di Marcello Russo
Per la prima volta dopo decenni o forse secoli si sente parlare della Sicilia quale possibile luogo atto ad ospitare un evento intercontinentale e ciò grazie all’audacia del Presidente della Regione Siciliana che ha proposto la candidatura dell’antica capitale del Regno di Sicilia per le Olimpiadi del 2020.
Come avviene spesso in questo Paese, quando la Sicilia tenta di alzare la testa, partono immediatamente le parole di denigrazione ed indignazione.
Tra questi, oltre ai tanti siciliani a cui piace autoflagellarsi con il solito pessimismo e fatalismo, o peggio ancora piace svendersi come qualche esponente politico, si trova il giornalista Gian Antonio Stella che in un articolo intitolato “L’ultimo gioco pericoloso: una Olimpiade tra rifiuti e frane†, apparso sul Corriere della Sera, ha buttato giù tanto di quel fango sulla Sicilia che i funerali di Stato e gli sms per donare 1 euro, in questa occasione, sarebbero partiti immediatamente, senza nemmeno doverli elemosinare.
Non voglio entrare nel merito delle accuse che il noto giornalista fa’, ma il problema è che esse sono unilaterali, ovvero, rivolte solo alla Sicilia, come se il resto del Paese fosse casto e puro.
Beh, non lo è, e a dimostrarlo, senza andare indietro nel tempo rievocando i famosi scandali che riguardarono la costruzione degli stadi, quali ad esempio il Delle Alpi di Torino, l’Olimpico di Roma o lo “stadio delle tangenti” di Padova poi ribattezzato Euganeo, che caratterizzarono i mondiali di calcio del 1990, vi sono i fatti avvenuti per i recenti campionati del mondo di nuoto di Roma dove ventisei strutture realizzate per l’occasione, nei circoli privati, sono stati posti sotto sequestro per abuso edilizio. Una trentina di indagati tra cui il commissario straordinario “Roma 2009†e l’ex presidente del Comitato organizzatore dei Mondiali di nuoto “Roma 2009”.
Se questo è il principio, giàbasterebbe ciò a smontare la prima accusa secondo cui Palermo e la Sicilia tutta dovrebbero essere scartate a discapito di altre cittàpiù “civiliâ€Â.
Inoltre, il nostro segugio vàaccusando la Sicilia, raggiungendo a tratti la derisione, di non essere dotata delle più elementari infrastrutture per potersi definire un paese moderno.
Tra le infrastrutture menzionate vi sono “acquedotti che perdono acquaâ€Â, “ferrovie ottocentescheâ€Â, e “autostrade mai finiteâ€Â. A me queste sembrano tutte opere pubbliche spettanti allo Stato; alcune di esse, a dir la verità, spetterebbero, essendo autonoma, alla Regione Siciliana, ma dato che l’autonomia, volutamente, non è mai stata attuata proprio da quei poteri centrali e centralistici, la responsabilitàricadrebbe comunque sullo Stato Italiano.
A quanto pare l’eroe che smascherò le futili bricconerie della “casta†politica, ha gli occhi bendati, come tanti altri suoi colleghi più gettonati, sulle vere motivazioni del degrado di questa terra e sul mancato rispetto della Costituzione da parte dello Stato italiano. Già, mancato rispetto della Costituzione, perché lo Statuto autonomistico siciliano ne è parte integrante e lo Stato Italiano lo viola continuamente.
Ma di questo avremo modo di parlarne in altre occasioni; ritorniamo alle nostre olimpiadi. Si sa, esse sono una macchina organizzativa molto complessa, bisognevole di strutture sportive, e non solo, all’avanguardia; la Sicilia, come dice Stella, ne è sprovvista, ma non dovrebbe valere anche in questo caso il principio tanto sbandierato per il Ponte sullo Stretto, secondo cui la costruzione dell’opera dovrebbe incentivare un circolo virtuoso che porterebbe alla realizzazione delle altre opere essenziali e di contorno? E poi gli occhi del mondo non li avremmo puntati anche per la realizzazione di un evento importantissimo quale l’olimpiade?
Forse la differenza sta nel reale ritorno che queste due operazioni avrebbero per la Sicilia. Una le farebbe fare il salto di qualitàe per questo osteggiata e derisa; l’altra arricchirebbe probabilmente tasche in cui noi non potremmo metterci mano e per questo tanto decantata e pubblicizzata.
Eppure quel principio è valso in tutte le cittàin cui è stato organizzato questa manifestazione, come ad esempio Barcellona, il cui affaccio a mare era più degradato di Messina ed ora, invece, è il punto di forza della cittàcatalana; oppure Sidney nel cui territorio sussisteva una vasta area adibita a discarica e con le olimpiadi trasformata in un immenso parco verde.
La Sicilia per storia, cultura ed importanza strategica nei passati come negli attuali equilibri mondiali, ha tutte le carte in regola per organizzare un siffatto evento, anzi sarebbe proprio un delitto che il luogo di incontro delle civiltàumane non ospitasse almeno per una volta la fiamma olimpica, simbolo della pace.
Permettetemi di dire in tutta tranquillitàche chi ha deriso la candidatura della Sicilia è un ignorante, oltre che un razzista.
Sono sicuro che il Governo italiano, metteràin campo tutte le pressioni possibili sul CONI, sempre se ve ne fosse bisogno, per non concedere alla Sicilia tale riconoscimento. Quello stesso Governo che in Luglio ebbe il coraggio di candidare Milano, invece che Palermo, come sede del Forum permanente per lo sviluppo del Mediterraneo. Fortunantamente, però, la geografia non è una opinione.
Foto da /www.voceditalia.it; corrieredellosport.it