A proposito di ‘indignados’ sicuramente, la Puerta del Sol non è paragonabile alla biblioteca dell’Ospedale Piemonte di Messina dove i dipendenti comunque ci provano, proclamando lo stato di agitazione a seguito di gravi sviluppi che riguardano l’assistenza sanitaria.
Ad annunciarlo lo scorso sabato mattina, è stata la Fials provinciale Medici, appoggiata dalla Fials regionale.
Al paventato rischio di chiusura del nosocomio peloritano per l’ormai nota questione di razionalizzare le spese sanitarie, si aggiunge la preoccupante azione di svuotamento dei servizi primari per il pronto soccorso e del personale da parte della dirigenza. Sempre due giorni fa, al presidio di viale Europa, è spirato un uomo di 62 anni, ricoverato d’urgenza per infarto.
Se ci fosse stata l’Unità di Emodinamica, si sarebbe potuto salvare? A porsi la tragica domanda è sempre la Fials provinciale che ricorda ai vertici dell’azienda e all’assessore regionale alla sanità Massimo Russo come sia stato assurdo e scandaloso trasferire i reparti d’emergenza-urgenza al Papardo, senza garantire il mantenimento di una struttura complessa al centro urbano. Ed ancora ieri, un uomo di 54 anni è deceduto. Per arrivare alla giornata di oggi quando un paziente, giunto al Piemonte, viene trasportato al Papardo per un’angioplastica (salvavita in caso di infarto), per poi essere ritrasferito al Piemonte, dove si trova in Rianimazione.
Eventi la cui serietà probabilmente non viene intesa nelle stanze asfittiche del potere e dei bilanci finanziari. Basta inoltre guardare a qualche giorno fa per accorgersi che la lista dei decessi “ambigui” continua e potrebbe avere come causa la mancanza dei servizi. Questi fanno la differenza tra la vita e la morte in un ospedale dignitoso.
“Qui non si tratta di manifestare contro le banche e le speculazioni finanziarie – chiarisce la sigla autonoma – come fa il movimento statunitense e come farà quello italiano domani a Roma, davanti alla sede della Banca d’Italia.
Qui si tratta di difendere il diritto alla salute che rischia di essere penalizzato giorno dopo giorno. Se la popolazione messinese si comportasse anche solo lontanamente come quella di New York, in questi ultimi giorni, otterrebbe molti più risultati nel miglioramento dei servizi della propria città sia in termini di qualità che di quantità”.
“Gli indignados erano pochi e solo giovani a Wall Street – proseguono gli esponenti della federazione – Si sono aggregati fino a moltiplicarsi difendendo diritti comuni, organizzandosi sulla rete web e raccogliendo partecipanti di ogni età. Questo può succedere ovunque si parli di diritti calpestati. Tra questi, non può mancare il diritto al lavoro che sta attraversando momenti di precarietà anche all’Ospedale Piemonte”.
Entro il 12 ottobre, ad esempio, il personale paramedico è stato spinto a partecipare a un bando di mobilità interna quindi da una parte potrebbe essere assorbito dall’ospedale Papardo, dall’altra è soggetto ad un destino incerto.
Negli ultimi tempi, al presidio della zona nord, sono stati chiamati dal plesso centrale radiologi ed infermieri. I prossimi interessati saranno i tecnici di laboratorio.
Per cui non solo, all’Ospedale Piemonte non si può più donare il sangue perché, ormai da due anni, il Centro Raccolta si trova al Papardo ma c’è persino il rischio che gli utenti non possano più sottoporsi ad analisi di routine.
“E’ chiaro come il sole – ribadisce la FIALS Medici – che non si riesce più a gestire la politica di lento trasferimento dal Piemonte al Papardo di tutto ciò che occorre per far andare avanti un ospedale sotto l’aspetto funzionale.
Pertanto diffidiamo il direttore generale Caruso dall’espletare il bando di mobilità del personale specializzato per evitare la paralisi di altri dipartimenti. Chiediamo inoltre che vengano utilizzati i ricavati delle aste pubbliche in cui sono stati venduti gli immobili del nosocomio di viale Europa per mettere in sicurezza i padiglioni 4, 5 e 6, come d’accordo dall’ultimo incontro del 3 agosto tra il direttore generale dell’assessorato Guizzardi e il Comitato “Salvare l’Ospedale Piemonte”.
Senza contare gli altri finanziamenti previsti dalla Commissione Regionale di controllo per cui i lavori di ristrutturazione sono iniziati e mai terminati”.
Gli “indignados” dell’Ospedale Piemonte non vogliono conquistare l’America. Vogliono qualcosa di più facilmente raggiungibile senza svilire il noto Piano Sanitario di Rientro: accorpare il nosocomio all’ASP 5 e mantenere tutte le specialistiche adeguate ad un presidio sanitario, senza per questo reclamare spese aggiuntive.
Anzi i medici in esubero dell’Asp 5 coprirebbero i posti vacanti (dovuti alla chiusura dei reparti) dell’Ospedale Piemonte.
L’ufficio stampa
Segreteria provinciale FIALS Medici
Marcella Ruggeri
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