TRA OSPEDALI E SICILIA – Gli uomini di Sciascia sono sempre di moda!
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TRA OSPEDALI E SICILIA – Gli uomini di Sciascia sono sempre di moda!


Quaquaraqua 2o17
di Nino Lo Iacono

lo iacono maggio (3)

Divampano in lungo ed in largo per tutta la Sicilia, la polemica e le proteste innescate dal varo del nuovo piano delle rete ospedaliera isolana.
Un piano che su tantissime zone della nostra terra sta lasciando solo macerie elettorali e vuoti di assistenza reali.
Ampi territori sono stati privati dei servizi più elementari, di quella assistenza cui fa ricorso la parte più debole della popolazione, quali gli anziani, costretti a ricorrere sempre più frequentemente ai servizi di ortopedia, oculistica, otorinolaringoiatria, cardiologia, diabetologia.
Il diritto alla salute è sancito dalla Costituzione della Repubblica Italiana che così recita all’art 32:
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.”
Ciò significa che oltre alle cure vere e proprie, il cittadino, specie il più indigente, deve essere messo nelle condizioni di poter accedere ai reparti specialistici non solo gratuitamente, ma senza altri oneri derivanti dai costi di mezzi di trasporto da sostenere per raggiungere presidi ospedalieri attrezzati.
Ciò presuppone che , quantomeno in ogni presidio ospedaliero, ci sia la disponibilità di accedere alle visite specialistiche anche ambulatorialmente.
Privare il cittadino della possibilità di poter usufruire gratuitamente di tali servizi, potrebbe costituire grave violazione del su riportato articolo 32.
L’art. 17 dello Statuto della Regione Siciliana così recita

“ 1. Entro i limiti dei principi ed interessi generali cui si informa la legislazione dello Stato, l’Assemblea regionale può, al fine di soddisfare alle condizioni particolari ed agli interessi propri della Regione, emanare leggi, anche relative all’organizzazione dei servizi, sopra le seguenti materie concernenti la Regione:

a) comunicazioni e trasporti regionali di qualsiasi genere;

b) igiene e sanità pubblica;

c) assistenza sanitaria;…omissis
Nonostante questa autonomia sancita dallo Statuto della nostra Regione, non si capisce bene perché su questi servizi debba decidere il Governo Nazionale. Ove ce ne fosse stato bisogno, crediamo sia l’ennesima prova di incapacità amministrativa che in questo ultimo decennio è stata più volte dimostrata dai politici di casa nostra.
Infatti, di fronte alla palese violazione di questi principi di base , nessun politico o nessun funzionario ha eccepito nulla; ciò prova il pressappochismo con il quale si è affrontato il problema e di quanto poca sia la conoscenza dei diritti dei cittadini e delle prerogative che la Costituzione ha assegnato al popolo siciliano.
E’ lo scollamento che esiste fra uomini delle Istituzioni con le stesse Istituzioni e le regole che le sorreggono, ma soprattutto è l’asservimento assoluto ad una politica schiava dei partiti o meglio delle poltrone che questi offrono.
L’isterismo che ha caratterizzato la politica regionale di questi ultimi dieci anni, lo scandaloso turnover di assessori regionali, la vergognosa e continua trasmigrazione da un partito ad un altro di rappresentanti del popolo eletti dai cittadini, non ha fatto altro che confermare l’inadeguatezza di una classe politica che, a vari livelli, ha compromesso l’immagine di un’arte nobile nata per servire la Democrazia.
La vicenda dell’approvazione della rete ospedaliera è la ulteriore conferma che ci troviamo di fronte alla peggiore specie di politicanti, a quaquaracquà patentati, pronti a diffondere balle, smentite poco dopo dagli atti ufficiali.
Nelle Commissioni parlamentari sono presenti i rappresentanti di tutte le formazioni politiche eletti nell’Assemblea, in numero proporzionale ai deputati che ogni partito detiene.

Quindi nessuno di essi può sottrarsi alla responsabilità che deriva dall’approvazione di un qualsiasi provvedimento e, in virtù delle regole democratiche, ognuno di essi è obbligato a condividere le decisioni della maggioranza. Una diversa posizione, non deve essere utilizzata per screditare ciò che l’organo ha approvato o per difendere posizioni politiche territoriali o partitiche.
Tanti politici di oggi, invece, negano sempre tutte le cose negative che hanno contribuito a creare direttamente o per sciatteria o per negligenza e si attribuiscono tutto quanto si sia creato di positivo, pure non avendone la paternità, e loro malgrado.
Gli uomini delle Istituzioni devono difendere l’organo che rappresentano anche quando la maggioranza abbia assunto decisioni a loro poco gradite.
L’agire diversamente denigrando i deliberati , bollandoli come inopportuni o non adeguati alle esigenze di un territorio o sconfessandoli, denota solo quel senso di viltà, di ipocrisia e di dilagante stupida demagogia che sempre più sta infettando questi pseudo politici nati nel giro di pochi giorni.
Nella questione della rete ospedaliera i politici di casa nostra si sono inventati di tutto, parlando del prima e del dopo, ma saltando il “ durante” perché assenti!
L’aria del capo corrente nella quale taluni si sono avvolti per darsi peso, non è servita a nulla; si è rivelata solo aria fritta.
Infatti è di gran moda oggi acquisire visibilità inventandosi una corrente all’interno di una formazione politica. Questo modo di gestire i partiti, una volta era quasi una necessità ; scaturiva dalla opportunità di interpretare posizioni ideologiche diversificate senza comunque modificare gli scopi finali e l’azione dello stesso partito. Ogni corrente era parte attiva del partito, le cui componenti dialogavano anche vivacemente nelle opportune sedi, senza mai compromettere l’unità del sodalizio.
Oggi invece la formazione di correnti e sub correnti, nasce dalla voglia di fare emergere i personalismi o gli interessi di un gruppo. Sono figlie di quella degenerazione politica nata dal dissolvimento delle ideologie e dalla loro contrapposizione di base.
Con il tempo tale voglia è diventata un virus che sta infettando indiscriminatamente capaci e rapaci. I capaci sono coloro che, di fronte alla inconsistenza di una azione politica del partito che rappresentano, sentono il bisogno di diversificare la propria posizione dando contributi validi dei quali si assumono sempre la responsabilità.

I rapaci sono invece coloro che di fronte allo stesso problema, cercano di approfittare di tale debolezza per emergere e, furbi fra deboli, creano una loro bandiera federale, aggregando pigri o altri insoddisfatti ,ma incapaci di reagire, capaci solo di smuovere brezze.
Questa corrente d’aria crea solo palloni gonfiati che si afflosciano al primo impatto con l’elettorato intelligente.
Nella mente dei Siciliani accorti è in atto una guerra.
Non riescono più a riconquistare quella serenità che guidava le ragioni della logica politica, di quei processi che alla fine consentivano comunque di capire la coerenza delle azioni e le fedeltà alle ideologie.
Oggi è un tutto un groviglio di contrapposizioni, le cui incomprensibili azioni sono frutto di una corsa al potere, avulso dagli interessi della collettività. Una corsa caratterizzata da continui cambi di colore. Spesso si parte con una bandiera bianca o azzurra e si arriva con la camicia nera o rossa e viceversa, passando per felpe rosa, celesti o arcobaleno.
Per accogliere l’insorgere di nuovi gruppi e simboli, non bastano più i punti nascita dei nostri ospedali ridotti ormai all’osso, ma in compenso i siciliani potranno cercare di guarire gli isterismi in una transumante e confusa classe politica, ricoverandola nei potenziati reparti di igiene mentale e lì dentro lasciandola , almeno per una generazione.

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“Uomini, mezzi uomini, ominicchi, (con rispetto parlando) piglianculo, e quaquaraquà.”
In questa politica siciliana, il Grande Sciascia è sempre di moda!

2 Aprile 2017

Autore:

redazione


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