere Giovanni Brusca
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“O SCANNACRISTIANI” – Esce dal carcere Giovanni Brusca

Quando giustizia e morale non coincidono.

Prima il cuore

Sì, certo, fa impressione vedere Giovanni Brusca, detto “O scannacristiani”, uscire a 64 anni, dopo 25 anni di carcere, nonostante 150 omicidi commessi e ammessi, la strage di Capaci e un bambino sciolto nell’acido. Chi non ha un sussulto, un moto spontaneo di rabbia e repulsione fisica, o non ha cuore o non conosce la storia degli ultimi 30 anni di mafia in questo Paese. Oppure entrambe le cose.

Poi c’è la ragione.

Ed è quella ragione che ti consente di fare un salto indietro di 30 anni esatti al 15 gennaio del 1991 quando Giovanni Falcone – non uno che passava di lì per caso – intuì per primo che, per far fare un salto di qualità all’antimafia, era necessario introdurre un sistema “premiale” per i collaboratori di giustizia, che fino a quel momento esisteva solo per i terroristi.

Tra coloro che successivamente si avvalsero di quella legge ci fu anche Giovanni Brusca, che per quasi due decenni anni contribuì in modo diretto o indiretto a far arrestare un numero imprecisato di mafiosi a ogni livello e a svelare per la prima volta rapporti tra mafia, politica e imprenditoria oggi considerati scontati. Senza quell’intuizione di Falcone, non solo Brusca non avrebbe mai parlato, ma, come lui, quasi nessuno degli oltre mille collaboratori di giustizia che hanno contribuito a cambiare radicalmente la storia della lotta alla mafia in Italia.

Senza quello sconto di pena che comprensibilmente turba le nostre coscienze, oggi Giovanni Brusca sarebbe in carcere a Rebibbia a scontare un ergastolo senza scomodare la rabbia e l’indignazione di nessuno, ma fuori ci sarebbero decine, centinaia di mafiosi in più a piede libero e le nostre conoscenze delle dinamiche di Cosa nostra sarebbero infinitamente più arcaiche e primordiali.

La domanda qui non è se Giovanni Brusca potrà mai essere recuperato come cittadino.

È persino superfluo, e per certi versi improprio, ricordare l’articolo 27 della Costituzione, secondo cui “le pene (…) devono tendere alla rieducazione del condannato”.
La domanda da farsi è se vale di più la ripugnante libertà (vigilata) ad una bestia pluriomicida o le vite e le atrocità che abbiamo salvato e risparmiato in cambio di quella libertà.

Gridare allo scandalo e alla vergogna nazionale è comprensibile, ma è anche per certi versi miope e, in fin dei conti, pericoloso, perché rimette in discussione uno dei principi cardine – forse IL principio cardine – della lotta alla mafia negli ultimi 30 anni, per cui uomini come Falcone e Borsellino hanno dato la vita. Si chiama legge, ed è quello che più ci allontana e ci preserva dalla barbarie che uno come Giovanni Brusca ha rappresentato e rappresenterà sempre.

E lo ha ricordato proprio Maria Falcone, sorella di Giovanni, con una dignità e parole infinitamente più forti e coraggiose di quanto potremmo mai usare noi. “Umanamente è una notizia che mi addolora” ha detto, “ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello. E quindi va rispettata.”

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Le reazioni

Alberto Samonà, assessore alla cultura Regione Siciliana
BRUSCA È LIBERO. UNA VERGOGNA TOTALE!
Una vergogna totale: oggi Giovanni Brusca ha lasciato il carcere di Rebibbia in cui era recluso da 25 anni.
Il mafioso di San Giuseppe Jato, che premette il telecomando della strage di Capaci nella quale furono assassinati il giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli agenti della scorta, adesso è libero.
Per il ‘macellaio’ che fece strangolare il piccolo Giuseppe Di Matteo si sono spalancate le porte del carcere grazie agli sconti di pena previsti per i collaboratori di giustizia.
Mi domando che Paese è quello in cui un feroce assassino, ancorché collaboratore di giustizia, può uscire dal carcere, nonostante si sia macchiato di orrendi omicidi.

I familiari delle vittime

urlano tutto il loro dolore  “Un dolore ma è la legge…”

Leoluca Orlando

la scarcerazione “Richiama ancora una volta le sofferenze delle vittime e dei loro familiari e riaccende ancora più forte la loro indignazione per le terribili violenze commesse da Brusca”.

Musumeci

“Sapere che Brusca è, oggi, uomo libero lascia senza parole”, dice il presidente della Regione. “La Legge è legge, si dirà. Ma se una norma è palesemente sbagliata va cambiata – aggiunge -. Magari non potrà più servire per Brusca ma servirà almeno ad evitare un altro caso simile. Di fronte agli ‘sconti’ concessi a chi ha ordinato oltre cento omicidi, sia comunque serratissima la vigilanza. Per scongiurare che la libertà barattata possa, Dio non voglia, fornirgli anche la più remota possibilità di tornare ad essere il mostro che è stato”.

Claudio Fava, presidente della commissione Antimafia dell’Assemblea regionale siciliana.

“Che Brusca, scontata la sua pena, venga scarcerato è un fatto normale – dice -. Quello che non è normale, invece, è che dopo 30 anni la verità sulle stragi sia ancora tenuta ostaggio di reticenze, viltà e menzogne”.

Maria Falcone

“Umanamente addolorata, ma è la legge e va rispettata”

Tina Montinaro è la vedova di Antonio Montinaro, il caposcorta di Giovanni Falcone.

Sono indignata, sono veramente indignata. Lo Stato ci rema contro. Noi dopo 29 anni non conosciamo ancora la verità sulle stragi e Giovanni Brusca, l’uomo che ha distrutto la mia famiglia, è libero. Sa qual è la verità? Che questo Stato ci rema contro. Io adesso cosa racconterò al mio nipotino? Che l’uomo che ha ucciso il nonno gira liberamente?…”. Tina Montinaro subito dopo aver appreso della scarcerazione di Giovanni Brusca.

Così Giuseppe Costanza, autista del giudice Falcone scampato alla strage di Capaci

E’ una notizia che sicuramente non mi fa piacere. E’ un’offesa per le persone che sono morte in quella strage. Secondo me dovevano buttare via le chiavi”. “Sono trascorsi 29 anni da quel giorno, ma né Falcone, né la moglie, né i ragazzi della scorta potranno mai ritornare in vita – aggiunge – Che Paese è il nostro? Chi si macchia di stragi del genere per me non deve più uscire dalla galera”. Se avesse la possibilità di farlo cosa direbbe all’uomo che azionò il telecomando che causò l’esplosione? “Niente. Non mi sento neppure di avvicinarmi a una persona del genere”.

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il leader della Lega, Matteo Salvini.

“Autore della strage di Capaci, assassino fra gli altri del piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell’acido perché figlio di un pentito. Dopo 25 anni di carcere, il boss mafioso Giovanni Brusca torna libero. Non è questa la ‘giustizia’ che gli Italiani si meritano”

Giorgia Meloni commenta:

“Il boss di Cosa Nostra Giovanni Brusca – lo ‘scannacristiani’ che ha ‘commesso e ordinato personalmente oltre centocinquanta delitti’, ha fatto saltare in aria il giudice Falcone e la sua scorta e ha ordinato di strangolare e sciogliere nell’acido il piccolo Di Matteo – è tornato libero. È una notizia che lascia senza fiato e fa venire i brividi. L’idea che un personaggio del genere sia di nuovo in libertà è inaccettabile, è un affronto per le vittime, per i caduti contro la mafia e per tutti i servitori dello Stato che ogni giorno sono in prima linea contro la criminalità organizzata. 25 anni di carcere sono troppo pochi per quello che ha fatto. È una sconfitta per tutti, una vergogna per l’Italia intera”.

scrive su Twitter Mara Carfagna, ministra di Fi per il Sud e la Coesione territoriale 

“La scarcerazione del ‘pentito’ Giovanni Brusca è un atto tecnicamente inevitabile ma moralmente impossibile da accettare Mai più sconti di pena ai mafiosi, mai più indulgenza per chi si è macchiato di sangue innocente. Sono vicina ai parenti delle vittime, oggi è un giorno triste per tutti”.

il presidente della Commissione antimafia, Nicola Morra

“A 64 anni ha la capacità di tornare a essere immediatamente efficiente, vero è che resta in libertà vigilata per quattro anni ma ricordo che ci sono 70enni che continuano a guidare i sodalizi mafiosi” dice il presidente della Commissione antimafia, Nicola Morra, commentando con l’Adnkronos le parole della vedova del caposcorta di Giovanni Falcone. E poi aggiunge: “Le parole di Tina Montinaro, a mio avviso, conservano un grumo di verità, quando evoca l’ipocrisia che accompagna tante celebrazioni ufficiali per il 23 maggio o il 19 luglio”. “Da un lato capisco chi ha ancora le cicatrici di quelle stragi – dice ancora Morra – nelle sue parole c’è un fondo di verità su cui tutti noi dovremmo ragionare. Noi ricordiamo in particolar modo nell’esatto verificarsi delle ricorrenze, ma di fatto ci facciamo cogliere impreparati da quella gestione sapiente da parte di tanti uomini che lavorano per l’antistato in quei piccoli meccanismi con cui chi ha attaccato e offeso lo Stato si trova ad esserne non uno sconfitto bensì un vincitore”. “E qui il pensiero va non alla singola scarcerazione, quindi a quanto avvenuto oggi con Giovanni Brusca ma al problema dell’ergastolo ostativo e a come noi si abbia difficoltà a riconoscere la virulenza del fenomeno mafioso, per cui non mi sento di condannare le parole di Tina Montinaro anzi mi sembra che tutti si debba ragionare sul grumo di verità che emerge dalle stesse parole di Tina Montinaro. Poi naturalmente non mi associo a dei giudizi molto affrettati e pressappochisti in chiave giustizialistica tipo quelli salviniani”.

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scrive in un tweet la sindaca di Roma, Virginia Raggi 

“Brusca libero? Non voglio crederci. E’ una vergogna inaccettabile, un’ingiustizia per tutto il Paese. Sempre dalla parte delle vittime e di chi lotta e ha lottato contro la mafia”.

Per Rita Dalla Chiesa

“la scarcerazione di Giovanni Brusca è una vergogna di Stato. Sono sconvolta per quanto accaduto – dichiara all’Adnkronos – Non mi aspettavo l’ennesima vergogna della giustizia in Italia”.

l’ex procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia

“E’ comprensibile che possa fare impressione che l’uomo che ha ucciso Giovanni Falcone, che è stato il responsabile della morte orribile del piccolo Giuseppe Di Matteo, possa tornare in libertà, ma un conto è la condanna morale, un conto quello che prevede l’ordinamento giuridico. E va accettato” commenta l’ex procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia.

1 Giugno 2021

Autore:

redazione


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