PACE SOCIALE – Così la pensa Giuliana Scaffidi
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PACE SOCIALE – Così la pensa Giuliana Scaffidi

… si vive come se si dovesse vivere sempre, senza mai ricordarci della nostra precarietà…

Pace sociale

“… si vive come se si dovesse vivere sempre, senza mai ricordarci della nostra precarietà e senza osservare quanto tempo è ormai trascorso, quasi lo si attingesse da una provvista più che piena e abbondante; e non si pensa che forse il giorno che viene donato a qualcuno o a qualche cosa è l’ultimo per noi. Di tutto temete come mortali; tutto desiderate come immortali.”

Questo appena scritto, il cui propulsore fu Seneca (in quanto lo scrisse), mette in evidenza e conferma ancora di più che l’ uomo deve avvalersi dei comuni sistemi che lo portano a vivere con il gusto della pace.

Non é la morte in se che mette in agitazione il mio sussulto d’ amore, ma la morte che porta con se i nefasti sciami d’ odio, che nascono da una componente politica, in quanto a questa é facile sottomettersi.

Ma non solo la politica, le arringhe sociali per depistare sentimenti e verità, per denigrare l’ uomo nella propria interezza. La vita non è perfetta e noi lo siamo ancor meno.

Se il buon senso é governato dall’intelligenza, tanti sono i leit motiv che dovrebbero indurci a seguire la strada del dialogo. Solo il dialogo salva gli uomini.

A nessuno é dato il dono della perfezione ed ancor meno quello dell’ assolutismo. I perché, i forse, i contrasti, non dilaniano rapporti, ne insultano l’ altro. Anche il non andare d’ accordo con tutti dilania i rapporti. La vita é fatta di posizioni e di contrapposizioni.

In essa trovi riguardo e scelleratezze, condizionamenti ed egocentrismo, individualismo e solitudine, sofferenza e valore umano, ed è proprio a quest’ ultimo che dobbiamo guardare con rigore ed altresì con ” la benevolenza del dialogo”, atto indotto da una grande capacità.

Che cosa voglio dire?

Che sarebbe auspicabile e non demagogico, tentare di guardare oltre una semplice azione, oltre l’ innaturale senso dell’ Io che degenera, oltre la non consapevolezza che tutto si può aggiustare e che le chiusure non servono a crescere.

Non cresce l’ uomo e non crescono le comunità. Le beghe fine a se stesse e l’ illusione vana della ragione, pone discusse posizioni che nulla hanno a che vedere se non con l’ allontanamento dall’altro. Lo scontro è il padre putativo dell’ incontro, che non mette a dura prova nessuno, ma allevia dolori, amarezze e …e quando si muore…, perché si muore… resta più di niente.

 

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Giuliana

2 Giugno 2019

Autore:

redazione


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