In una città asfittica di spazi, non solo fisici, d’incontro e culturali, dove chi si attiva a far ciò, praticamente è in trincea, nasce la querelle tra la Questura ed il Centro Multiculturale Officina che lo scorso 25 novembre si è vista contestare una serie di violazioni sull’apertura del locale al pubblico.
Senza entrare nelle singole contestazioni, riportiamo i due comunicati, si ritiene comunque che necessita aprire un confronto teso a sensibilizzare anche il mondo politico e tutta l’intellighenzia della città, perchè Messina ha una situazione sotto il profilo della crescita culturale, intesa come luoghi dell’incontro e del confronto, incredibilmente compromessa, tant’è che non sembra neanche una città universitaria (ma questo anche sotto altre mille profili).
Ovviamente esistono delle eccellenze, dei cuib di nicchia, dei paradisi della buona musica, qualche libreria, circoli e gruppi dalle attività anche longeve, ma certamente non basta.
Un punto d’incontro da dove incominciare.
Questo serve.
Il Comunicato Questura: “MOVIDA IN SICUREZZA”
Nella serata di ieri 25 novembre, la Squadra di Polizia Amministrativa della Divisione di Polizia Ammistrativa e Sociale ha dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo disposto dal Tribunale – Sez. G.I.P. – nei confronti della sede di un’associazione culturale sita in questa Via Croce Rossa denominata “L’Officina”.
Il provvedimento è stato richiesto dalla locale Procura della Repubblica a seguito delle segnalazioni effettuate dagli agenti della Divisione di Polizia Amministrativa e dell’U.P.G. e S.P., nell’ambito dei controlli disposti dal Questore Gugliotta nel settore dell’ intrattenimento giovanile notturno in territorio cittadino.
I costanti e capillari controlli effettuati in particolare presso le discoteche, luoghi destinati soprattutto nei fine settimana ad accogliere un considerevole numero di giovani anche minorenni, hanno consentito tra l’altro di individuare il locale di via croce rossa ove, in luogo delle attività tipiche di un circolo privato destinate a una cerchia ristretta di soci, si svolgevano con sistematica regolarità serate danzanti, di fatto aperte al pubblico, che attiravano diverse centinaia di giovani.
Alla luce degli indizi emersi nei confronti del presidente del circolo privato – M.P. – di aver organizzato e gestito abusivamente un locale di pubblico spettacolo, privo delle necessarie autorizzazioni e pertanto anche in spregio dei severi requisiti tecnici e strutturali richiesti dalla normativa al fine di garantire la sicurezza e l’incolumità pubblica, l’Autorità Giudiziaria, su richiesta della Squadra di Polizia Amministrativa, ha disposto il sequestro del locale ed emesso avviso di garanzia nei confronti del gestore.
La risposta del Centro Multiculturale Officina:
Il Centro Multiculturale Officina in merito al comunicato stampa diramato dalla Questura “Movida in Sicurezza” precisa quanto segue.
Il Presidente, nello specifico, precisa di NON aver organizzato e gestito abusivamente un locale di Pubblico Spettacolo in quanto pienamente convinto di aver costituito e gestito LEGALMENTE un’associazione culturale che faticosamente sta cercando di ampliare la proposta culturale offerta dalla nostra città.
Prova ne sono le innumerevoli iniziative e collaborazioni poste in essere nel corso della nostra, seppur breve, vita associativa.
Al fine di portare ancora avanti iniziative del genere l’Associazione è assolutamente certa di poter dimostrare nelle sedi opportune di possedere tutti i requisiti tecnici e strutturali previsti dalla normativa al fine di garantire la sicurezza e l’incolumità pubblica.
L’Associazione precisa, anzi, di aver sovradimensionato tutti i sistemi di sicurezza e quelli igienico-sanitari previsti dalla legge.
Precisa di avere osservato i requisiti previsti dalla legge in merito alle modalità di adesione dei soci.
Coerentemente con i valori associativi, noi del Centro Multiculturale Officina, abbiamo fatto del rispetto delle Istituzioni e delle regole il fondamento principale del nostro impegno civico e non ci sottrarremo, in alcun modo, alle decisioni che nei nostri confronti prenderà la Magistratura, nella quale riponiamo la nostra piena fiducia e del cui operato abbiamo profondo rispetto.
Ma non possiamo accettare in silenzio un provvedimento, a nostro parere, spropositato che rischia di compromettere irrimediabilmente una realtà nella quale crediamo, che stiamo faticosamente costruendo, senza alcun contributo pubblico, e per la quale continueremo a lottare.
In una città dove le iniziative culturali hanno vita breve ( e forse per questo non vengono riconosciute quando le si incontra???) riteniamo necessario combattere per regalare uno spazio libero, una casa della musica e dei musicisti, un palcoscenico per il teatro e i suoi attori, una parete per gli scatti di vita di ogni fotografo, uno spazio di aggregazione, di formazione professionale e sociale, di confronto democratico.
Per dovere di verità e cronaca si ricorda, inoltre, che nessuna sentenza in merito è stata ancora emessa e che, dunque, non di fatti certi ma di semplici presunzioni si sta parlando.