Omaggio a Concetto Gallo, Comandante dell’Evis con lo pseudonimo “Secondo Turri”, nel 65° anniversario della battaglia di Monte San Mauro – Caltagirone 29 dicembre 1945
Dopo l’eccidio di Randazzo ed in particolare la morte di Antonio Canepa (17 giugno 1945), drammatico episodio che aveva decapitato l’EVIS e in parte ne aveva fatto sbandare gli appartenenti, fu proprio Concetto Gallo a ricompattare gli evisti, in numero di 56, assumendone il comando con lo pseudonimo di “Secondo Turri” e spostando il campo di addestramento da Cesarò a Monte San Mauro, nei pressi di Caltagirone, in una proprietà della madre.
Gallo, nel 1945, aveva 32 anni, un fisico atletico, possedeva fama di uomo coraggioso e leale. Godeva della fiducia sia dei vecchi e sia dei giovani separatisti. Soltanto Varvaro lo detestava, perché avrebbe preferito il ritorno alla legalità del MIS.
Nel numero di luglio 1945 di Sicilia Indipendente, che continuava ad uscire nella clandestinità, venne pubblicato il proclama del nuovo Comandante dell’EVIS Secondo Turri.
Dopo aver ricordato la figura del Canepa, Secondo Turri affermava: «Da oggi eletto dalla truppa, assumo il comando dell’EVIS. Se anch’io dovessi perire è pronto il successore. Fratelli, tenetevi pronti per il gran giorno. Indipendenza o Morte».
Partendo dalla considerazione che nel 1860 Garibaldi si era avvalso della collaborazione di bande di delinquenti comuni e di picciotti di mafia per conquistare la Sicilia, Concetto Gallo iniziò una “politica” di coinvolgimento nella lotta indipendentista dei tanti latitanti e banditi che, in quel drammatico dopoguerra, infestavano le campagne siciliane. Si trattava, anche, di una necessità per trovare un “modus vivendi” che non mettesse i campi dell’EVIS fra due fuochi, quello delle forze dell’ordine e l’altro dei banditi comuni. I quali ultimi si sentivano, a loro volta, danneggiati e più esposti a pericoli, per la presenza nei loro territori di persone braccate dalla Polizia e dall’Esercito.
In seno all’EVIS, Gallo costituì, anche, un’organizzazione speciale denominata GRIS, Gioventù Rivoluzionaria per l’Indipendenza Siciliana. Alla GRIS si potevano affidare i compiti più spericolati, poiché godeva di una certa autonomia operativa. In tale organizzazione diventava più facile, il reclutamento di fuorilegge, così come il reperimento di fondi o il procacciamento di armi. L’EVIS, con la “gestione” Gallo, ebbe molto successo nella guerriglia indipendentista, che dilagò da un capo all’altro della Sicilia, grazie anche alla presenza di Giuliano nella parte occidentale dell’isola, a cui non mancavano giovani incensurati, soprattutto studenti che collaboravano alle azioni di guerriglia per poi, subito dopo, fare ritorno alle proprie case.
La guerriglia separatista fu intensificata all’inverosimile successivamente all’arresto e all’internamento nell’isola di Ponza dei leader del MIS, Andrea Finocchiaro Aprile, Antonino Varvaro, nonché l’Avv. Restuccia (Ristuccia), accusato erroneamente di essere il Comandante dell’EVIS.
Il 29 dicembre 1945 avvenne l’ultima battaglia dell’EVIS della Sicilia Orientale. I 56 guerriglieri indipendentisti furono completamenti accerchiati da oltre 3000 militari italiani delle divisioni “Sabauda” e “Aosta”. Concetto Gallo, vista impossibile ogni resistenza, licenziò i suoi “evisti”, per evitare loro una morte sicura; ma due di essi, lo studente liceale Amedeo Bonì di Santa Teresa di Riva e il contadino Giuseppe La Mela di Adrano, vollero rimanere con lui, votandosi anche alla morte pur di non lasciare solo il loro amato comandante.
Nella sparatoria che si verificò, ci fu una vittima, l’Appuntato dei Carabinieri Giovanni Cappello di Santa Croce Camerina. Ma non fu il mitra di Concetto Gallo ad ucciderlo, perché i suoi proiettili erano di calibro 8,8, mentre il colpo fatale risultò all’autopsia di calibro 6,5, che era quello dei moschetti dei Carabinieri.
Vista perduta la partita, Concetto Gallo tentò il suicidio, ma la bomba a mano, che dopo averne tolta la spoletta egli aveva scagliato ai suoi piedi, non esplose.
Fu perciò fatto prigioniero con i due giovani “evisti”. Sarebbe stato scarcerato, come è noto, soltanto dopo la sua elezione a Deputato alla Costituente il 2 giugno 1946. Per un ventennio circa, Concetto Gallo subì processi penali e civili scaturiti, direttamente ed indirettamente, dalla sua attività di Comandante dell’EVIS, con un susseguirsi di assoluzioni e di condanne.
Vale la pena di ricordare che nel dibattimento del 26 ottobre 1950, in Corte d’Assise di Catania, il Dr. Salvatore Quattrocchi P.M., si lasciò andare ad alcune attestazioni di ammirazione per la figura di Concetto Gallo, considerandolo un combattente per il riscatto della Sicilia, bistrattata, impoverita e degradata, che misero in serio imbarazzo il Presidente della Corte.
In quella occasione, l’imputato Gallo era contumace, ed il MIS era in piena crisi. Quindi, la presa di posizione del Pubblico Ministero dimostra come la cultura indipendentista fosse ancora presente nella realtà siciliana, a prescindere dalle fortune elettorali o politiche del Partito Separatista e dei suoi esponenti più in vista.
Come scrisse Salvatore Nicolosi, il «successore di Canepa non poteva essere un ragazzetto, e non poteva al contrario essere un uomo molto anziano; doveva possedere coraggio e prestigio, per poter impartire ordini a una truppa irregolare, doveva possedere esperienza militare e conoscere la struttura dell’EVIS». Fra gli uomini di azione, separatisti, uno solo possedeva tutte queste qualità, ed era Concetto Gallo, cinque anni più giovane di Canepa. Aveva, già, compiuto il servizio militare e frequentato i Campi di Randazzo e di Cesarò ed aveva contribuito alla formazione della Lega Giovanile Separatista. Aveva praticato molti sport ed era un buon pugile. Sapeva socializzare, sapeva accattivarsi le simpatie del prossimo, ed era impulsivo o riflessivo a seconda delle circostanze. I guerriglieri lo scelsero con entusiasmo, come loro capo, non appena appresero della tragica morte di Antonio Canepa.
Egli non ebbe esitazioni nell’accettare il pericoloso incarico. Non trascurò, tuttavia, di consultare gli anziani separatisti e di raccordarsi con loro. Andò a trovare Andrea Finocchiaro Aprile e parlò a lungo con il leader sulla questione siciliana e lo stesso fece in più occasioni con Lucio Tasca e con il figlio Peppino.
Fu rispettoso con Don Guglielmo di Carcaci e fu fraterno amico di Attilio Castrogiovanni, con il quale condivise anche il carcere. Non fu certamente un politico raffinato. Sarebbe rimasto per sempre il leggendario Comandante dell’EVIS, idealista leale e, talvolta, ingenuo. Così si possono spiegare alcune decisioni affrettate ed alcuni suoi errori, certamente involontari. Un errore gravissimo fu quello di aver accolto, indiscriminatamente nell’EVIS bande e banditi senza escludere contatti con persone infide e/o mafiose.
Oltre che alla Costituente, fu eletto nel 1947, Deputato nella prima Legislatura dell’Assemblea Regionale Siciliana con 9.932 preferenze. Morì a Catania l’ l’1 aprile 1980.
Lo storico palermitano Massimo Gangi, commemorandone la morte sul Giornale di Sicilia lo definì: «Uomo generoso, che nel perseguire un ideale degno di considerazione seppe anche pagare di persona, con dignità e fierezza».
A Monte San Mauro, Concetto Gallo fece erigere una stele (con base e forma triangolare che richiama la Sicilia), per ricordare la gloriosa battaglia e onorare tutti gli evisti morti per la “causa siciliana”.
Salvatore Musumeci
nota a cura del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia