Le beffe al mondo studentesco continuano, con un ciclo che non sembra arrestarsi.Il comunicato del Coordinatore Regione Sicilia della Federazione degli Studenti Antonio S. Restifo e del Segretario dei Giovani Democratici della Federazione di Messina Massimo Parisi.
Dopo il taglio indiscriminato alle voci di bilancio, soprattutto per la messa in sicurezza delle scuole, il Governo ha deciso di stanziare 2,5 milioni di euro, di cui 59 mila per la Provincia di Messina, per la cosiddetta “Operazione Scuole Sicure”.
Nonostante l’esiguità della somma, avevamo sperato che il finanziamento fosse diretto a far fronte alla messa a norma degli edifici scolastici, o almeno di quelli più a rischio.
Chi vive quotidianamente la scuola, del resto, quando parla di “Scuola Sicura” pensa a un posto dove non ci siano tetti in amianto o dove i soffitti non rischino di cadere da un momento all’altro. Magari i genitori e gli insegnanti speravano che si intervenisse sul riscaldamento delle aule per evitare che gli studenti soffrano il freddo dell’inverno. Nulla di tutto questo!
Evidentemente, chi ha scelto lo slogan del provvedimento non conosce i problemi della Scuola o possiede un’idea distorta. Infatti, gli stanziamenti sono finalizzati alla formazione dei Corpi di Polizia locale, delle unità cinofile e per l’installazione di sistemi di video-sorveglianza.
Riteniamo che trasformare le scuole in carceri non serva a renderle più sicure o immuni dallo spaccio o dai furti, fenomeni che vanno certamente contrastati, ma senza instaurare un Sistema di controllo a tappeto, con videocamere e perquisizioni.
I sistemi repressivi, largamente usati nei regimi totalitari, non possono rappresentare la soluzione.
Servono gli strumenti del dialogo, del confronto, dell’ascolto per la risoluzione dei problemi legati alla droga. Responsabilizzare i ragazzi senza offendere la loro dignità, garantendo i diritti della popolazione studentesca.
Bisogna agire alla base del problema, comprendere le particolari condizioni sociali di ogni alunno, conoscere il tessuto socio-economico delle scuole.
Nei contesti più “difficili”, lo Stato deve essere presente con più insegnanti e assistenti sociali, non con polizia e telecamere.
Alla repressione Noi preferiamo l’istruzione e le politiche sociali.
Ma ci rendiamo conto che giovani minorenni nelle proprie aule subiranno un’atmosfera poliziesca, di repressione? In che paese crederanno di essere nati?